Il Papa sfiora l'incidente con Israele
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Il Papa sfiora l'incidente con Israele

Voleva che fosse solo un pellegrinaggio nei Luoghi Santi, ma così Bergoglio ha irritato le autorità israeliane ed è dovuto correre ai ripari

Doveva essere solo un pellegrinaggio dal significato ecumenico, si sta invece rivelando un nodo diplomatico difficile da sciogliere. È il prossimo viaggio all’estero di Papa Francesco. Tre tappe in appena tre giorni, dal 24 al 26 maggio: Amman in Giordania, Betlemme nei territori palestinesi e Gerusalemme. Il momento culminante sarà l’incontro presso la basilica del Santo Sepolcro con il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, in ricordo dello storico abbraccio tra Paolo VI e Atenagora, avvenuto 50 anni fa nello stesso luogo. Un programma che, nella definizione iniziale voluta dal Papa, rischiava di irritare il governo israeliano, con il quale la Santa sede ha in corso un lungo e complesso negoziato sullo status dei luoghi santi e sul loro regime fiscale.

In discussione c’è anche la delicata questione del cenacolo di Gesù, che potrebbe essere finalmente affidato alla gestione della custodia francescana di Terra Santa e così riaperto al culto.

Il Papa non avrà neppure il tempo per recarsi a Nazareth nel distretto Nord di Israele. Ma, a quanto sembra, una volta a Gerusalemme farà visita almeno allo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto, e al muro del Pianto per venire incontro alle attese del governo di Tel Aviv. Certamente saluterà le autorità israeliane, al pari di quelle giordane e palestinesi. E avrà accanto un accompagnatore d’eccezione: il suo caro amico argentino, il rabbino Abraham Skorka. Nei prossimi giorni l’organizzatore dei viaggi papali, Alberto Gasbarri, sarà in Terra Santa per un sopralluogo sulle diverse tappe del viaggio e, subito dopo, potrà essere reso noto il programma ufficiale. Non è stato semplice il negoziato anche con i palestinesi, che avrebbero voluto il Papa fino a Ramallah. Più semplice la tappa in Giordania, che prevede l’incontro con i profughi siriani. 

Il Papa, per sua espressa volontà, viaggerà con passaporto argentino e non con quello diplomatico e desidera che venga messa in evidenza soprattutto la dimensione di preghiera e di pellegrinaggio di questa visita, piuttosto che quella istituzionale. A Gerusalemme, Bergoglio alloggerà presso il Pontificio Istituto Notre Dame, un grande centro per l’accoglienza dei pellegrini, gestito dai Legionari di Cristo, a pochi passi dal quartiere cristiano. Ma, nonostante le ferme intenzioni del pontefice, quando si mette il piede in Terra Santa è impossibile lasciar fuori politica e diplomazia. 

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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