Un giorno andrete in ufficio così
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Un giorno andrete in ufficio così

Un'ala nera permette a un 55enne di svizzero di imitare Icaro

Superman esiste, ha 55 anni ed è svizzero. Il suo nome è Yves Rossy, ma tutti lo conoscono come "Jetman", l’unico uomo al mondo capace di volare. Al posto del mantello ha un’ala nera dotata di motori e, a differenza del supereroe, il suo unico potere è quello di "sfidare madre natura per provare l’indescrivibile sensazione di essere libero come un uccello". In settembre si è esibito in Nevada alle Reno air races, straordinaria gara di velocità fra velivoli vintage giunta alla cinquantesima edizione. Mercoledì 6 novembre, invece, sempre grazie al contributo della Breitling, la casa di orologi che sponsorizza le sue imprese, ha compiuto il primo volo in Asia, sfrecciando a 300 km all’ora attorno al Monte Fuji, in Giappone.

Non è folle cercare di imitare Icaro?

Chi è sempre prudente non sarà mai un innovatore.

Quanto è pericoloso?

Volare è sempre rischioso, l’uomo non è fatto per stare in aria. Il mio approccio, però, è quello di un aviatore professionista: ho sempre un piano B e non corro rischi inutili. Ho due paracadute e, se mi trovo in una situazione critica, posso staccarmi le ali dal corpo. In 18 anni mi è capitato una ventina di volte. La cosa più importante è rispettare l’altitudine minima per avere il tempo di reagire. Il vero pericolo arriva quando mi sento troppo sicuro.

Non ha mai paura?

Sì, e qualche volta ho sentito il bisogno di una pausa. Soprattutto dopo un incidente in Spagna, quando me la sono vista brutta, ero in caduta libera verticale. In quei casi puoi solo pregare che nessuna corda del paracadute si attorcigli attorno ai piedi. È andata bene, altrimenti ora non sarei qui a raccontarlo.

Qual è il suo contributo al mondo dell’aeronautica?

Ispirazione, spero. Perché è davvero un sogno antico quello di volare come gli uccelli. Con gli aerei siamo costretti a stare dentro una fusoliera, seduti e con le cinture allacciate: un compromesso che non ci farà mai provare la sensazione di essere un corpo nel vento.

Oggi lei si lancia da un elicottero, decollerà mai da terra?

È già possibile, è solo troppo pericoloso. Dovrei sdraiarmi sul tetto di una Ferrari o di una Bentley da lanciare a 180 km all’ora, quindi dovrei dare massima potenza ai miei motori. Il problema è che al momento non ho alcun piano B se qualcosa andasse storto nei due minuti che mi servono per arrivare all’altezza minima per aprire il paracadute. L’anno prossimo proverò però a lanciarmi da uno strapiombo in Norvegia o negli Stati Uniti.

Crede che in futuro voleremo?
Quelli che vorranno imparare, sì. Alle università di Zurigo e Losanna stanno sviluppando progetti di trasporto aereo individuale. Nelle città di domani ci saranno robot simili ad ascensori a spinta propulsiva, dotati di batterie e paracaduti pirotecnici, una tecnologia simile a quella che usano i droni. Sali, schiacci il bottone e vai in ufficio. Senza traffico.

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Elena Montobbio