Dopo il passo indietro di B: ecco come l'hanno presa i deputati
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Dopo il passo indietro di B: ecco come l'hanno presa i deputati

Indiscrezioni e boatos dal nostro inviato nelle segrete stanze del potere politico

Ancora una volta è stato lui a dare una lezione al partito”. “Una notizia chiacchierata, ma inattesa”. Sono i primi commenti tra le fila dei deputati azzurri che ieri pomeriggio, fino alle ore 18.00, non erano stato informati del cambio di rotta nel partito. Entusiasti, nostalgici e scettici si confrontano sul futuro della politica italiana all’indomani dell’annuncio di Berlusconi.
Il Transatlantico di Montecitorio è spiazzato dalla mossa del Cavaliere. Il giovedì parlamentare, che solitamente si distingue per la processione di trolley, è oggi quanto mai elettrizzante. Il viaggio tra le decine di capannelli porta ad una riflessione monotematica: “Silvio si dimette, ma sarà vero?”.

Nel Pdl non è facile fare una sintesi delle reazioni alla notizia di dimissioni dell’ex premier. C’è chi si chiede: “Ma è un passo indietro dal partito o anche dal Parlamento?”. Sebbene l’interrogativo principale resti: “E adesso cosa ne sarà del Pdl?”. Un deputato di lungo corso fa notare che “Berlusconi non ha indicato il nome del successore, ma ha indetto le primarie di centrodestra”. A lasciare intendere che il Cavaliere non commetterà più gli errori del passato: “Non ci saranno più decisioni prese per acclamazione: il prossimo candidato avrà un’investitura popolare”.

Candidato a cosa?”, si chiedono gli azzurri. Eh si, perché proprio su questo punto non c’è ancora chiarezza. “Premiership e leadership, sono due parole che fino ad oggi hanno sempre coinciso grazie alla guida carismatica del Cavaliere e alle sue quattro volte al governo”,  fa notare un fedelissimo vicino a Palazzo Grazioli.

Che l’orientamento delle primarie tenda più verso la leadership, poi, lo conferma anche la conversione al montismo di molti parlamentari azzurri, scettici nello smontare l’agenda Monti e tentati di giocare la carta di un “bis politico” del professore in chiave anti Bersani-Vendola.

Ma al di là dei retroscena e degli scenari futuri, “il presente è ancora pieno di insidie per la squadra pidiellina”, così commenta perplesso un azzurro della prima ora. Prima l’incognita delle elezioni siciliane; poi il toto-candidati alle primarie (“si tuffano nella competizione, ma dove sono le regole?”, commenta un coordinatore regionale); ancora la ricerca di nuovi endorsement  per un posto in lista; ed infine la nuova squadra di Angelino ed il terrore del “reset”.

Incognite che vanno di pari passo con  la speranza delle cosiddette “amazzoni”: “Berlusconi punta ancora a palazzo Chigi”, è il commento di Michaela Biancofiore – e con l’amarezza di uomini come Dell’Utri, “scettico che i problemi del Pdl si risolvano con questa mossa”.

Una cosa è certa: chi ha aggredito l’attuale segretario si scordi di avere vita facile”, questo il monito di alcuni alfaniani. Il riferimento è a Daniela Santanchè e agli “irriducibili” che hanno tentato di distruggere il Pdl. “Per dar vita a cosa, poi, ce lo deve ancora spiegare. Lei che parla di spirito del ’94…faccia bene i conti con la memoria e con la sua passata militanza”, sono gli aspri commenti di alcuni colleghi.

Il ritiro di Berlusconi è un argomento che appassiona – non senza preoccupazioni - anche i deputati del Pd. In pubblico il segretario Bersani resta scettico sul passo indietro, evita di commentare la lettera e si concentra sul fattore primarie: “Noto che sono contagiose”. Ma i suoi mostrano facce tese: “Non è tanto il passo indietro a lasciarci perplessi, quanto l’ipotesi di un nuovo movimento politico pro Monti-bis”. Se i moderati italiani si unissero in sostegno dell’attuale premier anche per il 2013, non è escluso che possano avere la meglio. “Il che porterebbe ad una riflessione sulla segreteria Bersani”, commenta il fronte dei centristi del Pd.

Anche in casa Udc non si fanno pronostici. Casini e la sua ciurma non danno segnali di ammorbidimento verso il Pdl. Anzi, ribadiscono la volontà di andare avanti con la lista “Italia” in sostegno del premier Monti. Le malelingue parlano di tattica e danno una doppia interpretazione: da un lato Casini favorisce il Monti-bis perché “spera ancora in una sua ascesa al Colle”; dall’altro tira la corda con Alfano perché – prima di concretizzare il Ppe italiano – “spera che il segretario Pdl, con l’operazione reset , lasci a terra  buona parte del carrozzone di amazzoni e indagati”.

Fini? “Imbarazzante, nessun commento pervenuto”, gli rimprovera qualcuno in casa Pdl. “Dovrebbe prendere esempio da Berlusconi e lasciare subito quello scranno”. E ci pensano due dei suoi, Della Vedova e Bocchino, a fare una sintesi di quel che pensano in casa Fli: con il primo che saluta positivamente la scelta di Berlusconi e chiede “un’accelerazione della lista per l’Italia”, ed il secondo che sostiene: “Non cambierà nulla”.

I barbari sognanti guardano con rispetto alla decisione di Berlusconi. Qualcuno di loro fa anche notare “la generosità con cui il Cavaliere ha fatto il passo indietro… contrariamente a qualche nostra conoscenza”. I maroniani si mostrano fiduciosi nelle aspettative future: “Adesso il banco di un accordo rinnovato Pdl-Lega si gioca tutto sulla Lombardia”. Questione, quest’ultima, su cui il Pdl tuttavia sembra essere più balcanizzato del previsto. Mentre più in là, un capannello che fa ancora da sponda a Bossi teme che l’autoesclusione di Berlusconi “possa portare ad un tragico epilogo in casa Lega”: con il pensionamento di Umberto e del suo cerchio magico. “No, non credo…”, è il commento del Senatur a chi gli chiede se ritenga davvero che Berlusconi non si ricandiderà più per la premiership.

L’unica certezza è che l’annuncio di Berlusconi ha cambiato l’agenda e l’ordine di priorità di tutti i gruppi politici. “E chissà che non riesca a cambiare anche le facce”, è l’auspicio della generazione 2.0

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