Al Qaeda in Libia? Non è una sorpresa
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Al Qaeda in Libia? Non è una sorpresa

Washington sapeva da un anno della cellula terroristica di Al Qaeda in Cirenaica

Se non fosse per la tragica morte dell’ambasciatore Chris Stevens e di tre suoi uomini nell’attacco al consolato statunitense in Libia ci sarebbe quasi da sorridere di fronte alla reazione di Washington all’attacco terroristico di Bengasi. Un assalto che si è verificato nella serata dell’11 settembre e che ha ridicolizzato l’affermazione di Barack Obama, il quale, solo poche ore prima, aveva celebrato l’anniversario dell’11/9 dicendo che l’America oggi è "più forte, più sicura e più rispettata". Una fonte americana ha precisato al Washington Post che l'intelligence non aveva elementi per anticipare un'azione di questo tipo.

Eppure la minaccia jihadista in Cirenaica non è certo una novità. Qui è nato il Gruppo Militante islamico Libico affiliato ad Al Qaeda già negli anni ’90 e sradicato con le armi dalle forze di Gheddafi nel 1999.  La guerra contro il regime del Colonnello ha visto l’anno scorso arabi, europei e statunitensi combattere al fianco degli insorti tra i quali le milizie più forti erano quelle islamiste composte in parte da volontari che avevano combattuto americani ed alleati in Iraq e Afghanistan. Più o meno quello che accade oggi in Siria dove occidentali e Al Qaeda sono dalla stessa parte contro il regime di Bashar Assad.

Il capo dei miliziani che strapparono Tripoli ai lealisti e che successivamente è stato "governatore militare” della capitale non era forse quel Abdelhakim Belhadj già esponente del GMIL e di Al Qaeda che si era fatto un soggiorno nelle prigioni della Cia? Possibile che gli americani siano stati colti da sorpresa dalla presenza di milizie di Al Qaeda in Libia quando nel dicembre scorso la Cnn , citando fonti dell’antiterrorismo, riferì di una cellula costituitasi nei pressi del confine libico-egiziano su iniziativa del capo di Al Qaeda, l’egiziano Ayman al Zawahiri.

Il successore di Osama Bin Laden aveva inviato uomini esperti in Libia, veterani delle guerre in Iraq e Afghanistan, guidati da un terrorista già arrestato in Gran Bretagna per terrorismo, descritto come un uomo dedicato totalmente alla causa di Al Qaeda, che aveva reclutato circa 200 miliziani.

L’amministrazione Obama finge di non essere al corrente della minaccia dei jihadisti della Cirenaica ma l’anno scorso l’intelligence di Washington lanciò l’allarme non solo per l’evidente presenza della rete terroristica in Libia ma anche per il rischio che l'organizzazione si impossessasse degli arsenali dell’esercito di Gheddafi e i particolare dei missili antiaerei portatili.

Centinaia di volontari accorsi a combattere sotto le bandiere nere di Al Qaeda in Iraq e Afghanistan erano libici, come anche il numero due di al-Qaeda, Abu Yahya al-Libi, che in un video nel dicembre scorso invitò i libici a battersi per scongiurare una deriva filo-occidentale nel Paese. Al-Libi è stato ucciso nel giugno scorso da un drone in Pakistan ma la cui morte è stata confermata da al-Zawahiri solo il giorno prima dell’attacco al consolato statunitense a Bengasi.

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Gianandrea Gaiani