Renzi contro Letta, ma l'obiettivo è  Alfano
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Renzi contro Letta, ma l'obiettivo è Alfano

Ci sono (veramente ai ferri corti) o ci fanno? Letta fa lo sgarbo di non andare alla direzione, ma intanto già si parla di un suo futuro alla Ue o al Colle. E Renzi sabato incontrerà Berlusconi alla sede del pd - Le frasi e le promesse di Renzi

Ma ci sono o ci fanno? E cioè: Matteo Renzi ed Enrico Letta sono davvero così arrivati ai ferri corti da rendere possibili le elezioni politiche in primavera, abbinate alle europee e le amministrative? Oppure il loro è uno scontro, per il quale è già stata preparata una rete di protezione?

Una cosa è certa: l’assenza del premier, rientrato da un paio di giorni ormai dalla sua visita in Messico, alla prima direzione con il nuovo segretario del suo partito, è giudicata, secondo i canoni classici dei riti politici, come uno sgarbo senza precedenti.

Letta irato; incontro nella notte con Renzi; chiarimento tra i due; fino a quando conviveranno? Guerra fredda e via di seguito. È il profluvio di titoli dei giornali di oggi sgorgato dalle scudisciate date da Renzi al governo durante la direzione a Largo del Nazareno.” Dieci mesi di fallimenti”, ha attaccato a testa bassa. Replica Letta: sbagli. Ma fin qui siamo a un copione scontato. Il risultato più concreto è che Angelino Alfano ora è costretto a fare la voce grossa: se si continua così è crisi.

Secondi i maligni, era proprio questo quello che voleva il sindaco di Firenze. Perché, ragionano ormai da tempo i suoi uomini, sarà lui il vicepremier e solo lui, a dover staccare la spina. Ma solo dopo aver fatto: riforma elettorale; superamento del bicameralismo perfetto e riforma della riforma del titolo V della Costituzione, ovvero quel cambiamento della Costituzione, voluto nel 2001 dal centrosinistra, che ha creato così tanti pasticci e sovrapposizioni nel governo delle varie materie tra Stato e Regioni da aver contribuito anche agli scandali sull’utilizzo dei rimborsi spese.

Renzi o accelera o  muore. Se non arriva presto alla plancia di comando di Palazzo Chigi, la spinta propulsiva della sua leadership nuovista rischia di esaurirsi. E questo non è possibile che l’avveduto Letta non lo abbia messo nel conto già dalla sera dell’8 dicembre quando quasi tre milioni di italiani incoronarono Renzi alle primarie . Letta è ex democristiano di rango, uomo dai solidi studi e sa bene che quand’anche si arrivasse fino al 2015, il suo tempo per lui di fatto è già scaduto come premier. In politica i tempi sono velocissimi e le elezioni del 2015, ammesso che l’esecutivo di strette intese ci arrivi, sono già dietro l’angolo.

“E’ già tutto pronto: Enrico andrà a occupare una della caselle da commissario Ue, spetterà ad Alfano staccare la spina quando saranno fatte le cose per le quali Matteo si è impegnato con il capo dello Stato, il resto è commedia”, confida un renziano doc. “Oppure, Letta potrebbe fare il ministro degli Esteri di un governo Renzi  e da questa postazione o da da un’altra europea potrebbe tranquillamente aspettare di compiere nell’agosto del 2016 i 50 anni necessari per entrare nella rosa dei candidati al Quirinale. Ma la spina la dovrà staccare sempre Alfano”, dice un parlamentare del Pd. Del resto, che Alfano “dovrà tornare a casa” prima o poi lo ha detto chiaramente Renzi alla direzione del Pd.

Renzi ha difeso a spada tratta la sua scelta di andare a una riforma elettorale dialogando a tutto campo e quindi in primis, con il vero leader dell’opposizione: Silvio Berlusconi. I bene informati dicono che avverrà sabato 18 gennaio alle 18. Dove non si sa. Sono aperte scommesse. Ma non ci sarebbe da escludere che Renzi, proprio per ribadire, alla vecchia guardia rossa contraria a incontrare “un pregiudicato” che nel Pd c’è un uomo solo al comando, alla fine incontri l’ex premier proprio nella sede di Largo del Nazareno. Oppure nella sua Firenze. Comunque sia, in un luogo istituzionale. Insomma, niente “Renzoni”, nessuna scelta anche nella logistica che faccia tornare a parlare di “inciuci”. Il Pd non avrebbe mai immaginato, nei giorni del suo forsennato pressing per la decadenza da senatore di Berlusconi, che del dialogo con l’ex premier il suo nuovo leader avrebbe avuto bisogno, paradossalmente  per essere legittimato fino in fondo anche nel suo partito. Altro che “pregiudicato” con il quale non parlare, il Cav resta l’unico, vero capo dell’opposizione e da lui si deve passare.   

Ps. In Transatlantico confermano. L'incontro Renzi-Berlusconi si terrà domani, alla sede del Pd

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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