L'ultima Pasqua del Dr. Lamb
TOSHIFUMI KITAMURA/AFP/Getty Images
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L'ultima Pasqua del Dr. Lamb

Un racconto surreale post-animalista

Richard Lamb, nomen omen, anestesista rianimatore, laureato in medicina senza lode ("a causa di una congiura politica ad opera di ostinati carnivori"), nato a Ploaghe (Sassari) dal fugace amore fra un militare americano di stanza alla Maddalena, morto in giovane età (intossicazione alimentare, pesce palla, vezzo fatale per gli uomini ardimentosi) e un’albergatrice autoctona, fu il più grande antispecista militante italiano.

Dal suo blog, Animalizzare Diritti:

"Con il mio primo sciopero della fame di 3 giorni e mezzo costrinsi quell’insensibile carceriera di mia cugina Boboredda a liberare il suo criceto in giardino. Purtroppo, il povero, batuffolosissimo, Ernesto fu schiacciato dalla motozzappa di Efisio, il loro vicino di casa, e i carabinieri corrotti non vollero arrestare quell’assassino, vanificando la mia lotta".

Dopo la laurea, faticosamente conseguita in parallelo all’attivismo animalista culminato nella presidenza del gruppo Veganimalisti Sardi Riuniti (16 iscritti per corrispondenza, di cui 4 espulsi “cooperato col nemico donando sangue all’Avis, organizzazione criminale che si occupa di salvare la vita a violenti carnivori che meriterebbero di morire dissanguati”) si specializzò con una tesi di ricerca sul ruolo anestetizzante dell’ipnosi e trovò lavoro all’ospedale di Oristano, tentando senza successo di sensibilizzare i suoi colleghi alla Causa, nonostante l’attiva disapprovazione del Primario, il viscido Professor Gaudiosi, compiaciuto carnivoro, seduttore impenitente di donne carnivore che omaggiava di disgustosi “manti di morte”, meglio noti come pellicce di ermellino (che il Dr. Lamb sospettava l’infame primario catturasse e scuoiasse con le sue stesse sozze mani).

La vita lavorativa di Richard Lamb diventò via via un inferno. Il reparto di rianimazione, al soldo di quel macellaio del Professor Gaudiosi, non mancava mai di denigrare le sue battaglie per l’emancipazione dei diritti animali, ignorando deliberatamente la sua "obiezione di coscienza" che non gli permetteva di "anestetizzare i carnivori".

Dal suo blog, Animalizzare diritti:

"Ho inflitto al mio corpo 10 giorni di fame. Mi è costato un grave trauma cranico, sono svenuto per la Causa, ma per fortuna non mi sono rotto neanche un dente nella caduta…"

"Oggi inauguro la campagna virale Senza carne, senza violenza. Ho scritto un’ode per condividere con voi le mie emozioni!!!

Chiare e fresche dolci fave

All’alba mesci il grano saraceno
200 gr si lessa in un baleno
E nel tinello nel frattempo sgrana
kg di fave, per una settimana
e di cubetti una carota nana
e di cerchietti una vergine zucchina
e un porro piccolo, che odori la cucina 
un cucchiaio scalda!, d’olio cristallino
in padella rosola, giusto un attimino
Piove basilico e prezzemolo tritato. 
È tutto pronto ad essere servito
(e dopo un po’, ad esser digerito)”

Il Professor Gaudiosi, con le sue camicie Acapulco e i suoi giubbottini scamosciati di tinte improbabili ("Ma, ma, ti rendi conto che quello era un animale dal magnifico manto marroncino, un tempo?", lo aveva affrontato un triste giorno di novembre, "E ora è tinto di viola, come la mia Porsche" rispose sgommando via, schizzando di fango il povero Richard intento a rimuovere la catena dalla sua bicicletta a scatto fisso) se ne infischiava della salute dei pazienti.

Era sempre pronto a riempirli di farmaci, di antidolorifici, di trattamenti post operatori che indebolivano le naturali difese immunitarie del corpo umano. Era tempo di dare battaglia ai farmaci dell’imperialismo carnivoro. Le medicine, si sa, sono opera dell’uomo, sulle spalle degli animali. Decise che non poteva più essere complice e non somministrare più la solita chimica dose di Propofol ai suoi pazienti, ma di usare un mix di sua invenzione a base di canfora, chiodi di garofano, ricino, rafano, cloruro di potassio e tuberosa (per le sue proprietà olfattivamente rilassanti) distillato nella sua vasca da bagno in legno di ciliegio.

L’urlo lancinante dell’uomo sul lettino durante l’operazione, e lo scandalo (alimentato dai servizi segreti carnivori) che ne derivò, portarono le autorità (corrotte) a pretendere le sue dimissioni. E il Professor Gaudiosi, con una smorfia di disgusto, non esitò a costringerlo a consegnargliele su un piatto d’argento.

Lo aveva ostacolato per anni nei suoi esperimenti sulle dormie naturali, sfottendolo ogni giorno per i suoi spuntini di seifraran, i completi di canapa, e gli occhiali in legno di pesco.
Questa era l’ultima goccia.

Oltretutto, si avvicinava a lunghe falcate l’ora della mattanza, meglio conosciuta dai porci occidentali come la Santa Pasqua, associata alla cristianità dai creduloni, in realtà un giorno in cui si celebra il genocidio degli innocenti (con il complice silenzio delle autorità corrotte e delle pavide massaie).
Ma quest’anno ci avrebbe pensato lui.

Ultimo post dal suo blog, Animalizzare i diritti:

"Forse voi non sapete cosa significa che il mondo è tondo!
Mentre gira, a qualunque ora del giorno, è mezzanotte!
È sempre l’ora dei fantasmi, perché la notte, nei macelli, si uccide 365 giorni l'anno, 24 ore al giorno, al 99% neonati o teneri virgulti.
Sono pochissimi gli amici animali che diventano anziani, come i muscolosi cavalli o i placidi bovini, sfruttati, malpagati e poi gettati nel tritacarne del macello.
L’agnello non gode di questa “fortuna”.
Egli è innocente fino in fondo.
Il simbolo della nostra lotta.
Per svegliare le menti dormienti mi offrirò in sacrificio in questa Pasqua di sangue!"

Così, il Dr. Richard Lamb sbloccò il fondo vincolato dell’assicurazione sulla vita di suo padre e riadattò, pregustando la giusta vendetta, una casetta nell’entroterra, tipico ritrovo per feste e spuntini, trasformandolo in un’inviolabile panic room: spesse pareti di acciaio temperato, apertura temporizzata, antifiamma, antiurto, antiscasso.

Terminati i lavori, inviò un biglietto al professor Gaudiosi e alla sua combriccola di compiacenti paggi carnivori a nome dell’assessore alla sanità:

"Egregio Professore, sto organizzando un informale pranzo pasquale con alcuni conoscenti, in una casetta fuorimano, dove potremmo godere della compagnia reciproca e, magari, scambiare qualche parola sul futuro sanitario della nostra Regione in vista delle prossime elezioni. È gradita la presenza Vostra e della Vostra gentile accompagnatrice".

Quando, il giorno di Pasqua, la quasi totalità dell’equipe di laboratorio del Professor Gaudiosi si presentò al luogo dell’appuntamento, inoltrato nella fitta Barbagia, nessuno di loro fece in tempo a stupirsi dell’assenza del presunto ospite ospitante, che già la serratura scattava, inapribile e, da dietro una tenda, col volto trasfigurato dalla prospettiva dell’estrema battaglia, faceva capolino il Dr. Lamb, pronto ad annunciare agli ospiti ospitati:

"Voi, miserabili assassini, credevate di annaffiare con le vostre bottiglie di Cannonau il tradizionale agnelletto arrosto. Ebbene, questa Pasqua sarà diversa. Vedete questa sontuosa tavola apparecchiata? Ebbene, non c’è cibo in questa stanza. I cellulari non prendono, le pareti sono insonorizzate e fortificate, non c’è modo di uscire da qui se non quando scatterà il timer, tra un mese, e morirete di fame. A meno che, naturalmente, non preferiate…" E roteando gli occhi salì sul tavolo da pranzo, "… Mangiare l’Agnello! Voi che non capite, che state distruggendo il pianeta, con il vostro proliferare, il vostro inquinamento e i vostri allevamenti, voi, voi, voi dovrete fare i conti con quello che siete: cannibali, infanticidi, barbari! Io sono l’Agnello di Dio, cancellerò i vostri peccati dal mondo, prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi!" e, pronunciate le fatali parole, estrasse una siringa, si iniettò la dormia che gli era costata l’ordine professionale (più una generosa spruzzata di  tetradotossina), si lasciò cadere sullo spiedo sacrificale disposto sulla tavola e abbandonò questa carnivora valle di lacrime.

Quel che avvenne dopo, se non proprio storia, è comunque cronaca.

Il Professor Gaudiosi, preso atto della situazione, resosi conto dell’effettiva impossibilità di forzare l’entrata, per cercare di tranquillizzare il resto del gruppo, soprattutto le donne, prossime all’isteria, si issò sul tavolo, accanto al corpo di Richard Lamb e disse:

"Il timer parla chiaro. Non usciremo da qui per un mese. Non possiamo sopravvivere senza cibo. È una situazione orribile, difficile, disperata, ma non inaffrontabile. Ci cercheranno, e non è da escludere che ci trovino. Ma non possiamo contare su questo. E, per sopravvivere, senza compromettere le nostre funzioni vitali, non abbiamo scelta. Suggerisco di non pensarci due volte. In fondo, è pur sempre Pasqua. Se dobbiamo farlo, tanto vale farlo oggi".

Fu così che, dopo aver frollato il corpo di Lamb, rendendolo adatto alle dimensioni di una teglia, dopo averne stipato i resti nel congelatore, il professor Gaudiosi oliò un tegame, lo imbottì di rosmarino e sparse i pezzi, sproporzionati nel colore e nelle dimensioni rispetto all’agnelletto tradizionale, sperando che il forno li avrebbe resi meno umanoidi.

A cottura ultimata, si celebrò quel lugubre pranzo di Pasqua, in un silenzio terribile che si sciolse nei primi bocconi, frettolosamente ingoiati con un sorso di Cannonau, per igienizzare il gargarozzo. Il Professor Gaudiosi, risoluto, levò il calice e propose un brindisi: "In questo giorno di festa e di lutto, possiamo scegliere se farci vincere dai deliri antiscientisti di quel terrorista vegano o guardare avanti. Se penso alla vita, fuori da qua, non vedo l’orrore, o il senso di colpa, vedo centri massaggi e auto sportive, boutique e grandi stagioni di serie televisive sempre più avvincenti. Brindiamo a Richard Lamb, l’antispecista fattosi agnello sacrificale che, ironia della sorte, da morto conferma quel che hanno dichiarato uomini costretti alle nostre stesse circostanze. Lamb più che di agnello, se fate caso, ha decisamente il sapore del porceddu. Buona Pasqua".

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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