Il terzo grado - Francesco Facchinetti
(Ufficio Stampa)
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Il terzo grado - Francesco Facchinetti

"Ricordo particolari e sfumature, non solo i contorni, perché mi piace andare al cuore delle cose" racconta il conduttore svelando il suo lato introspettivo

NOME: Francesco Facchinetti

CHI E’: conduttore televisivo e radiofonico, dj e cantante

COSA FA: dal 2011 conduce I corrieri della sera su Radio Kiss Kiss (dalle 17 alle 20)

DICONO DI LUI: “Non so se è perché è l'unico, ma è il più bravo tra i giovani presentatori” (Paolo Bonolis)

In quali attività diresti di avere talento, e in quali diresti di non averne affatto?

In tutto ciò che riguarda la comunicazione: è la mia vocazione. L’essere dj, nel senso di prendere le cose, mixarle e amplificarle. Non ho talento invece in tutto ciò che è analitico: coi numeri ho qualche difficoltà.

Se potessi scegliere un’attività per la quale non hai talento e venirne magicamente e generosamente dotato, quale attività sceglieresti?

Mi piacerebbe essere un mago, una specie di Houdini: l’escapologia mi ha sempre attratto.

Ti piace quando di cantano “Tanti auguri”?

Che festa di compleanno è senza qualcuno che ti canta “Tanti auguri”? Mi piacciono i riti, le scadenze e le feste: sono un tradizionalista in questo.

Al cinema piangi quando dovresti piangere, al momento sbagliato o non piangi affatto?

Piango molto, soprattutto se il film parla di qualcosa che conosco, ho vissuto o tocca una sfera particolare. Di recente mi è capitato di piangere guardando Notorious B.I.G., il film biografico sulla vita del rapper.

Hai ancora qualcuna delle tue vecchie pagelle o dei tuoi trofei sportivi d’infanzia?

Certo, ho ancora tutte le pagelle che certificano la mia involuzione scolastica: sono stato un bravo studente alle elementari, poi sono andato in calando ma nonostante tutto sono riuscito a diplomarmi al classico. Quanto ai trofei sportivi, conservo quelli delle gare di nuoto a livello agonistico: le mie specialità erano dorso e farfalla.

C’è da fidarsi di più o di meno di chi mangia cibo insapore rispetto a un buongustaio raffinato?

Io sono molto curioso, specie delle cucine etniche – vado pazzo di quella libanese, giapponese e sudamericana – ma di solito mangio cibo poco condito o speziato e adoro il cibo insapore: sono pazzo del tofu, ad esempio. In generale, credo ci si debba fidare o meno di una persona a prescindere da ciò che mangia.

Puoi dire con certezza di aver amato?

Sì. Chi non ha amato non è una persona completa.

Ti chiedi più spesso che ne è stato della gente normale che hai conosciuto o degli strambi che hai conosciuto?

Dei “normali”. Lo strambo la virata l’ha già fatta, è già andato verso una direzione. Quello normale invece deve ancora sorprendere con qualche colpo di testa.

Sai mentire?

Sì, ma essendo stato circondato di grandi bugiardi evito farlo. Ma capisco al volo quando mi dicono qualche fesseria.

Gli sport per te sono qualcosa da fare, guardare o ignorare del tutto?

Assolutamente da fare: la considero un’arte nobile e molto importante per socializzare. Io ho praticato di tutto: oltre al nuoto, le arti marziali vietnamite, surf, windsurf e mille altre robe.

Quando il gioco si fa duro, sei uno dei duri che cominciano a giocare?

Sì, sono una bestia in questo. Credo che venga fuori tutta la mia indole bergamasca-brianzola: sono competitivo e mi piace cercare di raggiungere il risultato. Ovvio, non sempre si arriva al traguardo o si vince, ma questo è il gioco della vita.

Qual è la tua torta preferita?

Un dolce semplicissimo: la crostata alle fragole.

Ti definiresti un buon archivista, rispetto alla tua memoria, o un cattivo archivista?

Mi ricordo tutto. Direi che sono abbastanza maniacale in questo: ricordo tutti i particolari e le sfumature, non solo i contorni, perché mi piace andare al cuore delle cose.

Quest’anno farai viaggi significativi?

Non ne ho idea, ma dire che fare il papà è già un bel viaggio e si fatica più che a una corsa campestre (dice ridendo). Però mi piacerebbe fare la Transiberiana prima o poi.

Sarai più felice in futuro?

Per ora sono nella ‘terra di mezzo’, ma tutto sommato mi ci sento a mio agio: sentirmi completamente realizzato credo che mi farebbe impazzire. Però sono abituato a guardare cosa c’è sopra di me e cerco sempre di crescere e migliorare.

*domande estratte da Interrogative Mood (Guanda editore)

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Francesco Canino