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Eurovolley, Andrea Lucchetta: "Buona Italia, ma c'è ancora da lavorare"

Il centrale della leggendaria Nazionale dei "fenomeni" di Julio Velasco analizza a freddo il bronzo degli Azzurri a Sofia

Malgrado l'obiettivo non fosse il terzo gradino del podio, l'Italvolley non ha deluso nemmeno questa volta: dal 2011 gli azzurri della pallavolo portano a casa una medaglia, che si tratti di Olimpiadi, World League, Coppa del mondo o Europei. "Considerato che il coach Chicco Blengini guida il gruppo da agosto, l'argento alla World League di settembre e il bronzo al torneo continentale appena concluso valgono tanto", commenta Andrea Lucchetta, ex Nazionale, oggi voce tecnica per Rai Sport. Che poi aggiunge: "Per mettersi al collo l'oro che manca dal 2005, gli Azzurri devono fare un salto di qualità".

Quali sono gli aspetti da migliorare, secondo te?
"Il principale è che questa squadra deve costruirsi un'identità. Com'è normale: è appena nata e serve sempre tempo prima che qualsiasi team si amalgami alla perfezione e si compatti. Non dimentichiamo che i ragazzi sono ripartiti dal tragico tredicesimo posto ai Mondiali dell'anno scorso: in pochi mesi Blengini ha creato un gruppo di tutto rispetto, che ha battuto nel giro di qualche settimana la Russia ben due volte 3-0. Le premesse, insomma, ci sono; in più, ora ha il leader carismatico di cui aveva bisogno".

A chi ti riferisci?
"A Osmany Juantorena. Italiano, non italo-cubano come sento sempre dire. A 30 anni, lo schiacciatore si è unito ai nuovi compagni con un infortunio appena superato, si è integrato subito, ha alzato la qualità di gioco e, in cinquanta giorni, ha trascinato il gruppo a ottenere quindici vittorie su diciotto gare disputate. Il merito di averlo convinto a vestire la maglia azzurra è stato dell'ex ct Mauro Berruto, non dimentichiamolo".

Delle tre sconfitte, la più cocente è stata l'ultima, in semifinale agli Europei, contro la Slovenia.
"Purtroppo l'Italia ha ribaltato il pronostico e ha mostrato qualche pecca".

Vale a dire?
"Nelle situazioni difficili non riesce a giocare come sa, non gestisce la pressione. Dopo la sconfitta con la Francia nella fase a gironi, i ragazzi hanno reagito alla grande e hanno demolito la Russia. Con la Slovenia di fronte, la sorpresa del torneo, hanno invece perso l'orientamento: Andrea Giani (ct della Slovenia, ndr) conosce gli Azzurri come le sue tasche ed è stato bravissimo a istruire i suoi per vincere la partita della vita. Gli sloveni hanno eseguito ogni ordine e non hanno sbagliato nulla; i nostri, al contrario, sono andati in affanno, tra servizi scarsi, muri scoordinati e contrattacchi andati a segno raramente".

La ragione qual è?
"A me è sembrato che non fossero abbastanza motivati. Non hanno sfruttato la maggiore esperienza e hanno sprecato l'occasione di lottare per salire sul gradino più alto del podio. Tra l'altro, non mi hanno convinto nemmeno nel set vinto: la loro preparazione tecnica e atletica non si discute, peccato che, quando non c'è organizzazione, i meccanismi saltino e la squadra vada in corto circuito. Non c'è talento che tenga".

A proposito di talento, oltre a Juantorena chi hai apprezzato di più?
"Simone Giannelli: un ragazzo di 19 anni che smista i palloni con quella scioltezza è un caso raro. Agli Europei ha stupito tutti e si è guadagnato il premio di migliore palleggiatore. Le sue prestazioni erano state eccezionali già World Legue: è stato un errore non inserirlo subito nel sestetto titolare, l'affiatamento con Ivan Zaytsev ne avrebbe beneficiato".

La Nazionale di volley è la prima squadra italiana a essersi qualificata per le Olimpiadi di Rio 2016: un pronostico?
"Con il rientro di Simone Parodi e Jiri Kovar sarà un gruppo davvero forte. Se i centrali saranno più costanti, il capitano Simone Buti compreso, diventerà un dream team che può puntare all'oro".


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Cristina Marinoni