Acque agitate allo Ior: un filo rosso collega Calvi agli scandali di oggi
ANSA/MASSIMO PERCOSSI 
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Acque agitate allo Ior: un filo rosso collega Calvi agli scandali di oggi

L'ex presidente della banca vaticana, Gotti Tedeschi, prosciolto da ogni accusa, annuncia querele. Al centro degli scontri gli stessi "conti misti" usati anche dal presidente del Banco Ambrosiano. Un libro di Maria Antonietta Calabrò svela i retroscena

Ancora acque agitate nello Ior. Nominata la nuova commissione cardinalizia di vigilanza, presieduta dal cardinale Santos Abril y Castelló, si attende di conoscere la sorte del consiglio di sovrintendenza: l’organismo laico, guidato dal presidente Ernst von Freyberg che concretamente tiene in mano le redini della banca vaticana, vera cartina al tornasole dei rapporti di forza in seno all’istituto. E’ molto probabile che gli attuali membri vengano in tutto o in parte sostituiti. Von Freyberg dovrebbe rimanere al suo posto. Ma è difficile fare previsioni anche perché nel frattempo, l’archiviazione definitiva del procedimento penale a carico del predecessore, Ettore Gotti Tedeschi ha riportato le lancette dell’orologio indietro di due anni, all’epoca della defenestrazione del presidente dello Ior, ad opera dell’attuale consiglio di sovrintendenza. Un’azione avvenuta, forse non a caso, all’indomani dell’uscita in libreria del volume di Gianluigi Nuzzi, «Sua Santità», con le carte segrete del Papa, trafugate dal maggiordomo Paolo Gabriele, che ha dato il via allo scandalo Vatileaks.

Solo una coincidenza? Quando si tratta di finanze vaticane le coincidenze spesso svelano trame segrete e intrecci impensabili come sa bene la giornalista del Corriere della sera, Maria Antonietta Calabrò che ha deciso di ripubblicare un suo famoso volume del 1991, «Le mani della mafi»a, sulla vicenda del crack del Banco ambrosiano e le sue connessioni con il Vaticano, arricchito da un ampio e articolata prima parte dedicata alle vicende degli ultimi anni. Mai come in questo caso l’esergo è rivelatore dello spirito con il quale il libro è stato scritto. Calabrò ha scelto una frase del giornalista Horacio Verbitsky: «Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda». Sì, proprio lui: Verbitsky, «la bestia nera» di Papa Francesco, il giornalista argentino, esponente del movimento per la difesa dei diritti umani, che ha accusato l’ex arcivescovo di Buenos Aires di compiacenza con il regime di Videla per l’arresto e la sparizione degli oppositori, compresi alcuni confratelli gesuiti del futuro pontefice.

Chi conosce Calabrò sa che non la si può annoverare tra i nemici di questo Papa e neppure tacciare di anticlericalismo. Piuttosto la scelta di questa frase esprime la libertà e il rigore con il quale ha analizzato i fascicoli giudiziari, le dichiarazioni dei pentiti di mafia e i documenti inediti di cui è venuta in possesso dai tempi del processo per la morte di Roberto Calvi ai giorni nostri. Il merito di questa nuova edizione aggiornata del libro è proprio quello di riallacciare i fili rossi lasciati interrotti nel 1991. Tra questi fili rossi ci sono i «conti misti» dello Ior, o cosiddetti «Conti R», conti esclusivamente in lire sui quali figuravano transazioni con clienti esclusivamente italiani. Erano conti dello Ior, spiega Calabrò, ma gli amministratori della banca vaticana «vi operavano “in gestione confusa”, cioè senza rivelare i nomi dei clienti per cui compivano le operazioni». Questi conti, dopo la vicenda Calvi, sono «sopravvissuti» per oltre trent’anni senza che nessuno ne parlasse più. Per riemergere in qualche modo ai giorni nostri. Dietro il sequestro dei 23 milioni di euro dello Ior, deciso dalla Procura di Roma, e il rinvio a giudizio dell’ex direttore generale Paolo Cipriani e del suo vice Massimo Tulli, dietro il blocco dei bancomat dentro le mura leonine, dietro gli arresti di monsignor Nunzio Scarano e di don Salvatore Palumbo, c’è infatti, ancora una volta, la vicenda di questi conti, finiti nel mirino della magistratura e delle autorità di vigilanza bancaria perché spesso, proprio questi conti, sono stati utilizzati per attività di riciclaggio come testimoniano le carte processuali.

Oggi, nonostante le folcloristiche notizie sull’arresto di aspiranti truffatori all’ingresso della Città del Vaticano, che cercavano di depositare titoli falsi presso lo Ior, e i proclami sulla volontà di trasparenza da parte delle autorità vaticane, in realtà il braccio di ferro con le autorità italiane rimane ancora molto forte. Restano congelati presso gli istituti di credito italiani diverse decine di milioni di euro dello Ior su conti riguardo ai quali le nostre autorità chiedono al Vaticano che faccia chiarezza su chi sia l’effettivo titolare delle transazioni compiute. Inoltre come conseguenza della chiusura di circa 1300 conti presso lo Ior, su istanza delle autorità di controllo finanziario vaticano, molti di quei depositi hanno preso o stanno tuttora prendendo il volo verso la Germania (più favorevole per la normativa antiriciclaggio) o addirittura verso paradisi fiscali. Senza un minimo scambio di informazioni con le autorità italiane al riguardo.

Per analizzare questi fatti di cronaca è utile la lettura del libro di Calabrò che induce un’amara riflessione: la storia alle volte non sembra essere maestra di vita. Infatti, nonostante l’omicidio di Calvi, il versamento di 250 milioni di dollari a titolo transattivo da parte del Vaticano, lo scandalo seguito a quelle vicende, purtroppo certe pratiche, certi silenzi, omertà e connivenze sopravvivono tuttora e ostacolano la necessaria opera di pulizia e trasparenza che proprio il conclave ha affidato a Papa Francesco.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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