Al via la campagna di Baghdad contro lo Stato Islamico
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Al via la campagna di Baghdad contro lo Stato Islamico

Le forze armate irachene dispiegano 30mila soldati per riprendere il controllo di tre province e puntare a Mosul

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Trentamila soldati iracheni coperti dall’alto dai caccia dell’aviazione e sostenuti da diverse milizie sciite. È scattata alle prime ore di oggi, lunedì 2 marzo, una vasta operazione militare attraverso cui il governo di Baghdad intende riprendere il controllo delle roccaforti dello Stato Islamico nella provincia a maggioranza sunnita di Salahuddin, situata a nord della capitale Baghdad, e puntare successivamente a Mosul.

L’offensiva, annunciata domenica primo marzo dal premier Haider al-Abadi nel corso di una visita alla città di Samarra, è la più grande mai effettuata finora dalle truppe irachene contro l’esercito del Califfo Al Baghdadi. Diverse delle più importanti città della provincia di Salahuddin sono sotto il controllo dello Stato Islamico ormai da mesi. Tra queste la principale è Tikrit, città natale dell’ex dittatore Saddam Hussein, a maggioranza sunnita, situata lungo il fiume Tigri circa 160 chilometri a nord di Baghdad.

 

MILIZIE SCIITE DI SUPPORTO
Secondo fonti del comando militare iracheno, partendo da Samarra l’offensiva si svilupperebbe in tre direzioni: verso le città di al-Dour, Tikrit e Ad-Dawr. La fanteria dell’esercito iracheno è sostenuta da diverse milizie sciite, tra cui Hashid Shaabi conosciuta anche come Unità di Mobilitazione Popolare, proveniente dalla vicina provincia di Diyala. Altre fonti hanno inoltre parlato del coinvolgimento di milizie sunnite che lottano contro lo Stato Islamico e del probabile impiego di caccia da parte degli Stati Uniti.

 

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OBIETTIVO MOSUL
Più volte nei mesi scorsi l’esercito iracheno ha tentato di riprendere il controllo di Tikrit senza però riuscirvi. Grazie ai raid aerei americani e ai militari peshmerga del Kurdistan iracheno, il governo di Baghdad ha mantenuto il controllo della capitale salvando dall’avanzata dello Stato Islamico buona parte del nord del Paese così come la provincia orientale di Diyala. Con questa offensiva l’esercito conta adesso di riconquistare i punti nevralgici di Salahuddin e di creare così le condizioni per una successiva operazione militare che ai primi di aprile dovrebbe essere avviata per lanciare l’attacco a Mosul, capitale irachena dello Stato Islamico. Alcuni dettagli di questo piano erano trapelati già la scorsa settimana dai vertici della difesa americana che coordinano le operazioni militari della coalizione internazionale in Iraq e Siria, ma la notizia non è stata ancora confermata dalle autorità irachene.

 

BATTAGLIA A TIKRIT
A Tikrit si respira un clima teso già da diversi giorni. Il 28 febbraio un’autobomba lanciata contro una postazione militare situata a sud della città ha causato 11 morti tra i soldati iracheni. Lo stesso giorno Hadi al-Ameri, comandante dell’Unità di Mobilitazione Popolare, ha esortato gli abitanti di Tikrit a lasciare le proprie abitazioni per permettere alle forze governative di vendicare la mattanza di Speicher. Nella base militare americana, situata vicino Tikrit, centinaia di cadetti iracheni, per lo più sciiti, erano stati giustiziati nel giugno del 2014, pochi giorni dopo la prima avanzata dello Stato Islamico in quest’area dell’Iraq. All’epoca le comunità sciite puntarono il dito contro i sunniti, dichiarando che una volta ripresa Tikrit avrebbero vendicato i loro morti. Qualora l’operazione dell’esercito iracheno dovesse avere un esito positivo, Tikrit potrebbe pertanto trasformarsi in un teatro di rappresaglie e l’Iraq potrebbe assistere all’ennesima sanguinaria resa dei conti tra sciiti e sunniti.

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Rocco Bellantone