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Vincenzo De Luca: tutti i guai giudiziari

La presunta corruzione che gli avrebbe consentito di restare sulla poltrona di governatore della Campania

Vincenzo De Luca ha davvero comprato la sentenza che gli ha permesso di restare governatore della Campania, nonostante la legge Severino, in cambio di un posto ai vertici della sanità pubblica per il marito del giudice che doveva prendere la decisione? Oppure è stato ricattato ma non ha denunciato nulla?

È un vero terremoto politico-giudiziario quello che si è scatenato in Regione Campania con l'inchiesta che tira in ballo direttamente il governatore.

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Per lui si tratta solo dell'ultima di una lunga sequela di grane giudiziarie – anche se probabilmente la più clamorosa – che lo hanno visto coinvolto nel corso del tempo. Ecco, nelle slide che seguono, quali sono.

L'inchiesta “Sea Park”

Nei mesi scorsi De Luca ha rinunciato alla prescrizione contestatigli nell'ambito della maxi inchiesta, cominciata alla fine degli anni '90, denominata "Sea Park", come il mega parco marino che doveva essere costruito a Salerno al posto della vecchia fabbrica di sanitari Ideal Standard. Prescritti nel 2012 i reati di corruzione, truffa aggravata, falso e truffa, De Luca ha però chiesto di essere giudicato per quelli di associazione a delinquere e concussione rinunciando alla prescrizione per questi ultimi al fine di ottenere una piena assoluzione.

Il termovalorizzatore di Salerno

Nel gennaio del 2015 De Luca viene condannato in primo grado a un anno di reclusione per abuso d'ufficio e alla pena accessoria di un anno di interdizione dai pubblici uffici per aver illegittimamente nominato a una carica non prevista dall'ordinamento legislativo italiano, quella di project manager, l'ingegnere del comune di Salerno Alberto Di Lorenzo.

La nomina era avvenuta quando, per far fronte all'emergenza rifiuti scoppiata nel capoluogo campano, nel 2008 De Luca era stato nominato commissario straordinario alla costruzione del termovalorizzatore. Fu proprio questa condanna a far scattare la sospensione prevista dalla legge Severino, sospensione poi revocata dal giudice coinvolto nell'inchiesta in corso sulla presunta corruzione, subito dopo l'elezione a governatore dello stesso De Luca.

Il caso "MCM"

Nel dicembre 2013 De Luca viene assolto, perché il fatto non sussiste, dalle accuse di truffa ai danni dello Stato e falso in relazione alla delocalizzazione delle Manifatture Cotoniere Meridionali per cui era stato indagato nel 2008. Anche in questo De Luca aveva rinunciato alla prescrizione sopraggiunta.

Travaglio diffamato

Il 15 maggio 2013 De Luca è stato condannato in primo grado, dal Tribunale di Napoli, per diffamazione aggravata nei confronti del giornalista Marco Travaglio, a seguito di alcune dichiarazioni fatte il 4 marzo 2010 nel corso di una pubblica manifestazione organizzata dal Partito Democratico per le imminenti elezioni regionali.

Il "Crescent"

Nel 2013 l'allora sindaco di Salerno e viceministro alle Infrastrutture e Trasporti del Partito democratico viene indagato insieme a sette consiglieri comunali per la variante al Piano Urbanistico Attuativo, adottata il 16 marzo 2009, che consentiva l’acquisizione delle aree demaniali sulle quali è sorto il cantiere "Crescent" a ridosso del lungomare di Salerno posto sotto sequestro dalla Procura di Salerno dopo gli esposti dei comitati contrari alla realizzazione del complesso che denunciarono il rischio idrogeologico che potrebbe avere sulla spiaggia. Abuso d'ufficio, falso ideologico, lottizzazione abusiva le accuse contestate all'allora primo cittadino.

Le spese elettorali

Nel 2012 Vincenzo De Luca fu iscritto nel registro degli indagati, insieme al figlio Piero e a Mario Del Mese, un imprenditore molto vicino a quest'ultimo, per una vicenda – da cui uscì completamente scagionato - legata alle spese affrontare a margine del comizio elettorale più importante della campagna elettorale delle regionali del 2010. L'erede del pastificio Antonio Amato, Giuseppe Amato, aveva infatti raccontato ai pm di aver pagato alcune fatture per il montaggio del palco in Piazza del Plebiscito a Napoli in cambio di una variante urbanistica per un immobile del pastificio Amato a Salerno.

Gli "stipendi d'oro"

Nel 2010 i giudici contabili della sezione giurisdizionale di Napoli condannano Vincenzo De Luca a pagare 23.000 euro per gli stipendi d'oro versati ad alcuni dirigenti comunali di Salerno. Insieme a De Luca vengono condannati anche l'ex sindaco Mario De Biase e alcuni amministratori e burocrati accusati di aver provocato un danno erariale di circa 185mila euro.

La centrale elettrica

Associazione a delinquere e truffa sono invece le accuse da cui nel 2010 De Luca viene prosciolto nell'ambito dell'inchiesta sulla costruzione di una centrale elettrica da 800 megawatt sui suoli dell'ex Ideal Standard alla quale l'allora sindaco di Salerno si era opposto. Il filone dell'inchiesta riguardante il possibile danno erariale è stato invece trasmesso dalla Procura Generale alla Corte dei Conti e al Ministero delle Attività Produttive.

La discarica di Ostaglio

Nel 2001 De Luca si ritrova coinvolto nell'inchiesta sullo sversamento illecito di rifiuti nella discarica di Ostaglio scattata all'indomani di un incendio che sollevò forti preoccupazioni tra i residenti della zona. Nel 2010 l'attuale presidente della Campania ha accettato la prescrizione del reato dichiarata dalla Corte d'Appello di Salerno.

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Claudia Daconto