Gasparri: "Alfano? E' nel governo di centrosinistra"
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Gasparri: "Alfano? E' nel governo di centrosinistra"

L'ex An, fedelissimo di Berlusconi, sulla scissione spiega: "La storia giudicherà i diversamente berlusconiniani che hanno abbandonato il leader mentre usciva dal Senato" - Tutto sulla decadenza - Cosa rischia adesso Berlusconi

Si è adoperato fino all’ultimo per impedire la scissione del Pdl. Ma ora che Giorgio Napolitano ha accolto la richiesta di Forza Italia di rimandare il governo alle Camere, prendendo atto della fine delle Larghe intese, Maurizio Gasparri non usa mezzi termini: «Con la verifica sarà tutto più chiaro: Angelino Alfano si assumerà la responsabilità di fronte agli italiani di scelte che non sono quelle volute dal popolo di centrodestra. Lui ora è il vicepremier di un governo di centrosinistra».

Gasparri, vicepresidente del Senato, pezzo da novanta dello stato maggiore di Fi, è rimasto coerentemente accanto a Silvio Berlusconi, leale come lo può essere il figlio di un generale dei Carabinieri. E anche come lo può essere un uomo di partito che il senso dell’appartenenza lo conobbe alla dura scuola del Msi, la Destra emarginata e sbeffeggiata. Uomo delle istituzioni, è anche un battutista nato: «Alfano in collaborazione-competizione con il Pd come Bettino Craxi con la Dc? A me quella sua minaccia che potrebbe anche far cadere il governo, ricorda piuttosto i fratelli Caponi nella famosa lettera di “Totò, Peppino e la Malafemmina”: virgola, punto e punto e virgola…».

Senatore Gasparri, chi ha vinto e chi ha perso dopo la decisione del capo dello Stato di andare alla verifica?

«Ha vinto la trasparenza. Era la nostra proposta per avere un percorso comprensibile anche nella pubblica opinione, per avere una discontinuità rispetto alle Larghe intese, trasformatesi in questo centrosinistra allargato che infatti sta cambiando anche i contenuti. Emblematica la vicenda dell’Imu che si sta concludendo in maniera drammatica: la gente alla fine dovrà pagare di fatto una quota sulla prima casa. Insomma, quelli provenienti dal nostro mondo che sono rimasti al governo non solo faranno molta fatica a convincere gli altri di aver vinto, ma addirittura ad autoconvincersene. Quando si guarderanno allo specchio, facendosi la barba o pettinandosi, faranno fatica a dire a se stessi di aver fatto una buona cosa. In realtà, l’esito è stato catastrofico. Per non dire poi della tassazione del 2014 sulla casa, che si profila assolutamente negativa».

Quindi Alfano ora è il vicepremier di un governo di centrosinistra?

«Purtroppo, mi pare che sia così. Il 28 novembre (day after della decadenza di Berlusconi da senatore ndr) Alfano è stato costretto ad alzare i toni, dicendo che lui appoggia il governo – virgola - o lo può anche far cadere - punto. Mi sembra un po’ la lettera di “Totò, Peppino e la Malafemmina”: punto, punto esclamativo e punto interrogativo. Ma qui mica siamo i fratelli Caponi, dobbiamo essere un po’ più seri!».

Bettino Craxi riuscì a tenere sulla corda la Dc, con un governo di collaborazione-competizione. Alfano riuscirà nell’intento con il Pd?

«Ma mi pare che non ne abbiano proprio la forza… La loro è la solita manovra di Palazzo dove si scambia l’acquisizione di qualche parlamentare con la forza politica che viene data dal consenso popolare. Con le manovre di Palazzo di può sopravvivere, ma si perde credibilità. E lo dico con dolore. Il fatto che, ripeto, Alfano sia stato già costretto a dire “virgola, punto esclamativo e punto e virgola” la dice lunga».

Enrico Letta è rimasto spiazzato dal capo dello Stato?

«All’incontro al Quirinale, in prima istanza il presidente ha rilevato che il voto di fiducia c’era stato sulla legge di Stabilità. La mia impressione è che sia Letta ma forse anche il capo dello Stato ritenessero archiviata la pratica con il voto di fiducia sulla Stabilità al Senato. Dopo la nostra insistenza invece sull’apertura di una fase politica che chiudesse il tempo delle Larghe intese (sarà il parlamento a decidere), il presidente ha recepito questa nostra richiesta».

Quando prevede che ci sarà la verifica di governo?

«Ora noi abbiamo due scadenze: l’8 dicembre l’elezione del segretario del Pd e la legge di Stabilità. Questo passaggio alle Camere si potrebbe fare anche prima dell’8 dicembre. Ma potrebbe anche essere logico decidere di aspettare l’elezione del leader del Pd, così almeno si capirà meglio cosa penserà il nuovo Pd del governo Letta-Alfano. Cosa che potrebbe anche mettere in difficoltà gli scissionisti. Perché io davvero non so se l’agenda di Alfano sia uguale a quella di Matteo Renzi».

Il futuro segretario del Pd ha già detto che per lui le Larghe intese sono finite.

«Credo che ci siano dinamiche avviate da tempo nel Pd che non aiutano la lunga vita del governo Letta».

Rischia un logoramento concentrico?

«Penso che sia aperta una fase diversa, con noi che non accettiamo i cambi di programma, altri che li hanno forse subiti e Renzi che non può esordire facendosi dettare l’agenda da Renato Schifani (l’ex capogruppo pdl e presidente del Senato ora con Alfano). Noi scriviamo la nostra agenda, Renzi che farà?».

Forza Italia chiede l’apertura formale della crisi, ma il governo non cadrà grazie alla stampella alfaniana. Quindi?

«D’accordo, ma ci sarà un momento di chiarezza perché ora sarà tutto più chiaro: se qualcuno diventa la stampella di un governo di centrosinistra se ne assumerà tutte le responsabilità. Ma già vedendo come stanno andando le cose sull’Imu, li voglio proprio vedere i loro voti tra gli elettori, non sarà facile per loro difendere l’indifendibile. Uno può anche fare da stampella, però dopo potrebbe ruzzolare per terra…Gli elettori di centrodestra non hanno quelle idee. Al di là dei toni vincenti che usano, mi pare che siano già in una evidente difficoltà politica».

Lei ha lottato fino all’ultimo contro la scissione. Poi, c’è stato un momento di apparente tregua dopo il Consiglio nazionale del 16 novembre, che ha fondato la nuova Forza Italia. Ora la frattura è certificata?

«Io ho rappresentato ad Alfano i rischi che avrebbe corso, infilandosi in questo tipo di avventura e di contesto. Purtroppo le cose sono andate come sono andate e le loro versioni purtroppo non sono vere. Io conosco bene le vicende: in realtà avevano da tempo in testa questo tipo di epilogo. Ho esortato fino alla fine alla ragionevolezza, ora non rinuncerò alla franchezza parlando degli errori che avalleranno. Lo farò sempre sul piano del ragionamento politico, senza mai trascendere nell’insulto, non ho mai usato la parola traditori. Ma in termini politici vanno incalzati. Ho visto al Senato bocciati gli emendamenti sulle forze di Polizia (il capo della Polizia, prefetto Alessandro Pansa ha fatto dichiarazioni allarmate sugli organici…). Queste cose Alfano, ministro dell’Interno, le sa. Ma non ho visto un governo capace di sostenere queste richieste. Noi non faremo ora sconti a nessuno».

Vi hanno dato degli estremisti. Come risponde?

«Ecco, a questo stavo arrivando: il prefetto Pansa, la Confindustria, il direttore del “Sole 24 ore”, che ha criticato duramente la legge di Stabilità, L’Anci, sono tutti estremisti?. C’è un fronte di insoddisfazione ampio. Anche io nel mio partito non ho condiviso atteggiamenti e prese di posizione. Il punto è un altro. Quando si farà la storia dei «diversamente berlusconiani», io credo si scriverà che alcuni abbandonarono Berlusconi nel momento in cui veniva estromesso dal parlamento. Questo marchio lo metteranno gli storici».

Lei ha detto che se ci fosse stato Napolitano al posto di Pietro Grasso a presiedere Palazzo Madama, non sarebbero stati fatti «gli scempi» sulla decadenza. Che opinione si è formato del presidente, proveniente da una storia (il Pci) contrapposta alla sua?

«Io conosco Napolitano da tanti anni, grazie alla consuetudine parlamentare. Per esempio quel comunicato preventivo del presidente sulla nostra manifestazione (il 27, giorno della decadenza ndr) non è che mi sia piaciuto, il presidente sa bene che le nostre manifestazioni sono sempre state pacifiche e composte. Mentre l’Italia è messa a ferro e fuoco da manifestazioni di estremisti veri… Su Grasso Napolitano certo non ha preso posizione, ma ho notato il forte divario tra la vasta conoscenza dei regolamenti da parte del capo dello Stato e quella di Pietro Grasso che si è comportato in quel modo perché impreparato, ma, secondo me, anche con un pizzico di malizia. Ha avuto un’ostilità nei nostri confronti che mi è sembrata francamente eccessiva. Sembrava la rotella minore di un grande ingranaggio guidato da altri. Non ha fatto una gran figura».

Napolitano vi chiede ora di essere positivi sulle riforme costituzionali. Qual è la vostra risposta?

«Siamo sempre stati presidenzialisti, se ci saranno contenuti condivisibili, non saremo noi a tirarci indietro. Ma non mi pare aria di grandi svolte».

Intanto, l’accerchiamento giudiziario nei confronti di Berlusconi non conosce sosta: sono uscite le motivazioni del Ruby-bis. Quale futuro vede?

«Andranno al Ruby/tutto! (ironizza ndr). Però i sondaggi ci confortano molto, c’è una crescita di fiducia nei confronti di Berlusconi. Resisteremo. L’importante è che accanto a nuove energie che servono assolutamente per dare un sapore di novità si rispettino e si valorizzino coloro che hanno radicamento e esperienza. Perché la politica non si inventa e non si improvvisa. Quindi si tratta di fare scelte organizzative con grande rapidità».

Alfano rischia l’epilogo di Gianfranco Fini?

«Continuo a non augurarglielo. Berlusconi ci propose Alfano come segretario e lo ho sostenuto lealmente. Quindi non gli auguro questo destino. Però deve cambiare rotta. Perché con quel “punto, punto esclamativo e interrogativo” ripeto mi sono venuti in mente i fratelli Caponi».

 

           

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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