I Vitalizi degli Onorevoli: storia di un privilegio
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I Vitalizi degli Onorevoli: storia di un privilegio

La pensione dei parlamentari ha origine in una seduta segreta avvenuta alla vigilia di Natale del 1954.

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, rivelando che i vitalizi che i parlamentari si sono dati, "sono in gran parte slegati dai contributi da loro versati", ha promesso che l’istituto da lui presieduto svolgerà "una operazione di trasparenza". In attesa che questo avvenga, è importante anche capire come questi atavici privilegi hanno avuto origine.

È la sera del 21 dicembre 1954 e, a Montecitorio, si svolge una misteriosa seduta segreta, modello carbonari, alla quale partecipano i parlamentari di tutti gli schieramenti politici. La consegna, per tutti gli onorevoli, è quella del più assoluto riserbo, soprattutto al termine dell’incontro. Tuttavia, come sempre accade, e considerato che siamo a Natale e bisogna essere più buoni, c’è qualcuno che si fa prendere dallo scrupolo di coscienza. Due giorni dopo, il 23 dicembre mentre in Aula si discute della ratifica degli Accordi di Parigi, il presidente della Camera, Giovanni Gronchi legge una lettera pervenuta al suo ufficio il giorno prima.

"Onorevole signor Presidente, ieri sera la Camera, riunita in comitato segreto, ha discusso ed approvato il bilancio consuntivo 1952-53 ed il bilancio preventivo 1954-55. Nel bilancio preventivo è stata approvata la somma di lire 452 milioni per il fondo di previdenza per gli onorevoli deputati.Ritengo corretto che l’opinione pubblica sia ufficialmente informata delle cose che riguardano i parlamentari, specie di quelle così delicate circa le indennità ed altri compensi, e ritengo disdicevole a1 prestigio ed al buon nome del Parlamento che i1 pubblico venga a conoscere queste cose attraverso rivelazioni, indiscrezioni o articoli scandalistici come è successo in passato. In questo modo si continua su una strada che io non mi sento di approvare. Infatti, la nostra gente, e specie la povera gente, ha bisogno certamente di buone leggi ma anche di buoni esempi. A me sembra che questo buon esempio con le procedure segrete non si dia e perciò presento le mie dimissioni da deputato intendendo portare con esse, in discussione presso l’opinione pubblica, la questione che ci ha, purtroppo, divisi. Con deferenti saluti, Ing. Giuseppe Veronesi".

Il gesto dell’onorevole Veronesi, piuttosto che suscitare, come avrebbe dovuto essere, un sussulto d’orgoglio da parte dei colleghi, provoca l’effetto contrario destando una reazione sdegnata, a cominciare dallo stesso presidente Gronchi che, conclusa la lettura della missiva, espone il suo pensiero: Non credo che io debba commentare, per quanto riguarda la Presidenza della Camera, il merito di questa lettera, della quale però non posso tacere che il suo tenore, oltre ad essere inopportuno, è, in parte inesatto e, in parte, assolutamente ingiusto. Non intendo entrare in polemica, ma mi limiterò, come il regolamento me ne fa obbligo, a porre in votazione l’accettazione delle dimissioni”.

Per la cronaca, le dimissioni dell’onorevole Giuseppe Veronesi verranno respinte dall’Assemblea, a larghissima maggioranza. Cosa prevedeva in termini tecnici l’onorevole regalo del Natale del 1954? Dal primo gennaio dell’anno successivo, i parlamentari avrebbero depositato, a un fondo pensioni, 9.000 lire al mese mentre, la Camera, avrebbe versato per ciascuno di loro 12.500 lire mensili. L’onere complessivo del nuovo fondo da far ricadere sul bilancio della Camera e, quindi, dei contribuenti, era di 98 milioni di lire l’anno. Poi c’erano i requisiti, necessari a ogni singolo deputato, per poter usufruire di questo vitalizio e cioè: il deputato una volta raggiunti i 55 anni di età e i dieci anni di mandato parlamentare, quindi due legislature, oppure 60 anni e cinque di mandato (una legislatura), avrebbe usufruito di una pensione mensile di 50.000 lire.

Questo, però, era soltanto il minimo di quello a cui i rappresentanti del popolo avrebbero potuto aspirare nella loro onorevole carriera. Per ogni anno di mandato parlamentare, il deputato o il senatore avrebbe avuto diritto ad un aumento di pensione di 5.000 lire, fino a un massimo di 150.000 lire al mese. Se, invece, un deputato avesse avuto la sfortuna di non essere rieletto e, addirittura sfortuna della sfortuna, avesse raggiunto meno di cinque anni di anzianità parlamentare, avrebbe percepito un premio di 600.000 lire, una vera e propria buonuscita, una liquidazione. Se poi l’anzianità fosse stata maggiore, allora l’onorevole avrebbe potuto farsi dare un premio ragguagliato all’anzianità raggiunta, oppure come ultimissima ipotesi attendere il limite di età e usufruire della pensione.

La notizia riesce a passare quasi inosservata fra i grandi giornali d’informazione, in fondo era anche Natale. In più, ovviamente, e come sempre accade in queste situazioni, nessun partito si assume la paternità della proposta. Il 28 dicembre, il quotidiano economico 24 Ore pubblica un durissimo editoriale nei confronti della classe politica: “Finora ci eravamo illusi, e vogliamo ancora illuderci, che quella del deputato non fosse una professione, ma che invece fosse valido il concetto di rappresentanza degli elettori, o, per meglio dire, del Paese. Lo stabilito pensionamento costituisce invece un colpo assai duro alle nostre illusioni, anche se esso non fa che rispecchiare il processo involutivo della rappresentanza parlamentare con l’instaurazione di partiti solidamente formati e rigidamente controllati dall’alto. Scriviamo queste parole con molto rammarico, inquantoché, nonostante tutto, abbiamo sempre difeso il regime parlamentare attraverso le due Camere, le quali come ben disse Cavour, comunque siano formate sono sempre migliori dell’anticamera delle dittature. Nessuno li obbliga a fare il deputato; se lo fanno sappiano mostrarsi all’altezza del simbolo che essi impersonano”.

La questione del vitalizio, non era solo un semplice problema etico ma anche, se non soprattutto, un problema economico dal momento che, nonostante i tre miliardi di lire annui con cui lo Stato concorreva al bilancio della Camera dei Deputati, per l’esercizio 1954-55, a Montecitorio era previsto un passivo di un miliardo e 232 milioni. Queste cifre venivano comunicate dall’agenzia economica Interpress: “Lo stato di previsione della Camera è salito dai 2 miliardi e 900 milioni dell’esercizio precedente ai 4 miliardi e 132 milioni di quello in corso…”Fra le cause del deficit, per colmare il quale la presidenza dell’Assemblea avrebbe fatto ricorso al Ministero del Tesoro, sempre l’agenzia Interpress, citava in primo luogo “l’istituzione della cassa di previdenza a favore dei deputati”approvata formalmente dalla Camera dei Deputati il 21 dicembre 1954 in Comitato segreto.

Dopo due anni di silenzio, il vitalizio verrà ufficialmente istituito nell’estate del 1956.

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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