Da El Alamein al successo: vita di Ottavio Missoni
ANSA / FOTO MISSONI
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Da El Alamein al successo: vita di Ottavio Missoni

La rocambolesca storia di un uomo che ha scritto la storia del costume del nostro Paese

Tutto ebbe inizio in quel favoloso 1948: il lancio della tuta “Venjulia” indossata dal team olimpionico italiano e la conquista del sesto posto in atletica proprio alle Olimpiadi di Londra. Due successi importanti per l’allora ventisettenne atletico e geniale Ottavio Missoni grande sportivo con il pallino del business della maglieria. Nato a Ragusa, l’attuale Dubrovnik, nel 1921, Ottavio Missoni ne ha combattute di battaglie, da quella di El Alamein, dove fu fatto prigioniero per quattro anni, a quelle sui campi  dei 400 metri ad ostacoli fino alle battaglie delle passerelle del made in Italy sulle quali ha dominato per molti anni a fianco della moglie amatissima, Rosita Jelmini.

Figlia di un industriale che produceva scialli e tessuti ricamati a Golasecca, in provincia di Varese, Rosita ha il senso del colore e l’amore per l’artigianalità, mentre Ottavio  il fiuto per la ricerca di tessuti innovativi, insieme nel 1969 costruiscono lo stabilimento e la casa di Sumirago, nel varesotto, dove ancora oggi vive e lavora la numerosa famiglia di figli e nipoti. Ora a guidare l’azienda  sono rimasti i figli Luca e Angela, mentre Vittorio è scomparso, a gennaio, al largo delle isole venezuelane di Los Roques, su una misteriosa e maledetta rotta nella quale si sono perse le tracce di diversi aerei. E’ stata questa l’ultima battaglia interiore di Ottavio Missoni: sopportare  il dolore per la scomparsa di un figlio. Si è spento a 92 anni nella sua casa di Sumirago.

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Antonella Matarrese