Sinodo dei vescovi: per i gay forse è la volta buona?
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Sinodo dei vescovi: per i gay forse è la volta buona?

La Chiesa apre al riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali e delle unioni di fatto. Ma i conservatori fanno muro

Un deciso passo in avanti. La «relazione dopo la discussione» («Relatio post disceptationem») presentata dal cardinale ungherese Peter Erdo, al termine della prima settimana di lavori del Sinodo, è il frutto di un complesso lavoro di gruppo. Raccoglie e sintetizza il contenuto degli interventi in aula e offre le linee di discussione che vengono poi approfondite nei lavori di gruppo (i «circuli minores»).
Il testo della relazione è molto esplicito e fa discutere: «Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose». Si parte dalle unioni civili e convivenze: la relazione invita a cogliere i «germi positivi» che ci sono in esse, in particolare quando si tratta di convivenze stabili e connotate da «affetto profondo, responsabilità nei confronti della prole, capacità di resistere nelle prove». I cardinali più conservatori e vicini alla tradizione già sono scesi in campo per contrastare questa evoluzione.

Apertura sulle unioni omosessuali
Anche per le unioni omosessuali il testo prende atto che «vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners», quindi non è da escludere la possibilità di interventi legislativi al riguardo, in particolare a tutela dei «bambini che vivono con coppie dello stesso sesso». Si riconosce inoltre che «le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana», perciò vanno accolte e inserite a pieno titolo nelle Chiese.
Riguardo ai divorziati risposati, la relazione ribadisce il principio della «indissolubilità del matrimonio» ma invita a riflettere su due strade possibili: «Rendere più accessibili e agili le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità» e «prevedere un cammino penitenziale» per «l’accesso ai sacramenti».

Ora che cosa accadrà
I 191 padri sinodali, più 62 esperti e uditori, si sono divisi in dieci gruppi di lavoro, due di lingua francese, tre di lingua inglese, tre di lingua italiana e due spagnola. Discutono il testo della relazione presentata dal cardinale Peter Erdo. È un confronto molto libero e franco. I risultati saranno presentati in assemblea generale il 16 ottobre. Quindi un apposito gruppo, scelto dal Papa, elaborerà il documento finale (la «Relatio synodi») sulla base di tutto quanto emerso nel corso dei lavori. Il testo della relazione finale sarà a sua volta messo in discussione e votato in assemblea. Il Sinodo si concluderà domenica 19 ottobre con la Messa di beatificazione di papa Paolo VI. Poi ci sarà un anno di tempo per analizzare e discutere il documento finale. Le Chiese locali dovranno diffonderlo e discuterlo insieme. Dal 4 al 25 ottobre 2015 in Vaticano si terrà un nuovo Sinodo, questa volta ordinario, dal titolo «La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo», che sarà chiamato a definire le proposte concrete di riforma. Queste saranno date al Papa che avrà l’ultima parola.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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