Il grande boom del turismo religioso
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Il grande boom del turismo religioso

Se la motivazione è forte gli italiani, e non solo, sono disposti a spendere. Ecco come cambiano l'idea di "week end" fuori porta e di vacanza in tempi di crisi

Questa è stata l’estate (in realtà molti segnali si erano già visti dalla primavera) del turismo religioso. E, in modo particolare, di quello che, dagli esperti del settore, viene denominato “mordi e fuggi”, fatto cioè solo di alcuni giorni fuori porta che al massimo possono raggiungere la durata di una settimana. Negli ultimi mesi si è assistito a un fortissimo incremento delle visite ai luoghi sacri, e non si parla solo delle mete storiche di pellegrinaggio come Lourdes, Fatima o Medjugorje ma anche del flusso impressionate di persone che tra aprile e luglio si è recato nelle Chiese delle più grandi città d'arte italiane, come Milano, Roma, Firenze, Venezia. In tempi di crisi la gente non solo si attacca alla fede ma preferisce spendere per “vacanze” che lascino il segno. 

Sembrerebbe quindi che, con la motivazione giusta, si continui a spendere. È per questo motivo che, anche in un periodo critico come questo,  il turismo religioso non subisce perdite né di pellegrini, né tanto meno di entrate. Sì, perché anche se la crisi economica ha inciso negativamente su molte destinazioni, questo tipo di viaggio religioso-culturale non soffre. A confermarlo è Eliseo Rusconi, presidente e fondatore di Rusconi Viaggi, uno dei tour operator più noti nel mercato dei pellegrinaggi: "Il turismo religioso non patisce perché le motivazioni di chi affronta questo tipo di viaggio sono decisamente più forti rispetto ad altre che passano magari in secondo piano e le necessità, con la crisi, come sappiamo tutti cambiano, i desideri si ridimensionano e le prospettive si adeguano".

In ogni caso, non stiamo parlando di costi esorbitanti: la spesa di un soggiorno a Medjugorje della durata di cinque giorni, ad esempio, si aggira intorno ai 300 euro, "una cifra modica che, se sostenuta da una motivazione importante, non si fa fatica a impegnare", spiega ancora Rusconi, "questi viaggi attirano molto e, nella maggior parte dei casi si tratta di un turismo di gruppo o comunque famigliare: i pellegrini amano muoversi insieme e condividere i momenti più toccanti con i loro compagni di viaggio". Raramente una persona sceglie una meta religiosa da affrontare da sola.

Siria (per ovvi motivi) e Giordania dopo il boom dell’inizio del decennio, negli ultimi anni stanno vivendo una fase di stallo. Al contrario si sono aperte le prospettive per il turismo verso l’Est europeo e in modo particolare verso Armenia e Georgia.  La situazione politica generale del Medio Oriente è delicata – anche se Rusconi, così come la Farnesina, affermano che Israele non è una meta a rischio – e perciò molte persone preferiscono destinazioni più tranquille. Ecco perché Medjugorje, anche sull’onda dei festeggiamenti del 2011 per i 30 anni delle apparizioni vanta il primato delle presenze di pellegrini. Così come Lourdes e Fatima per cui i “turisti” sono disposti a investire i risparmi e prenotare addirittura con un anno di anticipo.

"Sono moltissimi i turisti che dal Sud America e dai Paesi cattolici dell’area asiatica si recano in Europa in pellegrinaggio", conclude il presidente del tour operator. Perché il pellegrino ha bisogno di un accompagnatore “speciale”, una figura che lo segua, lo motivi e lo educhi al luogo sacro in cui si trova. 

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Alessia Sironi