Renzi rincorre Grillo e il Pd ora spera nel Cav
 ANSA/CESARE ABBATE/
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Renzi rincorre Grillo e il Pd ora spera nel Cav

il premier costretto a scendere in piazza per rifar salire il Pd. Europee al veleno che potrebbero ripercuotersi sulla durata della legislatura

Non voleva. Ma alla fine Matteo Renzi è stato costretto a metterci la faccia, a spendersi sulla piazza in prima persona. Inchiodato com’era il Pd fino a pochi giorni fa in un testa a testa da incubo per Largo Del Nazareno con Beppe Grillo, alla fine il segretario-premier ha deciso di scendere in campo per le europee con comizi su comizi. «Non avevamo altra scelta e qualche cosa già stiamo recuperando nei sondaggi», rivela un dirigente regionale che si tiene costantemente in contatto con Stefano Bonaccini, responsabile enti locali di Largo Del Nazareno. Pressato da Grillo ma anche da quello che sotto voce viene chiamato «incubo Bersani», ovvero il rischio di non superare quota 30 per cento, nonostante i sondaggi  davano l’ex segretario fino al 36 per cento, il Pd ora si trova anche a sperare che «Forza Italia tenga». «Altrimenti anche se superiamo bene Grillo, poi le riforme con chi le facciamo?», dice sotto anonimato un deputato. Ha voglia Renzi a dire che queste sono solo elezioni europee, per tentare di esorcizzare la grande paura. Il segretario-premier in realtà sa bene che mai come ora le europee si sono caricate di una grande valenza politica che rischia più di altre volte di ripercuotersi sulla stessa durata della legislatura.

Forse mai negli ultimi anni una campagna elettorale per il parlamento di Strasburgo era stata così al veleno. Con Grillo che, ormai superato ogni limite nel linguaggio, arriva persino a scagliare parole come «lupara bianca» nei confronti di Renzi che ogni volta è costretto a ricordargli di non valicare la soglia del civile confronto. La posta in gioco è elevata per il premier andato a Palazzo Chigi senza elezioni. E quando Silvio Berlusconi prevede, come ha fatto domenica sera in videoconferenza a Salerno alla manifestazione con Raffaele Fitto e Mara Carfagna, che tra un anno o un anno e mezzo si riandrà a votare per il parlamento nazionale non sembra affatto avanzare un’ipotesi irrealistica.

 Le europee al veleno sono evidentemente il frutto a sua volta avvelenato degli avvicendamenti di governi, senza un mandato elettorale che fanno apparire agli occhi dell’elettorato lontano anni luce il febbraio 2013 quando si andò a votare per le politiche. Era solo poco più di un anno fa, ma la sostituzione del governo di Enrico Letta, nato attraverso larghe intese, la crisi aperta da Berlusconi e risolta apparentemente attraverso la scissione del Pdl, con Angelino Alfano che restò a fare da stampella al governo, e il successivo ribaltone di Renzi che defenestrò Letta, agli occhi dell’elettorato fanno apparire le elezioni del 24 e 25 febbraio del 2013 come l’evento di un’altra era geologica della politica. In questa distanza che appare così dilatata dalle numerose manovre di Palazzo succedutesi i Cinquestelle hanno trovato un’autostrada da battere. Riducendo ora il Pd a sperare che «Berlusconi tenga». Ora che il «male assoluto» non è più il Cav. Ma un ex comico.     

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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