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Silvia Morara

Andrea Vitali e l’arte di sciogliere la nebbia

A Genova per "Panorama d'Italia", lo scrittore che era medico condotto racconta i suoi personaggi. E il loro legame con Frate Indovino - FOTO e VIDEO

Etichetta riduttiva, quella di “scrittore di provincia”. Andrea Vitali, uno degli autori più prolifici d’Italia, nella categoria del narratore locale sta davvero stretto. E ha ragione. Storie di provincia erano pure quelle di Piero Chiara e George Simenon. E i loro luoghi (marginali, segreti, discreti) avevano la forza dell’universale. Così è per lo scrittore che ha eletto Bellano epicentro del proprio terremoto narrativo

Oltre 30 titoli (più o meno due ogni anno, spesso insieme in classifica) per oltre tre milioni di copie vendute nel mondo. Successo vero di pubblico e critica, se si conta anche una buona dozzina di ottimi riconoscimenti, dal Premio Montblanc che laureò il suo esordio nel 1990, fino al Grinzane Cavour, il Bancarella, il Campiello Giuria dei letterati e una degna presenza come finalista al Premio Strega nel 2009. Provincia sì, insomma, ma dai confini assai dilatati e metaforici («come succede nelle storie di Giovannino Guareschi, che è l’autore che sento più vicino e per il quale nutro più affetto»).

Il luogo assoluto

La Bellano di Vitali, ovvero il piccolo centro sulla sponda lecchese del lago di Como, è un sito biografico ("Ci sono nato e mai me ne andrei") ma anche luogo assoluto, scenario universale delle vicende umane ("perché ciò che accade qui accade ovunque"). Qui l’autore ha ambientato anche i suoi ultimi due romanzi: La verità della suora storta (Garzanti, 231 pagine, 16,40 euro) e Nel mio paese è successo un fatto strano (Salani, 173 pag., 13,90 euro). Presentati nella tappa genovese del tour Panorama d’Italia, il 31 marzo, sono stati occasione ghiotta per domandargli (tra le altre cose) come nascono le sue tante storie.

Medico condotto 

"Ho fatto il medico condotto per 25 anni a Bellano, e l’ambulatorio è stato un punto d’osservazione privilegiato" ha detto Vitali. "Ascoltare i pazienti ha significato per me avere 'compassione' nel senso etimologico del termine, e dunque condividere il loro punto di vista. Sono nati così tanti personaggi e molti spunti per le mie storie". Non senza risvolti comici. Come quella donna soprannominata da Vitali “Signorina Vastità”, per via della mole fisica, "tanto che per mettersi seduta aveva bisogno di affiancare due sedie". I suoi strafalcioni lessicali "mi hanno sempre divertito. Mi parlava di un ortopedico arrestato perché al centro di un giro di un giro di 'fratture' false; mi diceva che le parlavo fra il serio e 'l’aceto'; e a una domanda sulla sua gravidanza, quando le domandai se suo figlio fosse nato a termine, aveva opposto decisa 'No, dottore, è nato a Bellano, all’ospedale'. Ai miei personaggi ho trasferito quel senso d’involontaria comicità".

Andrea Vitali, scrittore "di provincia"

Nessun giudizio

Bonario, indulgente, mai giudicante è Vitali. Come nella Verità della suora storta. Dove il protagonista è "Sisto Santo, un bravo meccanico passato a fare il tassista, l’unico di Bellano, che va a cercare i passeggeri alla stazione. Una suora chiede di andare al cimitero. Ma una volta arrivata, è pronta per far compagina ai defunti: oltre che storta, cioè gobba, è anche morta. Il protagonista se la trova stecchita sul sedile posteriore. Come è successo? Chi andava a trovare? Ma soprattutto, chi era?" Lo scioglimento si affiderà a figure pittoresche: parroci, marescialli, delinquenti lacustri.

Frate Indovino

Ora c’è Sisto santo, in passato Austera Petracchi, Giangenesio Gorgia, Eudilio Malversati. Nomi di fantasia? "Servono a caratterizzare un personaggio. La personalità comincia dal nome. E inomi li scovo su un vero classico della letteratura: il calendario di Frate Indovino. Lo uso da sempre uso, vi appunto tutti i miei impegni, e cerco lì i miei eroi".

Come cambia la provincia

Nella letteratura come nella vita, il gusto di Vitali è insomma quello di un’Italia che fu, tra le sigle della Bella Gigogin e del 90esimo minuto, come avviene negli anni 70 della Suora storta; o i tic di un’Italietta di provincia anni 30 e 40 di altri suoi romanzi. Ma com’è cambiata questa provincia nostrana? Ne esiste davvero una felice come quella della nostalgia? "Nei miei libri c’è spesso un forestiero che sconvolge gli equilibri della piccola comunità, nel bene e nel male. E per essere “forestiero”, a Bellano, bastava che fosse milanese… Oggi lo straniero non è un singolo che viene dalla città, è bensì una moltitudine che arriva dalle zone più povere e martoriate del pianeta, un esodo che compromette gli equilibri di intere società. La globalizzazione ha cambiato anche piccoli borghi come Bellano, dove oggi vivono almeno 300 persone che sono arrivate dal Nord Africa e che parlano un dialetto perfetto. Di contro però i borghi si spopolano. I giovani fuggono. E le cronache parlano di provincia soltanto in occasione di efferati delitti, da Garlasco in poi. Anche le figure sociali che avevano una funzione di perno, come il maresciallo, il medico, il prete, sempre fondamentali nelle mie storie, hanno smarrito il proprio ruolo cardine nella comunità".

Il presente

Perché non ha mai affrontato il presente come cornice delle sue storie? "Perché gli anni 70 sono stati uno spartiacque nel costume, e io ho bisogno della lente del tempo per guardare le storie muoversi nella Storia"

La lingua 

Lingua diretta e capitoli brevi: materia perfetta per sceneggiature tv. A quando una fiction? "Non per il momento, ci vorrebbe un personaggio seriale, che nei miei romanzi non c’è e che io non voglio creare. Non sentendolo come esigenza narrativa, finirei per ingannare il lettore, e dunque per annoiarlo".

La presenza in tv 

Rare anche le sue presenze in tv. "Non mi piace la figura dello scrittore che pontifica su ogni argomento. Il mestiere dello scrittore è scrivere". Nel suo caso però è anche fare il medico. "Non più medico condotto, però: lavoro in un centro psichiatrico, anche se non come psichiatra, ed è quello il mio lavoro “serio”". Quanto conta l’ironia? "Non potrei farne a meno, è ciò che mi tiene con i piedi per terra». Nella verità della suora storta – ha notato qualche critico - la vis comica è meno presente rispetto ai precedenti romanzi. Ci sorride di gusto, ma il tono è riflessivo, intimistico, introspettivo. È cambiato il suo sguardo sulla realtà? " È cambiato dopo una lunga nebbia che aveva avvolto la mia mente, un periodo duro, che mi aveva tolto la gioia. È stata un’esperienza difficile, ma non del tutto negativa, perché mi ha fatto rivalutare diversi aspetti dell’esistenza. Per fortuna quella nebbia si è dissolta".

La nebbia

È la stessa nebbia che all’improvviso compare nell’altro suo romanzo in libreria: Nel mio paese è successo un fatto strano? "Quel libro nasce da lì. Il “fatto strano” del romanzo è una nebbia improvvisa, come mai si era vista prima, che avvolge completamente un piccolo paese. Tutto s’immobilizza, a partire dal tempo: i calendari si svuotano, gli orologi si fermano, le persone perdono la cognizione dei giorni e delle ore. Ognuno reagisce come può, non senza risvolti comici".

E alla fine la nebbia se ne va… "L’obiettivo, per tutti gli abitanti, sarà imparare a riprendersi il tempo, a riconsiderare le cose fuori dall’anestetica routine, in definitiva: riconquistare il gusto della vita".

È stato definito un romanzo per ragazzi ma non sembra soltanto per loro…. «È un invito a riscoprire il mondo con la meraviglia di un bambino, e l’invito è valido per ogni età».

Domani 

I prossimi lavori? "Uscirà a maggio per Garzanti Le mele di Kafka, anche qui con un giallo; e più avanti arriverà in libreria per Salani una specie di favola, sulla scia del fatto strano: La zia ciabatta. L’ispirazione per quest’ultimo è una zia che ho veramente, una che è sempre stata una grandissima rompiballe. Ebbene, due nipotini chiedono a Babbo Natale di farla morire. Ovviamente lui non può esaudire questo loro desiderio, ma in cambio se ne vedranno delle belle".

Ambientazione? La domanda è ormai retorica: "quel paesino che guarda il lago", scenario di un’umanità universale, "dove la gente vive e sogna come in ogni luogo del mondo".

 

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Silvia Morara

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Antonio Carnevale