Pippo Civati, il "fighetto" che vuole dare l'assalto al Pd
ANSA/ GUIDO MONTANI
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Pippo Civati, il "fighetto" che vuole dare l'assalto al Pd

Ritratto del terzo incomodo tra Cuperlo e Renzi. Il ritratto dell'iperdalemiano Gianni Cuperlo - Il sondaggio: chi vincerà?

Se per gli ex comunisti del Pd  «Matteo» è il «fighetto» numero uno, «Pippo» è il «fighetto» numero due. Anche qualche ex democristiano, lato ortodosso, di Largo del Nazareno, la pensa così.  Ma «Pippo», per quanto «fighetto» o peggio «grillino mancato»,  ai suoi stessi detrattori è molto più simpatico del «fiorentino» e del suo inner circle.  «Pippo almeno non se la tira, non si alza dieci metri da terra quando torna in Transatlantico e non saluta più nessuno solo per aver partecipato a un paio di trasmissioni in tv, come fanno soprattutto i renziani», si sfoga un deputato democrat. Impagabile una  battuta di Giuseppe (detto Pippo) Civati (sfidante di Renzi e Gianni Cuperlo alle primarie dell’ 8 dicembre) su Guglielmo Epifani. Era la vigilia delle vacanze estive, e i renziani nel corridoio fumatori di Montecitorio si chiedevano se e quando ci sarebbe stato il congresso per incoronare finalmente il loro «Matteo». Civati, allargando con un sorriso compiaciuto i suoi occhi azzurri, da bambino discolo spiegò: «Guardate, ragazzi, che Epifani pur di restare è tipo da spostare anche il Ferragosto, e poi anche il Natale…». Ci risero tutti. In poche parole, come in quei 140 caratteri twitter che sa battere con la velocità dell’ultrasuono, andò all’essenza del carattere del segretario (ormai quasi ex) pro tempore. Ovvero: l’equilibrismo; un certo protagonismo mascherato da finta modestia; la capacità di mediazione stirata al massimo fino a diventare, lui socialista, il segretario delle Cgil, sostenuto dagli ex pci. Se è riuscito a superare Ferragosto, Epifani ora non supererà Natale.

 E chissà che in un angolo recondito del suo cuore l’acuto e spiritoso «Pippo» non provi un dispiacerino. Perché lui, «il fighetto» numero due, con il «fighetto» numero uno litigò e di brutto ai tempi in cui fecero insieme la Leopolda a Firenze nel 2010. Partirono al grido: rottamiamoli tutti. Poi, però cercarono di rottamarsi tra loro. O meglio, secondo i maligni, fu «Matteo» a rottamare «Pippo». Come in una storia d’amore, Renzi iniziò a dare una buca, una sòla (si direbbe a Roma) dietro l’altra all’amico di Monza. Appuntamento alle 10,30? «Pippo» puntuale e l’altro non c’era. Un giorno Civati scoprì che se ne era andato perfino ad Arcore dal Cav, senza avvisarlo.  «Due galli, anzi due galletti nello stesso pollaio non potevano stare. Renzi capì al volo che Civati, con quella sua parlantina, quella sua simpatia e gli occhioni azzurri, lo avrebbe fregato in tv. Altra cosa mandarci  gente più “vecchia” alla Dario Franceschini o alla Piero Fassino (sono entrambi con il sindaco di Firenze ndr). Insomma,  Matteo non voleva la concorrenza in casa», così un conoscitore del renzismo  spiega a Panorama.it la fine della «love story» politica tra i due.

«Pippo» non si perse d’animo. Si buttò anima e corpo, dita soprattutto, su internet. Ha una miriade di followers su twitter. E anche un canale you tube. Si accreditò, dicono i maligni, in quei 60 giorni di crisi, provocati dagli inutili tentativi di Pier Luigi Bersani di fare un governo con i Cinquestelle, come il pontiere con i grillini. Ma neppure uno abboccò all’amo. Con alle spalle una considerevole esperienza politica iniziata a 20 anni - a 30 era già consigliere regionale in Lombardia -  il ragazzo di Monza, diventato deputato solo nel febbraio scorso, incominciò a divertirsi a Montecitorio. Non votò la fiducia al governo Letta-Alfano il giorno dell’insediamento. E neppure quella all’esecutivo sul caso Abliazov. Stefano Esposito, senatore pd, di rito dalemiano, il senatore più No-No-Tav che ci sia, sbottò platealmente davanti ai cronisti: «Qui c’è gente che vuole fare il fr… con il c…degli altri! Civati e Laura Puppato (senatrice pd civatiana ndr) vanno cacciati».

L’unica fiducia al governo di Larghe intese votata da «Pippo» è stata sul caso del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Ma solo, perché, secondo i maligni, «Pippo» doveva diventare un po’ più istituzionale in vista delle primarie. Sottotraccia continua la sua «guerra» con «Matteo». A farne le spese sarebbe stato Angelino Alfano.  Narrano che ci sia in realtà Civati  dietro allo «schiaffo» dato da Renzi al vicepremier. «Pippo» nel confronto a tre su Sky era stato il più «cazzuto» contro il governo, chiedendone subito la crisi. E Renzi per  questo il giorno dopo avrebbe attaccato, un po’ come accadeva tra i Brutos, l’anello più debole dell’esecutivo, Alfano, pur di non perdere consensi a sinistra. Altra storia  sarà se Renzi e Civati, un  po’ come i ladri di Pisa,  si metteranno alla fine d’accordo ai danni di Cuperlo

 Intanto, ecco quale  sarebbe, se dovesse vincere, il  primo giorno di Civati da segretario: «Andrei subito da Romano Prodi e gli regalerei una tessera gold, ma 101 free (il numero dei franchi tiratori che negò  al Professore di salire sul Colle); poi,  incontrerei il mio amico Stefano Rodotà.  Insomma, tornerei sul luogo delitto. Infine, in serata andrei da Giuliano Amato a parlargli di pensioni d’oro proponendogli di tagliarsene due delle tre che ha». Il tutto «Pippo» lo dice in una finta intervista a Fabio Fazio dal titolo ironico «Che bel tempo che fa», messa in scena sul suo canale you tube, e cliccatissima su internet. Farà  «il fr… con il c… degli altri», ma quando dice al finto Fazio: «Scusi se le sto occupando troppo la trasmissione; oppure scusi se non sono venuto prima nonostante le sue numerose mail», Civati più di una risata la strappa. 

Altra cosa è dirigere Beirut-Pd.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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