Il disastro del tennis italiano in Australia
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Il disastro del tennis italiano in Australia

La spedizione agli Australian Open è un disastro. Fuori tutti al primo turno, tranne Seppi (da record) e la Vinci. Ora è crisi vera

Andreas Seppi è un passo dalla storia. Con il passaggio al terzo turno degli Australian Open potrebbe entrare nei primi 20 della classifica Atp, un traguardo che sa di impresa perché non è riuscito a molti altri tennisti italiani prima di lui. Seppi bene, bravo, bis. Dimostra di avere i numeri per arrivare lontano. Ha 28 anni e ancora buoni margini di miglioramento.

Peccato che dietro di lui, nel tennis tricolore declinato al maschile, ci sia il vuoto. Nel primo torneo stagionale del Grande Slam, i singolaristi italiani in gara sono crollati al primo turno. Uno dietro l'altro. E in alcuni casi, con prestazioni tutt'altro che esaltanti. Nel tabellone femminile non è andata molto meglio. Eliminate la Errani e la Schiavone, è rimasta in corsa soltanto la Vinci. Se non è un disastro, poco ci manca.

L'Italia della racchetta è a un passo dal baratro, non è un segreto. I tempi di Panatta, Bertolucci e Barazzuti, ma pure di Cané e Camporese, sembra lontano anni luce. I conti non tornano. E non è più possibile continuare a dare la colpa alla mala sorte. Possibile che non si possa porre rimedio a questa lenta ma inesorabile discesa verso gli inferi? Per Jacopo Lo Monaco, voce di riferimento di Eurosport per il tennis internazionale, occorre rivedere, meglio, cambiare le logiche che stanno alla base dello sport della racchetta nel nostro paese.

Pronti e via e dal tabellone del torneo si salvano soltanto due italiani. Per la serie, non c'è fine allo sconforto...

Mi aspettavo qualcosa di più dal tabellone femminile, perché i sorteggi non erano così complicati. La Giorgi e la Knapp hanno incontrato avversarie alla loro portata, ma hanno perso entrambe. La Knapp per lo meno ha lottato, mentre la Giorgi, che negli ultimi Slam si era esaltata, in Australia ha deluso. La Schiavone poteva forse fare qualcosa di più con la Kvitova. Sarebbe bastata probabilmente la Schiavone dell'anno scorso, che certo non era quella di qualche anno fa, ad avere la meglio su una giocatrice che è lontanissima dalla forma del 2011. Infatti, ha perso nel turno successivo.

Purtroppo, mi pare che la Schiavone abbia imboccato la parabola discendente e temo che non ci saranno più dei grandi picchi di rendimento. Anche perché quest'anno compie 33 anni. L'altra delusione arriva dalla Errani, perché con la Suarez sul cemento non dovrebbe perdere e comunque non in 2 set. Aveva un buon tabellone. Insomma, poteva ripetere, giocando bene, il risultato dello scorso anno. Credo che il 2013 per lei non sarà affatto facile. Ha chiuso la stagione nella top 10 e questo l'ha costretta a fare una preparazione completamente diversa. In più, dovrà sempre giocare partite con giocatrici molto forti. E in questi casi, il rischio di perdere anche al primo turno, è dietro l'angolo. Potrebbe perdere fiducia nei propri mezzi.

Comincia a sentire il peso della responsabilità di confermarsi ad altissimi livelli?

E' un po' presto per dirlo, però i tre risultati che ha ottenuto nei primi tre tornei dell'anno dicono che la possibilità di fare un salto indietro c'è, eccome. Aspettiamo, certo, ma credo comunque che per lei sarà molto difficile rimanere tra le prime 15 quest'anno. Bene invece ha fatto la sua compagna di doppio, Roberta Vinci, che ha sfruttato al meglio un buon sorteggio. Ora l'attende un match difficile con la russa Vesnina, che è in grande forma e ha vinto il suo primo torneo la settimana scorsa. La Vinci però ce la può fare, ne sono convinto.

Niente (o quasi) di buono sul fronte maschile. I tennisti italiani sono caduti come mosche...

Non mi aspettavo tanto. Ma nemmeno così poco. Dei 7 singolaristi al via, speravo che almeno 3 passassero il primo turno, invece, niente. La partita che più mi ha dato fastidio è quella che ha visto come protagonista Fognini. Perché Bautista è al suo livello e non puoi perdere il primo set 6-0 in un quarto d'ora. Devi lottare fino all'ultimo come fanno tutti i giocatori impegnati in uno Slam. Lui va sotto 2 a 1 e in dieci minuti chiude set e partita. Lo posso accettare da un tennista di 18 anni, non da chi ha una certa esperienza come Fognini, che sa benissimo che in uno Slam i punti valgono il quadruplo.

Ma non è che a furia di avere aspettative così basse nei confronti del tennis italiano al maschile, ci abituiamo a registrare risultati al limite dell'imbarazzante?

Io cerco sempre di rimanere con i piedi per terra. Preferisco farmi sorprendere in positivo, che in negativo. Però la sensazione è che nel tennis al maschile, con così tanti giocatori di diversi Paesi nelle posizioni di vertice della classifica, l'Italia sia indietro. Da un punto di vista mentale, soprattutto. Ne vedo troppi di giocatori italiani che mollano. Bolelli a Doha, in diretta tv, capitola in 49 minuti. E' vero che Davydenko giocava come un dio, però vai sotto, fai qualcosa, inventati qualcosa, provaci. Come fanno in tanti. Bisogna provarle tutte prima di pensare che la gara sia chiusa.

L'Italia della racchetta al maschile vanta due tennisti nella Top 50 (Seppi e Volandri). Come la Repubblica Ceca, la Svizzera, la Russia, l'Australia e l'Argentina.  Serbia, Stati Uniti e Germania ne contano 3, mentre la Francia 6 e la Spagna addirittura 7.  Qual è la logica di questa analisi? Come è possibile intervenire sul sistema tennis tricolore per scalare posizioni a livello mondiale?

Probabilmente, negli ultimi vent'anni la Federazione ha fatto scelte sbagliate. Dovrebbe provare a lavorare in maniera simile alla Federtennis spagnola. Da noi, vedo sempre più spesso dei team che lavorano in maniera indipendente. Non c'è lo scambio di idee e di opinioni che invece credo dovrebbe esserci. E trovo anche che gli spagnoli, ma pure i francesi, siano molto compatti, facciano più squadra di noi. Quando un italiano va a vedere giocare un connazionale, si ha sempre la sensazione che sia lì per gufare. Magari mi sbaglio. Fanno il tifo, sì, ma a denti stretti.  

Tra i tanti segnali negativi, un traguardo che vale da solo la prima pagina: Seppi è a un passo dalla storia...

Vero, se vince entra nei primi 20 del ranking Atp. Tornando indietro negli anni, non sono molti i giocatori italiani che hanno raggiunto un simile traguardo (ndr, sono soltanto 6: Panatta, Barazzuti, Bertolucci, Gaudenzi, Camporese e Furlan) e poi oggi è molto più complicato rispetto a 10 anni fa. Il prossimo match è difficile, perché il croato Cilic è un buon tennista. Sarà di fatto un anticipo della sfida che si giocherà a inizio febbraio in Coppa Davis. Non credo che Seppi parta favorito. Se è riuscito a recuperare completamente, può giocarsi le sue chance. Altrimenti, è dura.

Seppi e gli altri. Questione di talento o c'è qualcos'altro? Perché gli altri tennisti italiani sembrano ancora molto distanti dal raggiungere  simili traguardi?

Innanzitutto, Seppi è altoatesino e quindi ha una mentalità completamente diversa da quella dell'italiano tipico. E poi, cosa ancora più importante, Seppi ha provato a migliorarsi negli anni. Ha sempre provato ad aggiungere qualcosa, sotto il profilo personale e sportivo. Lo scorso anno ha anche cambiato il preparatore atletico, con notevoli benefici. Bolelli è invece lo stesso da 6-7 anni. Fognini è lo stesso da 3-4 anni. Non vedo nessun miglioramento in loro.

Se parliamo di Cipolla e Lorenzi, credo che stiano già facendo più del loro massimo. Da loro non mi aspetto molto di più, anzi. Volandri, poi, ha fatto quello che doveva fare. Ma andare agli Australian Open senza aver partecipato prima ad almeno un altro torneo, significa per me andare a riscuotere i soldi del primo turno e basta. E a me non sta bene. Magari andava male lo stesso, ma l'approccio sarebbe stato diverso, molto diverso.

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Dario Pelizzari