La brava moglie a New York ha diritto al "Wife Bonus"
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La brava moglie a New York ha diritto al "Wife Bonus"

Si tratta di una delle clausole pre matrimoniali più diffuse tra l'alta borghesia della Grande Mela

Se i lupi di Wall Street sono impegnati a fare affari ed accumulare denaro, a casa, le loro mogli, hanno il loro da fare a mantenere alto lo standard di una famiglia miliardaria.

Un lavoro stressante anche quello che, a New York, merita un premio di produzione. Non si tratta di una barzelletta, ma dell'ultima frontiera dei super ricchi dell'Upper East Side. Il "Wife Bonus" viene inserito nella stragrande maggioranza dei contratti matrimoniali e prevede una percentuale di guadagno per la moglie che raggiungerà una serie di obiettivi come l'iscrizione dei figli alle scuole migliori del Paese, la gestione della vita sociale della famiglia, la creazione di party ed eventi memorabili, la partecipazioni ad aste benefiche e la soddisfazione dei cosiddetti doveri coniugali in maniera consona ed adeguata.

Ad analizzare la sociologia dell'alta borghesia newyorkese è stata Wednesday Martin, ricercatrice e autrice del libro "Primates of Park Avenue", una sorta di studio antropologico sui ricconi della Grande Mela.

Al Telegraph la signora Martin ha spiegato: "Questi riconoscimenti sono necessari per garantire alle mogli dei margini di autonomia, perché vivere un certo contesto sociale può richiedere non solo cene fuori, ma anche l'acquisto di un tavolo da 10,000 dollari durante un pranzo di beneficenza a cui si è state invitate da un'amica".

Insomma una vitaccia per la quale bisogna essere preparati. Le Signore, infatti, finiscono per essere delle vere manager della casa, capaci si gestire appartamenti enormi e tutto il personale che vi lavora (dal giardiniere al personal trainer).

Per farlo bisogna essere abili AD e, spesso, queste donne lo sono, e pure tanto. Sono mogli che hanno studiato, frequentato i migliori college, persone intelligenti e brillanti che, però, hanno avuto la sorte (buona o cattiva sarà poi la vita a dirglielo) di incontrare un milionario e sposarlo vivendo nell'abbondanza e nell'agio. 

Il problema, sostiene l'antropologa, è che spesso queste donne finiscono per essere molto ansiose e sostanzialmente inappagate. Sanno di dover crescere una famiglia all'altezza degli standard di un marito ricco e potente e riversano sui figli tutte le aspettative del caso.

In più va aggiunto che sono donne che comunque hanno studiato e che speravano di fare altro nella vita, di costruire un impero, magari; non solo di viverlo da co-protagonista.

"Il fatto - spiega ancora la studiosa al Telegraph - di aver sposato uomini ricchi e potenti che gestiscono fondi speculativi o dirigono ospedali, fondazioni, le libera dall'obbligo di dover lavorare - nonostante molte di loro siano donne in gamba, ironiche, intelligenti, con lauree conseguite in prestigiose Università. Il fatto che non lavorino finisce per conferire agli uomini ancora più potere. Basti pensare che se ci si ritrova ad un party e dici di essere una mamma casalinga, la conversazione si spegne immediatamente. Il fatto di non sentirsi interessanti, culturalmente apprezzate, rende le donne dell'upper class ansiose e insicure. Si innesca così un circolo vizioso, per cui queste donne si sentono continuamente sul filo di lana e dipendenti dai propri uomini, che corteggiano in tutti i modi. Ma di romantico c'è ben poco. Il corteggiamento è solo la prova manifesta di una tensione continua alla perfezione".

E' vero, la maggior parte delle donne che hanno una vita normale, che si ammazzano tra ufficio, scuola, figli, mariti assenti e faccende da sbrigare con 1.200 euro di budget al mese farebbero carte false per far cambio; ma a volte proprio la (Grande) Mela più bella e succulenta è quella che contiene il veleno.

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Barbara Massaro