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Doping Russia: il Cio farà nuovi test agli atleti di Londra 2012 e Sochi 2016

La seconda parte del rapporto stilato dal professor McLaren apre nuovi, inquietanti scenari che riguarderebbero anche calcio e paralimpiadi

Non è ancora nota al pubblico nei dettagli, ma la seconda parte del rapporto sul doping di Stato in Russia redatto dal professor Richard McLaren dietro specifico incarico dall'agenzia mondiale antidoping Wada e depositato oggi a Londra deve contenere diversi e inquietanti particolari in più rispetto a quelli emersi alla vigilia di Rio 2016. Al punto che il Comitato olimpico internazionale ha annunciato la decisione di ripetere i test anti-doping sugli atleti di Mosca che hanno partecipato ai Giochi di Londra 2012 e a quelli invernali di Sochi 2014. "Le nuove analisi dovranno stabilire se c'è presenza di sostanze dopanti o se i campioni stessi sono stati manipolati", fanno sapere dallo stesso Cio. Con una preoccupante postilla: "Dal rapporto emerge un attacco fondamentale all'integrità dei Giochi olimpici e dello sport in generale".

Secondo le prime indiscrezioni, la conclusione più clamorosa contenuta nel rapporto è quella per cui 1.115 atleti russi hanno beneficiato di un programma di doping di Stato, iniziato nel 2011 e proseguito poi per quattro anni con il coinvolgimento degli stessi servizi segreti come già evidenziato lo scorso luglio. In particolare, sempre secondo il rapporto McLaren, tra gli atleti aiutati da sostanze illegali ci sono quattro medagliati di Sochi 2014 e cinque di Londra 2012

Nel sottolineare che un tale ricorso al doping non ha precedenti nella storia dello sport, McLaren non ha poi risparmiato un attacco diretto alla Russia non solo dello sport: "C'è stato un insabbiamento a tutti i livelli istituzionali per favorire il conseguimento dei migliori risultati", è stato infatti il commento del professore, il cui rapporto parla anche di doping di Stato nel calcio e negli sport paralimpici. Accuse respinte al mittente dal governo di Mosca: "Nonostante le accuse presentate, vorrei sottolineare che non c'è mai stato un sistema organizzato in Russia per la falsificazione dei campioni di doping", ha affermato ai media Vitaly Smirnov, capo della Commissione indipendente russa per l'Antidoping.

Da parte sua, il ministero dello Sport russo ha invece fatto sapere che chiederà "alle autorità coinvolte d'indagare a fondo" rispetto a quanto segnalato nella seconda parte del rapporto McLaren, aggiungendo che "la Russia è aperta alla collaborazione con gli organi internazionali anti-doping".

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Redazione