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Vincenzo De Luca indagato: i quesiti ancora aperti

Il Presidente della Campania avrebbe condizionato la sentenza che gli ha permesso di governare. Ma l'inchiesta deve ancora chiarire molti punti

"Io sono parte lesa in questa vicenda, io e l'istituzione che rappresento". "Sostengo pienamente l'azione della magistratura" e la invito ad andare avanti. Sono le dichiazioni del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca sotto indagine da parte della procura di Roma.

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I fatti
Un verdetto pilotato. Oppure una azzardata millanteria che ha finito per mettere nei guai un giudice all'oscuro di quanto si andava tramando alle sue spalle. Oscilla tra due poli estremi, la distanza che separa una concussione o una corruzione dal millantato credito, la vicenda che ha ha portato all'apertura del fascicolo in cui sono indagati Anna Scognamiglio, uno dei magistrati del Tribunale di Napoli che congelò la sospensione dall'incarico - per effetto della legge Severino - del governatore della Campania Vincenzo De Luca, e, insieme ad altre cinque persone, lo stesso De Luca, coinvolto nell'inchiesta come presunto beneficiario di un provvedimento giudiziario che sarebbe viziato all'origine da un accordo corruttivo.

Su De Luca, indagato per concussione per induzione, si abbatte così l'ennesima bufera politico-giudiziaria che il governatore, ancora una volta, respinge con forza, rilanciando: "Io sono parte lesa" e "sostengo pienamente l'azione dei magistrati", ha detto in una conferenza stampa nella quale ribadisce di essere all'oscuro di tutto anche se poi pubblica la lettera con la quale il suo legale, l'avvocato Paolo Carbone, già il 29 ottobre scorso chiede al Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, di sottoporlo a interrogatorio.

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Il ministro di giustizia Andrea Orlando non nasconde la sua preoccupazione e auspica che "si chiarisca al più presto la posizione del giudice" mentre il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, convoca già per il pomeriggio una riunione straordinaria della Prima Commissione dello stesso Csm che domani mattina deciderà sulle iniziative da intraprendere.

Ed è sicuramente una matassa difficile da dipanare l'inchiesta dei pm Giorgio Orano e Corrado Fasanetti della procura di Roma - l'ufficio competente a procedere nei confronti dei magistrati del distretto di Napoli - chiamati a stabilire se l'ordinanza del 22 luglio scorso con cui il Tribunale civile (di cui la Scognamiglio era uno dei tre componenti del collegio) consentì a De Luca di svolgere il suo incarico di presidente della Regione Campania sia stata o meno condizionata da patti illeciti.

Il ruolo di Guglielmo Manna
Tutto sarà più chiaro una volta vagliato, alla luce anche di quanto emerso dalle perquisizioni, il contenuto di intercettazioni telefoniche e ambientali e soprattutto quando sarà definito il ruolo della figura-chiave dell'intera vicenda, ovvero l'avvocato Guglielmo Manna, uno dei dirigenti dell'ospedale pediatrico Santobono di Napoli nonchè marito, in via di separazione, della Scognamiglio.

È lui che prese contatto con il capo (dimessosi lunedì scorso) della segreteria politica di De Luca, Nello Mastursi (oggi dimessosi anche dall'incarico di responsabile organizzativo del Pd della Campania), per prospettargli quello che, in estrema sintesi, è racchiuso nel capo di imputazione: se De Luca voleva evitare un verdetto sfavorevole ci avrebbe pensato lui, che grazie alla moglie aveva la possibilità di condizionare la decisione del Tribunale.

In cambio chiedeva per sè un importante incarico dalla Regione Campania, sempre nel settore sanità. Incarico che tuttavia non gli è stato conferito dopo la chiusura del procedimento.

I quesiti ancora aperti
Le minacce e le promesse sono avvenute nei tempi e nei modi ricostruiti dagli investigatori? E avevano un fondamento, era cioè Manna davvero in grado di influire sull'esito del ricorso? È questo uno dei punti centrali dell'inchiesta della procura romana. Chi esplicitamente si dichiara vittima di una millanteria è il giudice Scognamiglio. "Non conosco assolutamente - ha spiegato - nè de Luca, nè Mastursi, nè l'avvocato Giuseppe Vetrano (un presunto intermediario, anche lui indagato, ndr) con i quali non ho mai avuto contatti di alcun genere, nè quindi, ho loro mai chiesto, nè potuto chiedere, alcun favore nè per me nè per mio marito. La decisione favorevole a De Luca è stata assunta, all'unanimità, da tutti i componenti del collegio".

E per quanto riguarda i rapporti con il marito "dopo aver preso cognizione del capo di imputazione", ha posto fine alla convivenza, "sia pure solo formale".

Chi ci va giù duro è de Luca che parla di "una consolidata abitudine al massacro mediatico di persone e istituzioni", che rappresenta "un segno di barbarie, un oltraggio allo Stato di diritto e alla Costituzione". De Luca, in serata incassa la "fiducia totale" del Pd che, con "massimo garantismo", disegna lo scenario delle prossime settimane: "La magistratura faccia il suo corso, la Regione Campania lavori sulle emergenze a partire da Terra dei Fuochi e Bagnoli", dando così una risposta chiara al centrodestra e al Movimento 5 Stelle che hanno chiesto le dimissioni di De Luca.

L'indagine che ha portato al coinvolgimento di De Luca è scaturita da una inchiesta della Dda di Napoli su un intreccio tra politica e camorra per la gestione degli affari nel settore della Sanità. Una istruttoria condotta in gran segreto e che promette eclatanti sviluppi durante la quale, in una intercettazione, sono venuti alla luce i presunti tentativi, con le modalita' ricostruite dagli inquirenti, di ottenere vantaggi messi in atto da Manna.

Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ha precisato che in ogni caso la sentenza del tribunale di Napoli "non è oggetto di esame da parte della procura di Roma". Al momento non sono previsti interrogatori degli indagati e le indagini potrebbero concludersi nel giro di qualche settimana.

ANSA/ FABIO FRUSTACI
Il neo eletto presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, con sullo sfondo una foto di Matteo Renzi, durante la trasmissione televisiva 'In Mezz'ora' . Roma, 7 giugno 2015.

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