Storace rivuole il Lazio. I suoi: "Boia chi molla"
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Storace rivuole il Lazio. I suoi: "Boia chi molla"

Il leader de La Destra scioglie la riserva. La reazione dei militanti alla kermesse di Roma

Ci teneva tantissimo Francesco Storace alla kermesse di ieri al Teatro Olimpico di Roma. Mille posti, tutti occupati, e gente in piedi. Cinque pullman arrivati dall'intera Regione. E pare che i viaggiatori sapessero addirittura dove erano diretti. “Certo, siamo venuti per incontrare il grande Francesco”. Che ieri ha ufficializzato, appunto, la sua ricandidatura alla presidenza del Lazio. Un ruolo già occupato per cinque anni e che dopo sette di “calvario politico-giudiziario”, accusato di aver “spiato la Mussolini”, assolto in appello nell'ambito del processo cosiddetto “Laziogate”, il leader de La Destravuole riprendersi.

Era stato a un passo dal candidarsi per il Comune, sindaco di Roma gli sarebbe piaciuto eccome. Ma la Regione di più. E al termine della manifestazione spiega anche perché “anzitutto le regionali sono ora e vedo le difficoltà del centrodestra a individuare un candidato. Il Lazio è la regione che ho governato e che mi è stata sottratta da un'inchiesta esplosa a 15 giorni dal voto. Sette anni dopo sono stato riconosciuto innocente e, insomma, c'è anche la voglia di farsi restituire il maltolto”.

Il Cavaliere, tornato in campo per le politiche alla guida del Pdl o quello che sarà, ha scelto lui, “Berlusconi non lo voglio forzare, io il via libera l'ho avuto oggi – dice esagerando un tantino - da migliaia di persone assiepate in questo teatro enorme. Ogni giorno ha la sua pena, questo ha la sua delizia”.

Se vinco io, i tecnici se ne vanno a casa” promette riferendosi in particolare al commissario per la Sanità del Lazio Enrico Bondi che vuole tagliare 1770 posti letto negli ospedali della regione. L' alleanza con il centro? “Non ci dimentichiamo che io questa coalizione l'ho già guidata e se mi hanno votato è perché non mi consideravano un pericoloso estremista. Mi posso alleare con chiunque, ma solo se posso fare una battaglia in cui credo. Dipende tutto dal programma, dai contenuti, a partire dal tema della sovranità. Punto oggi a quelle persone che non sono esattamente moderate ma moderatamente incazzate”. Dario, per esempio, è tra questi “Storace – dice – ce la può fare se siamo tutti sufficientemente incazzati per non accettare più alcun compromesso, perché nella nostra storia ne abbiamo fatti troppi e adesso siamo alla frutta”. Chiarissimo.

Accolta come una star, si va a sedere in prima fila, accompagnata dalla figlia, Donna Assunta Almirante, vedova del leader dell'Msi Giorgio Almirante. “Non sono Storace” dice a chi si avvicina per baciarle le mani come a una Madonna. “Fate sedere mamma” implora la figlia. Noi praticamente ci inginocchiamo davanti a lei per strapparle le dichiarazioni riportate poi dalle agenzie. Contenta per la ricandidatura di Storace alla Regione Lazio? “Mi piace molto Francesco, sono contenta”. Non era meglio sindaco? “Sindaco, regione: lo vedo bene ovunque. E' stato un ottimo governatore e spero che torni a esserlo. E' un lavoratore, è capace, ha fede. È un uomo che va rispettato per la sua libertà”. Sì, ma Zingaretti non è un avversario troppo forte? “Zingaretti non è pericoloso, Storace lo batterà. Faremo tutti una grande battaglia, e Storace vincerà". Ha visto Donna Assunta, Monti si dimette...''Spero ora vada in un bel posto e goda dell'ottima salute che non ha fatto godere a noi”. E se lo fanno presidente della Repubblica? “C'è tempo, ci sono tanti pretendenti”. Berlusconi è tornato in campo, ha fatto bene? “Berlusconi lo voteremo senz'altro. Sono contenta, ma io sono sempre contenta, tranne quando devo pagare le tasse e vedo la povera gente senza lavoro”.

In sottofondo c'è Lucio Battisti, La Collina dei Ciliegi, quella di “planando sopra boschi di braccia tese”. Battisti qua se lo sentono loro, “Bè, Battisti è di tutti – commenta Mario - però un po' più nostro”. Si capisce.

Intanto sul palco si alternano gli oratori. L'ultimo a parlare prima di lasciare la scena al Capo è Teodoro Buontempo, detto Er Pecora, assessore alla Casa nella Giunta Polverini. Saluti e ringraziamenti ai federali delle province. Applausi per l'addio di Monti, fischi per Napolitano, Fini e Montezemolo. E poi “attento Zingaretti, non siamo disposti a regalarti la Regione”. Dopo la minaccia lo sberleffo “ditemi se ha mai lavorato un giorno in vita sua, se ha mai timbrato un cartellino. E' uomo di partito e basta, per giunta ipercoccolato”.

Seduto in poltrona Franco applaude, “ah sì, meglio la Regione che il comune”. Perché? “Perché almeno tiene anche il prefetto comunista sotto le grinfie” e chi sarebbe il prefetto comunista? Zingaretti? “Eh sì, proprio lui, che ancora si deve dimettere”. Per la verità l'ha fatto appena il giorno prima, ma comunque non sarebbe più facile vincere al Comune dove il centrosinistra non sa ancora chi candidare che alla Regione contro uno tanto avanti nei sondaggi come l'ex presidente della Provincia? “Zingaretti sarà forte, ma bisogna credere, obbedire e combattere. Boia chi molla!”. Interviene l'amico seduto accanto “Alla Regione i comunisti non devono più andare”, è un'ossessione.

Anche per la signora Annamaria, 86 anni, che rivendica con orgoglio la sua militanza politica iniziata all'età di 14 anni, “fin dai tempi della Repubblica di Salò”. Fa il tifo per Storace perché ce l'ha a morte, appunto, con i comunisti, quelli veri però, quelli responsabili, a suo avviso, della tragedia delle Fosse Ardeatine perché “io sono andata ad attaccare i manifesti sui muri di Roma per chiedere al responsabile dell'attentato di via Rasella di farsi avanti, perché se lui avesse confessato non ci sarebbe stata nessuna rappresaglia e invece dopo 70 anni ci stanno ancora a speculare sopra. Questa è storia!” D'accordo signora, ma mi dica di Storace, non era meglio per lei se avesse fatto il sindaco? “Senti, Storace dove va, va. Basta che vada”. “E poi è un gran signore – aggiunge la figlia – avete visto come ha difeso la Polverini dopo lo scandalo Fiorito? Ricordiamoci anche che è stato l'unico a dimettersi appena saputo di essere coinvolto in un'inchiesta”. L'unico proprio no, se è per questo ha fatto lo stesso recentemente anche Vincenzo Maruccio. Ma annuiamo.

Due file più avanti ci sentiamo afferrare il braccio da una coetanea di Annamaria. Anche lei ha il suo pezzetto di storia da raccontare, anche se molto più recente, “io sono una di quelle che ha dato le ombrellate a Fini”, quando? “Al funerale di Rauti. E' meglio che se ne vada quello”, Fini? “Sì, Fini, quel traditore!”.

Storace in piedi davanti al leggio strilla che lui a Berlusconi gliel'aveva detto “attento Silvio, quello ti tradirà come ha tradito noi”, ovazione in sala. Poi i punti del programma sciorinati in 12 pagine di discorso: stop all'euro e alle banche, lotta alla casta e alla corruzione, precedenza agli italiani, separazione della carriere dei magistrati per restituire fiducia nella giustizia, basta con Equitalia e le sue “cartelle assassine”, mutuo sociale, lotta al precariato e sostegno alle piccole e medie imprese.

Alle sue spalle lo slogan della prima ora “il meglio deve ancora tornare”. Di fronte i militanti armati di cartello, stile americano, con su scritto su un verso “vincere si deve”, sull'altro “Storace presidente”. Inno di Mameli alla fine e tutti in piedi ad applaudire.

Eccome se mi ha entusiasmato il suo discorso – esplode di giubilo la signora Gabriella - siamo cresciuti nella stessa strada, lo conosco da una vita e posso assicurare che lui è sempre stato così: una persona ponderata, sicura di quello che vuole fare. Francesco fascista? Macché fascista! E' uno del popolo”. Poi gli si avvicina tra la calca umana e la ressa di telecamere e gli infila in mano un foglietto piegato in quattro. Lui, ponderatissimo, cazzia l'amica d'infanzia senza pensarci un attimo “Sei pazza? Mi passi un biglietto davanti ai giornalisti?”.

Qualcuno saluta con il braccio teso. “Coglioni, abbassate quelle braccia” sbraita uno dello staff. Quelli obbediscono. Qualcuno resiste. “Fascisti noi? Il fascismo non esiste più. Però i discorsi del Duce andrebbero riascoltati senza pregiudizi”. Nel frattempo si può sempre acquistare la spilletta celebrativa al banchetto all'esterno.

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Claudia Daconto