Storie di start-up in Sicilia - FOTO e VIDEO

Dall'azienda che combatte la tristezza degli alberi al motore di ricerca semantico le idee di impresa in una terra già fertile ma che può dare di più

Fare imprenditoria innovativa in Sicilia si può

Stato, aziende, cultura e, ovviamente, start-up: c'era tutto quello che ci si poteva aspettare dietro la tavola orizzontale del convegno sull'imprenditoria innovativa che Panorama d'Italia ha organizzato a Trapani al termine della quale ha anche assegnato il premio "90 secondi per spiccare il volo" (qui di cosa si tratta) alla start-up Fab Lab Western Sicily.

A Trapani premiata la startup che punta su stampa 3D e formazione hi-tech

La start-up che combatte la tristezza (degli alberi)
Padrona di casa è la giornalista del TG1Barbara Carfagna, che parte dal groove della conversazione, offrendo cioè l'intervento iniziale a Grazia Licciardello, della start-up Agrobiotech, una società giovanissima (nasce nel 2015) con diverse competenze nel settore della biochimica e delle tecnologie agroalimentari, dall'agricoltura sostenibile alle soluzioni efficaci per le emergenze fitosanitarie come il virus della "tristezza degli agrumi", un male aggressivo che ha causato nel mondo la morte di oltre 100 milioni di piante.

"Proprio per fronteggiare le conseguenze economiche di questo fenomeno, noi, per primi nel Mediterraneo - racconta Licciardello - abbiamo sviluppato l'interferenza omologa, ovvero abbiamo cercato nella popolazione virale un ceppo quasi identico a quello dannoso capace di contrastare quello che provoca i danni. Il nostro obiettivo è di utilizzare i ceppi sia in modalità terapeutica sulle piante già malate, che preventiva, distribuendo piante giù immunizzate".

Investimenti sì, ma non solo
Il passaggio al mondo degli investimenti è diretto, e tocca a Nicola Colabella, vicepresidente di Banca Don Rizzo, illustrare le potenzialità del territorio e le possibilità rivolte ai giovani di usufruire di finanziamenti per avviare le attività: "I soldi non sono sufficienti, tant'è che il nostro prodotto "Start-up" prevede anche diversi strumenti consulenziali in appoggio alla creaziona di nuove realtà".

L'esigenza, infatti, è quella di creare nuovi mondi che dovranno poi essere gestiti e mantenuti, soprattutto in termini di responsabilità sociale ed etica.

"È una battaglia innanzitutto culturale, che si sposta poi sul fare" concorda Luigi Mazza, direttore generale Italia Camp. "Anche i grandi fondi hanno dei prodotti finalizzati a raggiungere gli obiettivi appena citati, magari con rendimenti meno elevati, e un impatto diverso sul territorio. Ma ci sono e non sono pochi".

L'importanza del mix tecnologico
Sullo sfondo di tutto ciò, naturalmente, c'è la tecnologia, che in un'ottica di sviluppo resta determinante. Giuseppe Ravasi, manager of cloud ecosystem development di Ibm Italia, motiva i presenti: "La "nuvola" ormai è centrale, assieme alle soluzioni cognitive, e all'analisi avanzata in ottica predittiva dei cosiddetti big data, a partire da Watson, su cui Big Blue sta investendo molto, a tutti gli altri".

Con una particolarità. Queste tecnologie che per ragioni di costi parrebbero destinate alle sole imprese di grandi dimensioni, grazie alla strategia di sostegno di Ibm, possono diventare accessibili anche alle più piccole start-up.

Idea, team, coraggio
È la volta di un altro case study, quello di Ludwig, raccontato dal suo fondatore, Federico Papa. Si tratta di un motore di ricerca semantico che, grazie a un algoritmo proprietario, permette di scrivere correttamente nelle lingue diverse dalla propria.

Per il momento, Ludwig ha un modello totalmente gratuito, ma sta lavorando per una versione premium da lanciare nei prossimi mesi. "Cosa ci è servito per realizzare la nostra start-up? Un'idea, un team e poi tanto coraggio."

L'importanza delle istituzioni
E le istituzioni dove sono? Dietro il tavolo dell'incontro di Panorama d'Italia sono ben rappresentate da Andrea Miccio, responsabile agevolazioni di Invitalia: "La crescita del settore start-up è stata fenomenale negli ultimi anni e il nostro fondo Smart&Startè nato proprio dall'osservazione di questo stato di cose. Ma non è l'unico. Invitalia gestisce anche un fondo di equity, che è una bella rappresentazione di come lo Stato sia disposto a far crescere le opportunità di chi vuol fare impresa ad alto tasso di innovazione".

E anche in Sicilia l'attività non manca. "Fino ad oggi abbiamo finanziato ben 120 imprese" spiega Miccio.

Cosa non va
La chiusura del cerchio spetta a Danilo Iervolino, presidente Università Telematica Pegaso (una "start-up di 10 anni", sottolinea) e autore di un libro di successo sul tema (Just press start(up)) che richiama l'attenzione su ciò che "ancora non va".

Nonostante gli sforzi, sia a livello di numeri che di fatturati e di forza lavoro impiegata, le cose in Italia non vanno benissimo. "Questo - sostiene Iervolino - però non è sufficiente a farsi prendere dallo sconforto o addirittura a decidere di abbandonare il campo. Occorre, però, che le istituzioni assecondino questa spinta, con una svolta culturale facendo sì che la legislazione aiuti l'innovazione, tenendo ben presente che una Uber o una Airbnb, in Italia non sarebbe potuta mai nascere. E lo stesso può dirsi per lo scollamento che c'è oggi tra il mondo accademico e quello imprenditoriale. Al quale, nel nostro piccolo, cerchiamo di mettere riparo".

Andrea Miccio, Invitalia: "Sicilia, stella del Sud per le start-up"

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Silvia Morara
“Startup: innovare e rinnovarsi” . Il tavolo dei relatori a Trapani per Panorama d'Italia

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Luciano Lombardi