Forza Italia, più che liti idee per il partito nuovo
ANSA/ANGELO CARCONI
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Forza Italia, più che liti idee per il partito nuovo

Ecco cos'è successo davvero nell'ufficio di presidenza. Berlusconi verso una sintesi che avvii Forza Italia/2. Le primarie potrebbero chiamarsi «selection day». Voci su un possibile tandem: Toti al Nord, Fitto al Sud

Il vertice più lungo di Forza Italia, dopo il più deludente ma non catastrofico risultato elettorale, svoltosi nel day after delle europee ora continua sui giornali. Con strascichi, particolari, gossip che vedono volare gli stracci nel partito azzurro, mettono Raffaele Fitto contro Silvio Berlusconi e addirittura dipingono una parte di partito, capitanata dall’ex governatore pugliese, mister preferenze, all’assalto della ledership berlusconiana. Primarie sì, primarie no,  congressi contro primarie, Berlusconi che si sentirebbe «aggredito» da Fitto e via scrivendo. Ma come sono andate veramente le cose, particolari di colore a parte compreso qualche inevitabile vaff  tra alcuni dell’ufficio di presidenza, nel più lungo e difficile vertice azzurro?

Panorama.it è in grado di ricostruire il senso vero della discussione che avrà un supplemento con un altro summit del parlamentino azzurro dopo i ballottaggi delle elezioni amministrative.

Emerge un partito che discute sul serio e non quel partito da sempre bollato come padronale. Ne viene fuori salda la leadership di Berlusconi, mai messa in discussione da quella che viene chiamata l’area dei frondisti, come Renata Polverini precisa sulle agenzie di stampa. Ma Berlusconi, pur messo alla prova più estrema dalle conseguenze della sua odissea giudiziaria, ne esce come un leader innovativo. Anziché blindarsi, sarà ancora una volta il Cav il vero motore del partito nuovo. Dove le primarie, che non riguarderanno comunque la leadership, si vedrà come farle. E anziché primarie, parola ritenuta da Berlusconi «troppo di sinistra», potrebbero chiamarsi «selection day», come ha proposto la vicecapogruppo al Senato Paola Pelino, una delle figure più unitarie di Forza Italia. Pelino molto vicina a Berlusconi, grande amica da sempre di Gianni Letta, ha anche condotto la campagna elettorale nel suo Abruzzo, in piena sintonia con Fitto, capolista del  Sud, la circoscrizione di cui la sua regione fa parte.

Anche se al vertice non se ne è parlato, gira già una voce sull’ipotesi di trovare una sintesi affidando FI, sotto la guida di Berlusconi, a due coordinatori: Giovanni Toti per il Nord, dove al suo debutto politico ha avuto un successo di oltre 148.000 preferenze e Raffaele Fitto per il Sud, dove è risultato  recordman degli azzurri, secondo tra i più votati d’Italia. Enfatizzata sarebbe  la spaccatura sull’alleanza con la Lega di Matteo Salvini. Esistono sfumature e sensibilità anche molto diverse. Ma la strategia messa a punto è quella di ripartire dal dialogo con il Carroccio vincente, in attesa che Ncd in grave difficoltà, a rischio di essere fagocitata dalla balena rosa renziana, addivenga a più miti consigli. Ma lo stesso Toti sarebbe stato nel frattempo incaricato di mantenere un filo di dialogo sotterraneo con i gli ex fratelli coltelli di Angelino Alfano, deluso da quel magro 4,3 per cento.

Che la leadership berlusconiana sia fuori discussione lo dicono innanzitutto anche i numeri esaminati al vertice e che avrebbe sottolineato lo stesso Fitto: al Centro Nord buona parte delle schede sono senza preferenze e questo non solo perché è un criterio da sempre più in voga al Sud, ma soprattutto perché quegli elettori avrebbero così voluto far risaltare il loro  «voto» per l’incandidabile Berlusconi, il cui nome era scritto nel simbolo. Una volontà certamente espressa anche al Sud, seppur accoppiata al boom di Fitto.

Che il voto delle europee abbia messo in risalto la scelta delle leadership, soprattutto in termini di consensi quella di Matteo Renzi, lo avrebbe detto subito Berlusconi facendo l’analisi del voto: «Ha vinto Renzi e non il Pd. Renzi è simpatico e dinamico». Dalla platea più d’uno scherzosamente: «Presidente, diciamo dinamico, non simpatico». Il Cav avrebbe ammesso: «Molti elettori non ci hanno votato perché volevano che facessimo un’opposizione più dura al governo Renzi, ma io resto dell’opinione che se il premier fa cose che vanno bene al paese, queste vanno bene anche noi. Ora dobbiamo recuperare la fiducia di quel 50 per cento che non ha votato con un forte lavoro territoriale. Non credo che il governo arrivi fino al 2018, penso piuttosto a elezioni politiche tra un anno e mezzo. E andremo a votare con una nuova legge elettorale». Quanto ai club messi sotto accusa: «Qualcuno dice che non avrebbero sortito l’effetto dovuto, ma sono nati solo da quattro mesi, sono già quasi 13.000 diamogli tempo»

A questo punto Fitto avrebbe detto: «Ti ringrazio presidente, anche per la tua generosità. Ancora una volta il tuo contributo è stato fondamentale seppur tu sia stato messo in condizioni impossibili». L’ex governatore pugliese ha inevitabilmente messo sul piatto le sue quasi 285.000 preferenze. Si sarebbe anche tolto un sassolino dalla scarpa: «Potevano essere ancora di più …». Ma il punto politico che ha voluto mettere in risalto Fitto è stato un altro. Avrebbe detto a Berlusconi: «Ho fatto 250 comizi, stretto migliaia di mani a persone che vorrebbero partecipare di più all’attività politica, scegliere di più i propri rappresentanti. È stata un’esperienza per me importante. Tu resti il leader assoluto, le primarie si devono fare per il partito a livello centrale, per i coordinamenti regionali, provinciali e cittadini. Quindi niente primarie sulla leadership».

Un’ipotesi alla quale però si contrappone l’idea di Denis Verdini di selezionare la classe dirigente con i congressi, anche perché così con il tesseramento (sarebbe balenata l’ipotesi di far pagare una tessera da 50 euro in su) si potrebbe dare una boccata d’ossigeno alle casse esangui del partito. Ma la proposta non è piaciuta a molti esponenti come Laura Ravetto (incaricata di stendere il regolamento primarie), Mara Carfagna, Renata Polverini e altri. È stata Pelino a proporre di rinviare la discussione a dopo i ballottaggi. E Berlusconi si è dichiarato subito d’accordo. A dispetto di voci maliziose secondo le quali qualcuno avrebbe voluto tenere già tra pochi giorni un altro ufficio di presidenza proprio con l’obiettivo di far tramontare sul nascere le primarie o il «selecion day».

Fitto avrebbe voluto che nel documento finale si parlasse di primarie sul territorio. Alla fine è stato scritto: «Selezione democratica e meritocratica». Sarà questa la versione azzurra delle primarie rosse? Il «selection day» potrebbe essere una delle parole nuove del vocabolario azzurro, dove Berlusconi avrebbe già annunciato di sostituire la parola moderati, di chiamarli insomma con un altro termine: «È stata ormai troppo usata, bisogna andare avanti»

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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