Io, Chiara, fidanzata per finta (per il bene di un amico) - Day 4
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Io, Chiara, fidanzata per finta (per il bene di un amico) - Day 4

Qualche giorno in una bolla paradossale per fare un favore al migliore amico, gay, in vacanza dai genitori del compagno

La giornata promette: ci svegliamo per andare a visitare i parenti, portando loro doni e a ogni pausa veniamo rimpinzati con carni, salsicce, dolci a ogni ora.

La visita più bella è stata quella a zia Letizia. Dopo ore a cercare dove abitasse e i giusti convenevoli, ci sediamo a tavola e, sempre piu obesi, mangiamo. La zia, dopo un'oretta buona, chiede a Cristian come si chiamasse. Temendo di aver sbagliato casa, ce ne andiamo sorridendo.

Ormai con Vasilica siamo one soul one destiny, lo capisco da quando, per festeggiare l'ultimo giorno, mi chiede di farle la barba. Che gesto intimo, allora siamo proprio parenti!

Accetto volentieri, e mi metto a spinzettarle il mento alla reception della sua pensione, noncurante di tutti gli ospiti, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

Mi ringrazia dicendo che erano anni che non lo faceva, ed era diventata peggio della capra in giardino, non posso che annuire, apprezzando l'autoironia.

Per la sera, tutto è pronto per ospitare un matrimonio: Vasilica sfrutta Francesco e Cristi, mentre io, abilmente, salgo in camera a fare il bagno a un cagnolino trovato davanti all’hotel.

Verso il tardo pomeriggio, distrutti dalle ore di preparativi, decidiamo di concederci un frugale spuntino a base di carne affumicata quando vediamo il fratellino di Cristi, Bogdan, correre verso di me ammonendomi di coprirmi: “Alzati i pantaloni, tira giú la maglietta!”. Stupita, obbedisco.

Mentre mangiamo, noto una sorta di imbarazzo generale e mi appresto a girarmi, quando vedo il padre di Cristian arrivare barcollando: ”E' ubriaco! Andiamo, andiamo!” io sorrido e mi prendo un’altra Sarmale, ma noto che in un nanosecondo non cé piú nulla sulla tavola: tutti se ne sono andati e sono rimasta sola con l’uomo barcollante e i suoi versi gutturali.

Rapida come una gazzella mi alzo sorridendo e scappo, tutti mi intimano di nascondermi, trovo la situazione veramente emozionante, mi sento come in un videogioco, ho una voglia di uscire e gridare “tana libera tutti!” ma guardandoli mi accorgo non stanno scherzando.

Cerchiamo di liberarci andando a fare una gitarella al fiume, dove Bogdan decide saggiamente di liberarsi di tutti i pasti degli ultimi 4 giorni, quindi siamo costretti a tornare.

La situazione è decisamente piú pacata, Vasilica è felice all’idea che tutti abbiamo visto suo marito sbronzo e ci comunica che l’ha picchiato e messo a letto. Ormai non voglio piú sforzarmi di capire se sono battute o stanno parlando seriamente.

Cerchiamo di trovare una soluzione per il piccolo Bogdan quando Francesco e io, vedendo Vasilica gesticolare indicando una siringa e la parola “trasfusione”, incominciamo a ridere: un metodo un filo ortodosso per curare ogni male: Mal di denti? Trasfusione! Dolori allo stomaco? Trasfusione!

Vasilica mi bacia (in bocca), mi chiede se vado in chiesa e credo nei miracoli, mentendo spudoratamente le rispondo ad entrambe di si, allora si illumina, vuole assolutamente conoscere mia madre: portala qui! La tratto come una principessa! Ci siamo, il gioco è fatto, sorrido soddisfatta.

Tutto intanto è pronto per il matrimonio, dove gli sposi (orrendi) arrivano ed entrano nella sala, seguendo un antico rituale: prima si passa sotto una pagnotta col buco e poi vengono innaffiati dall’acqua santa.

Su ogni tavolo c'è: 1 litro d’acqua per 12 persone, 2 bottiglie di pepsi, una caraffa di Viscinata, 6 di vino bianco, e 12 di vodka: UNA bottiglia a testa di vodka.

Ci mettiamo in un angolino, ed è il festival degli orrori: tutte vestite di nero o rosso (o entrambi), le piú conservatrici indossano abiti color trota salmonata pieni di pizzi, merletti, fiocchi, pon pon, tulle, ma tutti, rigorosamente, di due taglie di meno, cosí, tanto per delineare le forme sinuose.

Beviamo anche noi e balliamo canzoni rumene tutta la notte, d’altronde dormiremo domani, abbiamo solo 7 ore di viaggio in macchina per raggiungere l’aeroporto

Partiamo dalla città di Frumosu alle 9.00 e dopo 12 ore siamo a Milano.

Ora fatemi solo un bendaggio gastrico, e lasciatemi qui.

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Chiara Duri