Renzi, oltre alle grane del governo anche il "Portas a Portas"
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Renzi, oltre alle grane del governo anche il "Portas a Portas"

In Transatlantico è tutto un “Portas a Portas”. In questi giorni di tormenti,  livori e furori dei  partitini costretti a tornare all’ovile dalla riforma elettorale, in Transatlantico c’è anche qualcuno che se la gode. Perché c’è piccolo e piccolo, c’è formica e formica. Ma, come si sa,  anche le formiche nel loro piccolo si incazzano. Giacomo Portas leader dei Moderati alleati del Pd è diventato un vero rompicapo per Matteo Renzi.

Proprio così, nonostante grane ben più grandi come quella del futuro del governo, delle voci che si rincorrono di un “Renzi1” a capo di un esecutivo di larghe intese per fare le riforme (ipotesi che non dispiacerebbe a Fi, ma voce secondo i maligni amplificata dai suoi avversari interni al partito o dagli amici dello stesso Enrico Letta per fargli fare la parte di un Massimo D’Alema/2 salito a Palazzo, senza elezioni) ecco nonostante tutto questo caos, dal quale dipende il futuro degli assetti politici, “Matteo” ha pure quel Portas. Ma Portas, chi? Verrebbe da dire. Nossignore. Dai voti di “Giacomo”, leader dei Moderati secondo partito a Torino e in Piemonte per il centrosinistra, dipende la vittoria di Sergio Chiamparino, renziano della prima ora, alle elezioni regionali.

Il suo pacchetto di voti farà la differenza. Portas, uomo della Torino bene, è un ex liberale un tempo alleato del centrodestra, ma poi scelse il centrosinistra, indispettito dal fatto che a sindaco di Torino anni fa il Pdl candidò l’Udc Rocco Buttiglione, che dette una musata, anziché uno dei suoi Moderati.

Narrano che il suo primo incontro con Renzi sia andato più o meno così: “Guarda Matteo, se tu mi dici Portas chi, io non mi offendo mica e sono venuto qui a non chiederti alcunché...”. Roba da spiazzare il cazzuto Renzi che agli intimi avrebbe detto: “Ma questo Portas che vuole?”. A “Matteo” spiegarono la faccenda.  Poco dopo il telefono di “Giacomo” prese a trillare in continuazione dal Pd di Torino. Il potente portavoce di Renzi, Lorenzo Guerini si scomodò persino dal Largo del Nazareno e  fu visto avvicinarsi con discrezione a un divano dove “Giacomo” se ne stava tranquillamente seduto a fumare una sigaretta. Narrano che lo cercano da Forza Italia, a cominciare da Denis Verdini. E ogni giorno nei capannelli dei deputati Pd è tutto un’interrogarsi: ma “Ma Portas veramente ci abbandona?”.  Il contrario avviene nei capannelli azzurri: “Mi sa che torna con noi...”.

Lui sgattaiola, si diverte, non risponde a nessuno. Da Portas, che ha fondato dieci anni fa un movimento di professionisti, di ceto medio alto borghese, un movimento radicato nel territorio “e non nato da scissione parlamentare”, come lui ama sempre sottolineare, dipende la prima vittoria o sconfitta di Renzi al primo banco di prova con le elezioni in Piemonte. Anche i Moderati nel loro piccolo si incazzano. E ora soprattutto si divertono.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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