Ashley Madison, 3 suicidi per colpa degli hacker?
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Ashley Madison, 3 suicidi per colpa degli hacker?

Tre uomini si sono tolti la vita dopo la diffusione dei 30 gigabyte di dati rubati dal sito d'incontri extra coniugali

Aprire armadi pieni di scheletri appartenenti a 32 milioni di persone potrebbe avere conseguenze devastanti. Appare solo agli inzi lo tsunami dovuto all'hackeraggio dello scorso 12 luglio, quando un gruppo che si fa chiamare Impact Team ha trafugato un'inimmaginabile quantità di dati personali degli iscritti al sito d'incontri Ashley Madison.

Si tratta di dati sensibili: numeri di telefono, preferenze sessuali, abitudini, confidenze, foto compromettenti, indirizzi fino ad arrivare alle carte di credito. Si parla di 330 gigabyte di informazioni raccolte in più di un anno di lavoro avvenuto alle spalle del sistema di sicurezza del portale che farebbe acqua da tutte le parti.

Se la Rete ha appreso fin con troppa leggerezza la notizia quasi lodando la crociata per la moralità di Impact Team e non vedendo l'ora di scoprire le scappatelle di politici e uomini d'affari, vip e celebrità, le prime drammatiche conseguenze sulla vita privata delle persone vengono registrate.

 Tre al momento sono, infatti, le morti sospette e ricollegabili al furto di dati di Ashley Madison. Il primo suicidio è avvenuto in Texas.

Un uomo, iscritto al portale per fedifraghi, ha ricevuto una mail di Trustify, una delle aziende che hanno costruito un motore di ricerca a partire dagli indirizzi di posta elettronica degli utenti di Ashley Madison. Nella lettera veniva detto all'uomo che i suoi dati erano stati hackerati e la missiva si concludeva con queste parole: "Puoi parlare con i nostri qualificati consulenti investigativi per capire come quali informazioni incriminanti sono disponibili online. E che potrebbero rovinarti la vita".

Dopo aver letto queste parole, frutto di un furto sul furto, l'uomo si è tolto la vita e si indaga se la causa sia stata proprio questa mail.

Sospette e riconducibili ad una situazione analoga anche due morti avvenute in Canada e rese note nel corso di una conferenza stampa a Toronto durante la quale l'Avid Life Media, casa canadese cui fa capo Ashley Madison, ha messo una taglia di 500 mila dollari sugli hacker.

Le indagini sono tutt'ora in corso (anche quelle relative ai legami tra i tre suicidi e la pubblicazione dei dati) e la sensazione è che Impact Team abbia in mano una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere se venisse deciso di pubblicare gli oltre 300 gigabyte ancora nelle mani degli hacker.

Al momento, infatti, sono "solo" 30 i gigabyte diffusi e già il panico si sta diffondendo a livello globale. Impact Team aveva chiesto la chiusura del sito ritenuto immorale e scandaloso. Visto che le richieste non sono state rispettate è scattato l'ultimatum al termine del quale sono stati pubblicati sul deep internet i dati ora a disposizione di chiunque possa cavarne fuori soldi e strumenti di ricatto. 

Al momento due studi legali canadesi hanno avviato una class action da 578 milioni contro il gruppo colpevole di non aver tutelato (come invece promesso) la privacy dei suoi iscritti (e anche degli ex iscritti ai quali veniva detto che i dati sarebbero stati rimossi e invece restavano lì, pronti ad essere rubati).


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Barbara Massaro