Roma: tentazione Marchini per il Pd
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Roma: tentazione Marchini per il Pd

Un pezzo importante del pd potrebbe mollare Marino (troppo vicino a Sel e al M5S) e riversare il suo peso sul costruttore. Contribuendo a far vincere Alemanno

 

Gossip: nel PD in molti giurano che una parte del partito (quella più favorevole alle larghe intese) avrebbe cambiato in corsa il suo vero candidato, mollando Marino (troppo vicino a Sel e aperturista verso Grillo) per spostare il peso su Alfio Marchini, un imprenditore romano di antica stirpe, tutta votata al Pci prima e poi ai successori post comunisti.

Sarà vero? Una conferma indiretta mi è sembrata la forte dichiarazione di Alfio Marchini a favore di Berlusconi rispetto alla ineleggibilità. Lo ha fatto parlando con Crociani alla radio “La Zanzara” quando ha bollato come inaccettabili sia la pretesa ineleggibilità di Berlusconi (“la Costituzione dice che il popolo è sovrano, gli elettori sanno tutto di Berlusconi e lo votano”) che l’altra pretesa del senatore Luigi Zanda di far fuori anche il Movimento 5 Stelle mettendolo fuori gioco.

Questa ci sembra la notizia più aggiornata per ora che riapre il gioco a sinistra, mentre a destra il sindaco uscente Alemanno è dato favorito nei sondaggi, oppure testa a testa con Marino. Questo stato delle cose, una sostanziale parità di Alemanno con Marino, e non con Alfio Marchini, dimostrerebbe che oggi, a poche ore dal voto, la rimonta dell’outsider imprenditore fra i candidati di sinistra è poco credibile.

Un altro che sembra andare incontro a un bagno nelle elezioni romane è Beppe Grillo che contava molto nella battaglia per il Campidoglio, sicuro addirittura di far vincere il suo candidato Marcello De Vito che i sondaggi danno sotto il quindici per cento. De Vito l’abbiamo visto in televisione e ci è sembrato molto schematico, un po’ talebano nei luoghi comuni, di eloquio lento e non troppo elaborato.

I sondaggi confermano anche, l’abbiamo accennato, che il sindaco uscente Alemanno, dato per spacciato specialmente dopo la stangata di “Report” della Gabanelli (una che ha già fatto fuori Di Pietro e che ha sferrato una mazzata quasi letale ai grillini, gli stessi che l’avevano selezionata per il Quirinale) è invece vivo e vegeto e rischia di vincere, anche se probabilmente non al primo turno. Secondo i sondaggisti la vera partita si giocherà al ballottaggio dell’8 e 9 giugno.

Quando al candidato sindaco Ignazio Marino, scelto formalmente dal PD, è per ora in testa, fermo al 35 per cento nelle intenzioni di voto. Una buona base, ma insufficiente per strappare la vittoria. Gianni Alemanno lo segue a poca distanza, attestato sul 33 per cento. E’ prevedibile che Alfio Marchini, che sta conducendo una campagna elettorale molto vivace ed intelligente, non ce la faccia ma conquisti una quantità di voti sufficiente per determinare la vittoria di Marino al secondo turno. Così vorrebbe la logica. Ma qui non siamo nel campo della logica, semmai della politica e degli umori. La verità è che una parte cospicua dell’elettorato romano che potrebbe votare per Marchini al primo turno, non è necessariamente di sinistra, ma appartiene semmai alla borghesia produttiva della Capitale. Quel bacino elettorale è in larga parte formato da elettori o ex elettori del Pdl, in libera uscita. E’ certo che la maggior parte di loro al secondo turno non travaserebbe il voto su Marino ma su Alemanno, per quanto il sindaco uscente sia logorato.

Troppo presto per prevedere come finirà, ma un dato sembra emergere: la consistenza di un elettorato moderato e borghese che si distribuisce più su Marchini (a sinistra) e Alemanno (a destra) che non su Marino, il quale sa parlare bene, fa promesse ragionevoli e radicali allo stesso tempo. Ma ha il torto di piacere troppo all’estrema sinistra e di non nascondere una sua comprensione per i grillini che probabilmente vorrebbe con sé in una futura alleanza di governo della Capitale. Questo sospetto gli ha alienato molte simpatie e nel PD c’è chi pensa che un tale sindaco potrebbe costituire un ostacolo per il clima generato dal governo – L‘“effetto Letta” – la cui prima caratteristica è uno smorzamento dei toni più polemici e delle posizioni più radicali.

La partita è troppo aperta per consentire previsioni, ma è un dato di fatto che il candidato alternativo Alfio Marchini è fortemente spinto dai programmi televisivi in cui il Pd esercita una certa influenza.

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Paolo Guzzanti