Panorama D'Italia

Così l'Internet delle cose aiuta la manifattura

Al workshop Ibm soluzioni e sensori per la produzione, l'aerospazio, sanità, tessile, agricoltura. Obiettivo: ridurre i costi e aumentare la resa - VIDEO

Ibm e l'Internet delle cose per rendere le imprese più efficienti

Uno stabilimento del colosso siderurgico tedesco Thyssen che doveva far fronte ad un incremento della produzione e non ci riusciva per mancanza di spazio: grazie all’”Internet delle cose”, una squadra dell’Ibm ha ottenuto sullo stesso impianto, a parità di spazio, il 30% di produzione in più, ottimizzando tempi e processi. È uno dei tanti esempi di cui si è discusso a Trento, alla Locanda Margon, al workshop organizzato da Ibm nel contesto di Panorama d’Italia sul mondo dell’”Internet of things”, in sigla Iot, che applicato all’industria manifatturiera viene indicato con la formula Industry 4.0 o Fabbrica 4.0.

“È l’intersezione tra il mondo fisico e il mondo digitale, quella che l’Iot rappresenta e sviluppa”, dice Cristina Farioli, direttore di marketing, communications & citizenship di Ibm Italia, “e che sta pervadendo tutto il sistema manifatturiero, con infinite soluzioni possibili, dalla produzione all’aerospazio, dalla sanità al tessile all’agricoltura. Sensori di ogni genere rilevano dati che vengono utilizzati dalle macchine per dialogare tra loro e fornire agli operatori in tempo reale sintesi preziose per prendere decisioni. Quindi l’Iot aggiunge valore alla produzione riqualificandola in ogni sua fase”.

La videointervista a Maria Cristina Farioli


In Italia – secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Internet of things del Politecnico di Milano – esistono già 8 milioni di “oggetti” connessi in Rete, per un valore di 1 miliardo e 550 milioni di euro, ma “tutti gli osservatori concordano nel prevedere una triplicazione della quantità di oggetti sia di uso corrente che di uso industriale che ben presto interagiranno tra loro attraverso la Rete”, aggiunge Paolo Traverso, direttore dell’innovazione della Fondazione Bruno Kessler, l’istituzione di ricerca trentina che da tempo collabora con Ibm al punto da aver fornito due ricercatori al team che ha creato il famoso supercomputer “cognitivo” Watson.

La videointervista a Paolo Traverso

Davanti a un pubblico attentissimo di oltre trenta aziende trentine, Vittorio Piccinini, architetto digitale di Ibm che si occupa specificamente di Iot, ha illustrato una serie di soluzioni possibili con l’internet delle cose, e citando ad esempio il caso del colosso enologico americano Gallo – e parlare di vini in terra enologica è sempre saggio – che ha ridotto del 20% il consumo di acqua incrementando del 20% la resa per ettaro grazie ad un sistema di sensori in grado di rilevare e trasmettere, per un’immediata elaborazione, tutti i dati utili a tarare irrigazione e interventi gestionali dei filari. “La personalizzazione di queste soluzioni è infinita”, osserva Piccinini. “Ci sono casi di sistemi che permettono il confezionamento robotizzato di scatole di cioccolatini assortite secondo indicazioni individuali dei singoli clienti e la loro spedizione a casa. Ci sono sistemi che consentono il monitoraggio da remoto in tempo reale di parametri fisio-patologici come la glicemia. Ci sono applicazioni di analytics attraverso Iot per prodotti industriali grandissimi e complessi come i motori aeronautici Pratt & Whitney”. “Perchè nell’Iot quel che affascina e aiuta spesso a capire l’importanza  dell’innovazione è l’oggetto, ma quel che conta è l’intelligenza che lo fa funzionare meglio”, sottolinea Cristina Farioli.

La videointervista a Vittorio Piccinini

Non si potevano non toccare i due punti critici di questo galoppante e promettente sviluppo di una vera e propria nuova frontiera tecnologica: la connettività sul territorio, che rende possibili le comunicazioni in tempo reale tra oggetti; e la sicurezza di queste comunicazioni. Nel primo caso, il “fattore abilitante” è la disponibilità di banda larga, su cui l’Italia ha accumulato forti ritardi che però sembra finalmente avviata a colmare. “Quanto alla sicurezza, nessuna applicazione Iot può prescinderne e per noi di Ibm è fondamentale”, osserva Piccinini. “Ma dobbiamo interpretrarla e gestirla in modo nuovo, passando all’iniziativa, anticipando e prevenendo il rischio delle frodi, e non certo chiudendosi a riccio per escludere qualsiasi possibile falla nella protezione dei nostri dati”.

Agli imprenditori che ascoltavano, infine, Cristina Farioli ha ricordato che Ibm offre delle giornate gratuite di formazione sull’Iot presso le proprie strutture di marketing digitale per una prima analisi, a titolo gratuito, delle possibili soluzioni ai problemi eventualmente percepiti dagli interessati nel loro ciclo produttivo e commerciale.

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Sergio Luciano