Parigi, cacciata dall'Opéra perché indossava il velo
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Parigi, cacciata dall'Opéra perché indossava il velo

E' successo a una turista islamica allontanata dal teatro in osservanza alla legge francese

Dal 2010 in Francia è in vigore una legge che vieta di presentarsi in un luogo pubblico con il volto coperto: che si tratti di un cappello, una maschera o dell'islamico burqua e niqab poco conta; l'importante è che la persona sia riconoscibile in pubblico da chiunque.

La legge

Si tratta di un provvedimento anti terrorismo democraticamente votato dal Parlamento francese ( legge 1192 del 2010) e approvato anche dalla Corte europea per i diritti dell'uomo. Vista la delicatezza del tema e lo sdrucciolevole terreno sotteso agli argomenti che toccano libertà di culto, diritto d'espressione, ma anche legittima necessità di difesa da possibili micacce, la norma del 2010 è stata a lungo dibattuta e ancora oggi accadono episodi che fanno discutere, come quello avvenuto lo scorso 3 ottobre.

La videnda

Una turista islamica proveniente dal Golfo è stata invitata, infatti, a scoprire il capo che teneva coperto durante una rappresentazione all'Opéra di Parigi. Nel tempio del teatro francese era in scena la Traviata e la Signora, insieme al marito, stava assistendo alla rappresentazione in prima fila. Tra la fine del primo atto e l'inizio del secondo, alcuni membri del coro hanno avvisato della presenza della donna velata e hanno detto di non voler più cantare se la signora fosse rimasta a capo coperto. Per questo la spettatrice è stata invitata a togliere il velo o ad andarsene e, senza polemiche, lei ha scelto di uscire dal teatro col suo accompagnatore.

Dibattito aperto

La legge parla chiaro, hanno detto dall'Opéra, mentre il Ministero della Cultura francese ha emesso una nota nella quale si ricordano le norme in vigore e si chiede a chi di dovere di applicarle per evitare il riproporsi di altri spiacevoli episodi simili. L'episodio ha fatto il giro del mondo fra indignazione per chi ritiene che si tratti di discriminazione e approvazione per chi sostiene che la legge è uguale per tutti.

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Barbara Pepi