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Perugia mon amour

Una scrittrice umbra racconta la città immaginando una ragazza del posto che guida uno spasimante straniero tra quadri, strde e palazzi

George ed Elisabetta si sono conosciuti su Facebook. Lui parigino purosangue, lei perugina verace. È giunto il momento d'incontrarsi e lui ha raggiunto l'Umbria in macchina. Non è difficile arrivare al parcheggio di piazza Partigiani. Dopo, ha letto sul web, dovrà camminare a piedi. Lei l'aveva avvertito: "Preparati a camminare molto. Ti farò conoscere e amare la mia città, descrivendotene i suoi luoghi intriganti, affascinanti". Dal parcheggio George s'avventura. Lo colpiscono il buio, i suoni ovattati del suo passo. Il lungo camminamento che risale dalle viscere del passato, attraversando i momenti più sanguinosi della città, gli pare un luogo metafisico, onirico, in cui tutto quello che la storia ha voluto distruggere e seppellire è invece vivo e parla a chi ne sa cogliere il linguaggio.

Vive sono le pietre etrusche dell'antico Colle Landone, su cui i Baglioni avevano costruito le loro turrite dimore, dipinte nel '400 coi solari colori degli affreschi di Benedetto Bonfigli. Vivi sono gli antri spettrali, dove le botteghe rinascimentali esponevano le loro merci. Vivo e minaccioso è l'attraversamento della Rocca Paolina, costruita nel 1540 sulla distruzione delle case signorili, dopo la cosiddetta guerra del sale, quando i perugini dovettero soccombere all'esercito del papa.

I 300 palazzi turriti di Braccio Baglioni e del suo clan vennero usati mirabilmente dal Sangallo come fondamenta della fortezza commissionatagli da Paolo III Farnese, a simbolo della dominazione papale su Perugia. George si sente magnetizzato da questo tunnel spaziotempo, risale lungo la via Bagliona a passo svelto cercando le tracce dei successivi insediamenti e stratificazioni. Un vento freddo soffia alle sue spalle, seguendo la direzione della risalita alla città moderna, agevolata dalle scale mobili, splendido esempio di fusione fra architetture antiche e moderne.

George esce nella luminosa piazza Italia, volgendo lo sguardo per un momento verso l'ottocentesco palazzo dell'Arienti, baluardo della riconquistata libertà dei perugini diventati italiani. Una ragazza dal viso tipico degli angioletti di Raffaello e dalla scollatura di Monica Bellucci gli si avvicina. "Tu sei George, vero? Io sono Elisabetta". "Sei ancora più bella di quanto immaginassi. È valsa la pena di aver fatto tutta questa arrampicata, peraltro un viaggio nella storia!". "Ne hai fatto appena un pezzettino. Voglio godermi con te la mia città. Vieni, cominciamo percorrendo corso Vannucci, dedicato a colui che nell'arte è conosciuto come Il Perugino". "Che splendore ! Da quassù lo sguardo vaga fino a quel maestoso palazzo e a quella fontana...". "Quello è il Palazzo dei priori da cui si sono governate le sorti della città" sorride Elisabetta. "Ai giorni nostri è non solo la sede del sindaco ma anche della Galleria nazionale dell'Umbria. Fa parte della nostra natura costruire una continuità fra i secoli e collegare cultura alla gestione della città"

George la guarda ammirato. Elisabetta è visibilmente compiaciuta di aver già saputo interessare un uomo così sofisticato e colto come George: "È una città lontana da tutto, in una regione senza il mare, con pochi trasporti: che potevamo fare? Solo indurre il meglio d'Italia a venir qui da noi. Non mi riferisco solo a Raffaello Sanzio, Luca Signorelli, Pinturicchio, ma anche ai contemporanei Gerardo Dottori, Alberto Burri; oppure, nelle loro pagine, a Giosuè Carducci o Gabriele d'Annunzio. Senza dimenticare i capitani di ventura". Sui condottieri rinascimentali, George non si fa trovare impreparato. Sono la sua passione, oltre che gli scavi archeologici.

"So del grande Braccio Fortebraccio. Ho già prenotato il mio ritorno qui per condividere con te la rievocazione storica in suo onore dell'11 e 12 giugno. Sarà un evento straordinario e probabilmente persino per i perugini si tratterà di scoprire una parte della loro storia che potrebbero non conoscere bene". Elisabetta lo interrompe: "Beviamoci un caffè da Sandri, anche questo locale è un pezzo di storia e dopo ti porterò a vedere gli affreschi del Perugino in una delle prime banche del medioevo". Seduti al tavolo si godono il passeggio. "Guarda, ci deve essere stato un meeting alla Sala dei Notari, quelli sono i capitani d'industria che ai giorni nostri hanno sostituito i capitani di ventura. Dai primi del '900 in poi, i Buitoni e gli Spagnoli; dopo, negli anni del boom economico, i Faina, i Lungarotti e oggi guarda là, Colussi, Cucinelli, Caprai.

"Amerei più approfondire la nostra conoscenza...". "Ci sarà tempo, dai scendiamo in piazza Matteotti. Guarda quel bellissimo palazzo cinquecentesco, è stato la sede dell'Università di Perugia, fra le più antiche d'Italia. Vi ha insegnato uno dei più grandi giureconsulti del Trecento, Baldo degli Ubaldi, il grande economista Piero Sraffa e, ai giorni nostri, Paride Stefanini, Federico Chabod fino a Ernesto Galli della Loggia e a un ex premier come Giuliano Amato. Più in là c'è l'università per stranieri sede di un multiculturalismo antelitteram. Molte delle nostre nonne erano ragazze della Mitteleuropa che vennero a studiare qui ai primi del '900 e qui hanno trovato l'amore".

George le sorride, poi l'accarezza furtivamente. Elisabetta lo guarda sognante e un'altra idea le sfreccia: "A proposito d'amore. Qui è nato uno dei piu grandi simboli di questo sentimento, il Bacio Perugina. L'ha inventato una donna capitana d'industria, Luisa Spagnoli. Però ci voleva un uomo per il guizzo romantico: lei, ispirandosi alla forma, voleva chiamarlo cazzotto; il suo amato Giovanni Buitoni lo ribattezzò Bacio e fu un successo planetario". Elisabetta prosegue nella sua missione di "presentatrice" di Perugia al fascinoso George. "Scendiamo per le scalette di Sant'Ercolano". "Che posto romantico, ho voglia di abbracciarti" si sbilancia il bel parigino.

La pragmatica perugina lo disarma: "Mica tanto romantico, qui venne assassinato Grifonetto Baglioni, come hanno raccontato anche D'Annunzio ed Oscar Wilde. Sai che sua madre, Atalanta fu una delle principali committenti di Raffaello? Le donne, in questa città hanno sempre avuto un ruolo di eminenze grigie. Come lei, Leandra, badessa di S. Antonio: sponsorizzò il Pinturicchio. Nell'Ottocento Marianna Florenzi fu una grande filosofa e Colomba Antonietti fu una delle eroine della Repubblica romana. Ai giorni nostri, fra le regioni italiane, l'Umbria è quella che ha avuto più a lungo una presidenza femminile. George, però, a Perugia è andato con uno scopo speciale: quella bella ragazza, anche se solo in un anno di scambi di messaggi e "skyperaggi", lo ha fatto infiammare per la sua naturalezza e il suo fuoco interiore.

"Elisabetta cara, mi sei entrata nel cuore". Che nell'aria di Perugia ci sia una pozione che rende diretti e privi di orpelli? Elisabetta lo guarda dritto negli occhi: "Davvero? Allora me lo devi ripetere in un posto speciale, dove tutti gli infingimenti vengono svelati". Così dicendo, Elisabetta lo trascina per mano attraverso il cortile quattrocentesco dell'antica facoltà di Agraria, fino all'ingresso dell'Orto botanico, il cosiddetto Giardino dello spirito, una summa della simbologia medievale. "Guarda, al centro di quell'aiuola circolare si trova una grande magnolia sempreverde, l'Albero della Vita. Intorno è delimitato uno spazio che rappresenta il mondo. All'altro capo del giardino c'è l'albero della Rivelazione: le due piante rappresentano il cielo e la terra, il divino e il terrestre. La leggenda dice che se mi bacerai qui, sarò tua per sempre".

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Alessandra Oddi Baglioni