Il senso di colpa di chi va in ferie nonostante la crisi. Il parere del sociologo
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Il senso di colpa di chi va in ferie nonostante la crisi. Il parere del sociologo

Un italiano su due preferisce casa propria alle vacanze low cost. E il motivo principale della rinuncia non è la mancanza di denaro ma lo stress che causa la partenza

Se proprio non si può andare in vacanza concedendosi sfizi e vizi perché la crisi economica incombe, allora meglio restare in città piuttosto che concedersi una settimana low cost. Studi di settore affermano che un italiano su due resterà a casa per questa estate. E chi partirà, nella maggior parte dei casi, non varcherà il confine nazionale.

Il motivo principale della rinuncia non è la mancanza di denaro – beh, sì, forse anche quella – ma lo “stress da vacanza”, il fatto di dover rinunciare a uscire con gli amici o ai saldi, per permettersi il tanto sospirato viaggetto.

Se quindi un tempo questo periodo dell'anno veniva visto come una liberazione, una valvola di sfogo, e rappresentava oltre che il relax anche l'evasione, oggi invece pare che gli italiani vivano con l’ansia da prestazione, anche le ferie. Dagli studi condotti su un campione di 500 persone, di età compresa fra i 18 e i 59 anni è emerso che le vacanze vengano viste dal 37% degli italiani come causa di stress: tanto vale, quindi, non farle proprio. Ma siamo davvero a questi livelli? Ma dov’è finita tutta la voglia di partire, di staccare la spina, di concedersi qualche giorno in compagnia dei propri affetti?

Quest'anno quindi le ferie saranno low cost. Ma davvero low cost. Tanto low cost da non comportare nessun tipo di spesa per il soggiorno. Davanti alla domanda: “A cosa sei disposto a rinunciare per poter trascorrere un periodo di ferie”?, il 19% risponde che preferisce declinare le cene fuori e più in generale lo svago in città per risparmiare prima della partenza, il 21% rinuncerebbe ai saldi di stagione, mentre un ulteriore 22% dichiara di optare per soggiorni meno costosi, scegliendo ad esempio il campeggio piuttosto che l'albergo, proprio per non dover affrontare troppe rinunce nel periodo precedente. C’è però un 37% che dichiara di aver deciso di astenersi dalle ferie, eliminando il problema alla radice. La motivazione? I sacrifici generano frustrazione e la frustrazione causa stress. Ma sarà davvero meglio restare in città e godersi la tranquillità delle metropoli semi-deserte ad agosto piuttosto che dover convivere con i calcoli per ogni euro speso in vacanza?

Ma quali sono le principali cause di frustrazione in vacanza, tanto insopportabili da spingere molti italiani a rinunciare alla partenza? Abbiamo chiesto aiuto al sociologo Cristiano Dal Monte per capire da dove scaturisca la decisione di doversi arrendere all'evidenza e rinunciare alle ferie.

“E’ proprio lo stress generato dal fatto di non potersi concedere nessun lusso extra, come un pranzo o una cena fuori, e organizzarsi quindi con pranzo al sacco e cene casalinghe quello che più spaventa. Non solo.  C’è anche chi mal tollera il doversi adattare alle spiagge libere, ad esempio, sempre più affollate e sporche, non potendosi permettere ombrellone e lettino”.

C’è perfino chi preferisce evitare le vacanze per non dover dire troppi 'no' ai figli, causando quindi un ulteriore delusione ai più piccoli. L’esperto però fa sapere che “Se ti stressa andare in vacanza, allora vuol dire che sbagli approccio e modo di pensare. Quello che genera preoccupazione non è la vacanza in sé, ma il modo di vivere la cosa e cioè non vivere affatto quello che è bello ma preoccuparsi solo di ciò che potrebbe accadere”.

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Alessia Sironi