E' deciso: servono le primarie per eleggere il ''fidanzato Premier''
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E' deciso: servono le primarie per eleggere il ''fidanzato Premier''

Le pessime idee che vengono al ritorno dalla ferie

Certe idee che appaiono geniali, alle volte, giungono in fasi cui non ci si dovrebbe dare troppo ascolto.
Avete presente il rientro dalle ferie, quella drammatica congiuntura in cui l'umanità dissipa - nell'istante stesso in cui all'orizzonte si profila la fermata della metro – settimane di sole e abbronzatura conquistate gloriosamente sul campo?

Bene, era uno di quegli istanti topici. Sprofondata nel divano settembrino del mio bilocale in città assimilavo inerme i mefitici prodromi della prossima sventurata campagna elettorale. Il tubo catodico rimetteva, come nel più manzoniano dei copioni, brandelli di ciò che ci aspetta da qui al giorno del voto: se da un lato squillavano trombe grilliane (“Contro di me un tiro al bersaglio”), dall'altro rispondevano baruffe multiformi partorite dall'intero arco costituzionale.

Dev'essere allora - dopo aver tracciato su un post-it il groviglio di correnti all'interno del PD, ed essermi persa al bivio “scazzo tra rottamatori- giovani turchi” - che m'ha folgorato il funesto intendimento. D'altronde Emilio Fede prepara il suo partito. Berlusconi si ricandida. Fli torna in campo. Il partito comunista dei lavoratori compone la sua lista. Beh, sai che c'è? Le primarie, adesso, le faccio anch'io. Ma per trovarmi un fidanzato.

Rinvigorita da tale ludica prospettiva, ho affidato la candidatura al web, col seguente annuncio: “Sono ben accetti programmi elettorali, piattaforme strategiche, bouquet d'alleanze, soglie di sbarramento, colpi mancini e - soprattutto - scazzi via lancio d'agenzie (consentito anche il "vogliono farmi fuori" nel più congruo dei copioni passionali). In primavera sboccerà il fidanzato-premier e - con esso - l'amore”.

Certa che la boutade allietasse lo spirito già spossato dei miei amici elettori, e la faccenda terminasse lì, vengo raggiunta da un messaggio su fb in cui mi si chiede un indirizzo al quale inviare “una sorpresa”. Tradita dalla maledetta curiosità muliebre ho snocciolato con disinvoltura il domicilio dell'augusta madre e del suo preclaro consorte (insomma, gli sciagurati che mi hanno generato), risolvendomi il rischio così: caso mai fosse un pacco bomba, a soccombere sarebbero anziani signori che si sono già fatti buona parte della loro vita.

Il giorno stesso la voce di mia madre al telefono berciava minacce barbaricine confuse: “Che cos'hai combinato, stavolta?”. “Perché, mamma?”. “È arrivato un mazzo di rose e girasoli così grande che io e tuo padre siamo dovuti uscire di casa. Chi è questo qui?”. “Non ne ho idea, mamma” – ho sibilato, mentre i polsi hanno iniziato a tremare, in piena sincronia con rivoli di sudore sulla fronte che neanche un esercito di ginnastica ritmica alle Olimpiadi.
Simulando la voce più innocente che la natura potesse fornirmi – con scarsi risultati, peraltro – ho chiesto: “Ma c'è un biglietto? Leggimi il biglietto”. L'augusta madre, neanche le avessi annunciato la vincita all'Enalotto, con la rapidità d'un artificiere ha scartato la busta e declamato: “Io le mie primarie le comincio così. Gianluca”.

È stato in quel preciso momento che ho pensato che la prossima volta che un'idea mi balena nel pieno della sindrome depressiva post- vacanze, è meglio che m'infili sotto una doccia fredda.

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Paola Bacchiddu