Aborto: la Chiesa abolirà per sempre la scomunica?
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Aborto: la Chiesa abolirà per sempre la scomunica?

Durante il Giubileo il Papa sospende l’applicazione del canone 1398. Tutti i preti potranno assolvere le donne che hanno abortito

L’aborto resta «un dramma», ma durante il Giubileo tutti i sacerdoti avranno «la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono». Ancora una volta Papa Francesco prende in contropiede la Curia e le gerarchie vaticane. Scrive di suo pugno al presidente del Comitato organizzatore del Giubileo, monsignor Rino Fisichella e fissa personalmente le norme per ottenere l’indulgenza plenaria durante l’Anno Santo straordinario della misericordia che si aprirà il prossimo 8 dicembre.

Finora la donna che abortiva era scomunicata
In base al canone 1398, del codice di diritto canonico, «chi procura l’aborto, conseguendone l’effetto, incorre nella scomunica latae sententiae» (cioè automaticamente, senza bisogno che venga pronunciata una sentenza da un tribunale). In sostanza, in base alle norme della Chiesa ancora in vigore, le donne che abortiscono sono scomunicate, così come i medici che lo procurano. Per questa ragione, se si pentivano fino ad oggi non potevano essere assolte da un semplice sacerdote. Ma dovevano ricorrere al vescovo o a un sacerdote delegato dal vescovo che avesse la facoltà di togliere tale scomunica. Un norma severa, confermata anche nel Giubileo del 2000 quando si ribadiva che solo i sacerdoti opportunamente delegati potevano assolvere il peccato di aborto.

La scomunica sarà abolita per sempre?
Francesco travolge tutte le regole ed estende a tutti i preti, solo per il periodo del Giubileo, la possibilità di perdonare chi ha abortito. Di fatto sempre più spesso i vescovi diocesani già sospendono periodicamente l’applicazione di quel canone, autorizzando tutti i sacerdoti ad assolvere le donne che hanno abortito e i medici che compiono tali interventi: i casi più recenti sono stati quelli del vescovo di Terni durante la Quaresima e di quello di Torino durante l’ostensione della Sindone, solo per citarne un paio. La Chiesa forse si prepara a cambiare in maniera definitiva l’atteggiamento e il giudizio sulle donne che hanno abortito. Si vedrà in futuro cosa deciderà di fare il Papa, nulla vieta infatti che la facoltà concessa a tutti i sacerdoti di perdonare l’aborto possa essere confermata anche dopo l’Anno Santo.

Mano tesa ai lefebvriani
Il Papa non si ferma all’aborto e tende una mano anche ai tradizionalisti lefebvriani che fino ad oggi lo hanno pesantemente criticato: «Quanti durante l’Anno Santo della misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità san Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati». Ai vescovi lefebvriani nel 2009 era già stata tolta la scomunica da Benedetto XVI (decisione da cui scaturì il caso del vescovo negazionista Richard Williamson) e aveva di fatto liberalizzato l’uso della Messa con il rito antico, con il Motu proprio «Summorum Pontificum» del 2007. Ma rimanevano delle zone d’ombra. In particolare il Sacramento della Riconciliazione, impartito dai sacerdoti della Fraternità, che non rispondono ai rispettivi vescovi diocesani, è da considerarsi valido? A questa domanda ora si può rispondere di sì, grazie a quanto previsto da Francesco in questa lettera sul Giubileo.

Indulgenza anche per chi aiuta i poveri e amnistia per i carcerati
Le novità non sono finite: si potrà ottenere l’indulgenza plenaria durante l’Anno Santo anche compiendo opere di misericordia corporale e spirituale, senza dover attraversare la Porta Santa nelle basiliche romane o nelle cattedrali diocesane. Indulgenza plenaria anche per i carcerati che si pentono, si confessano e prendono l’Eucarestia. «Ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa». Inoltre il Giubileo, ricorda il Papa nella lettera, «ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia». Questa era stata chiesta da Giovanni Paolo II in occasione del Grande Giubileo del 2000. Oggi Francesco non si spinge così avanti ma lancia comunque un messaggio per far riflettere anche le autorità civili.

Un altro schiaffo alla Curia
Per varare queste norme innovative Bergoglio, ancora una volta, ha dovuto travolgere regole e tradizioni della Curia. In passato era sempre il Penitenziere Maggiore a definire, d’intesa con il Papa, le condizioni per ottenere l’indulgenza durante il Giubileo. Oggi il Penitenziere Maggiore è il cardinale Mauro Piacenza che Francesco, appena eletto, ha sollevato dal compito di prefetto della importante Congregazione per il clero per affidargli la Penitenzieria. Il Papa però non si è rivolto a Piacenza: ha scritto di suo pugno le norme per il Giubileo e le ha inviate al presidente del Comitato organizzatore, monsignor Fisichella.
Nonostante questa lettera, restano tuttavia ancora delle zone d’ombra: per esempio il ruolo dei «missionari della misericordia» che il pontefice aveva previsto nella Bolla di indizione del Giubileo «Misericordiae Vultus». Saranno sacerdoti, aveva scritto il pontefice in quel documento, «cui darò l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede apostolica». Nel nuovo documento il Papa non fa riferimento a queste figure che, in teoria, dovrebbero dipendere proprio dalla Penitenzieria. Ancora una volta le decisioni e le scelte di Francesco non mancheranno di fare discutere.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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