Ore febbrili per il Toto-ministri
News

Ore febbrili per il Toto-ministri

Monti si chiama fouri; spazio a giovani e donne (ma la competenza?) E resta il nodo economia-interni-giustizia - lo speciale sul Governo Letta

Un governo di giovani e donne e senza ex premier oppure di giovani e donne, ma con qualche eccezione tra i “senior”? Il borsino del
Transatlantico di Montecitorio nella sera di venerdì 26 aprile dà come più probabile la prima ipotesi. Ma non è detto che finisca così.

Perché trovare “la quadra” sul governo di Enrico Letta è un una sorta di fatica di Sisifo. Tra colpi di coda di renitenti pd alle larghe intese e richieste del Pdl di veder riconosciuto il senso di responsabilità dimostrato.

C’è chi assicura che alla fine del Pd a votare contro il nascente governo a guida Enrico Letta saranno solo in quattro o cinque. Pippo  Civati, detto il capo dei “grillini”, minaccia una cinquantina di no, Laura Puppato una ventina, salvo dire che in un governo con presenza leggera del Pdl lei il sottosegretario lo farebbe pure.

Il sismografo politico segnala scosse di assestamento (?) del terremoto Pd che fino alla fine rischiano di abbattersi sulla formazione del nuovo governo. Attenti osservatori delle cose di Largo del Nazareno fanno notare che Pier Luigi Bersani (seppur dimissionario) e i suoi uomini (potrebbe contare ancora su cinquanta-sessanta fedelissimi) non si siano ancora dati del tutto vinti. Certamente Bersani e i suoi la fiducia al governo la voteranno, ma le ultime scosse pd si fanno sentire sulla formazione della squadra di Letta.

Secondo gossip, Matteo Renzi, grande sponsor del governo del “giovane Enrico”, non potrebbe più contare su due ministri.
Dalla rosa dei papabili vicini al sindaco di Firenze viene dato in una posizione più debole Sergio Chiamparino e in pole invece Graziano Delrio. Per il resto il tiro alla fune sul governo va avanti fino a tarda sera.

Da un lato le resistenze del Pd, o meglio dei renitenti di varia gradazione alla presenza di nomi forti del Pdl, dall’altro lato la richiesta di Silvio Berlusconi di avere una  presenza  del Pdl che renda giustizia dell’impegno e  del senso di responsabilità dimostrato a
cominciare dal contributo determinante per l’elezione del capo dello Stato.

E’ stato il Cav a chiedere per primo a Napolitano di restare. E’ chiaro che se la sinistra avrà nomi forti come Giuliano Amato e Massimo D’Alema anche il Pdl ne vorrà: il borsino mette tra questi Renato Schifani, Maurizio Lupi oltre ovviamente al segretario del partito
Angelino Alfano.

Il nome di Renato Brunetta è al centro del vorticoso tomininistri, che impazza e impazzisce di ora in ora. E’ un nome forte, che conta quello dell’ex ministro della Funzione pubblica, ritenuto uno dei principali artefici della rimonta del Cav e attualmente capogruppo Pdl alla Camera.

Chiaro che Brunetta all’Economia sarebbe una garanzia per attuare la promessa principe fatta agli italiani sulla restituzione o in ogni caso sull’abolizione dell’Imu. La levata di scudi contro Brunetta è tale che Dario Fo lo insulta (“Dovrà andare a giurare con il seggiolino”) con una battuta così razzista che diventa per il premio Nobel (vicino a Beppe Grillo) un boomerang a favore di Brunetta.

Il borsino di Montecitorio dà a tarda sera Brunetta come viceministro insieme al pd Stefano Fassina all’Economia. Per il resto nella lista che Letta potrebbe presentare al Quirinale  il toto-ministri dà Angelino Alfano, segretario del Pdl, come vicepremier o come ministro
dell’Interno. Casella nella quale però potrebbe essere confermata Annamaria Cancellieri.

Ma sono i nodi su Economia, Esteri e Giustizia (in pole Michele Vietti, ma c’è chi non esclude ancora Luciano Violante) a tenere banco fino all’ultimo. All’Economia è risaputa la contrarietà del Pdl a Fabrizio Saccomanni, direttore generale della  Banca d’Italia. E allora ecco che a sera rispunta il nome di Giuliano Amato. Ma a cannoneggiare contro la presenza dei “senior” nel governo è alla fine Mario Monti che dice: “Io non ci sarò”. Invitando di fatto gli altri ex premier Amato e D’Alema a fare altrettanto.

Che occorra un governo con presenze giovani e molte donne lo aveva detto per primo Berlusconi. Ipotesi, che secondo fonti dei dintorni del Colle non troverebbero la contrarietà di Napolitano. E certamente neppure quella del “giovane Enrico”. Ma trovare “la quadra” tra presenze giovani e competenti e equilibri politici tra Pd,Pdl e Scelta civica  è una sorta di fatica di Sisifo.

Tra i giovani del Pd il borsino dà in pole come ministro o viceministro Francesco Boccia e tra i giovani del Pdl si parla di presenze femminili come quella di Beatrice Lorenzin. Intanto, a sorpresa “Le Monde”  scrive: “Alla fine è Berlusconi che vince. Si pensava che il Cavaliere fosse finito. Errore. E’ bastata la rielezione di Giorgio Napolitano e la designazione di Enrico Letta per vederlo rinascere”.

I più letti

avatar-icon

Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

Read More