Napolitano-Berlusconi, cresce l'attesa
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Napolitano-Berlusconi, cresce l'attesa

Fonti di Forza Italia: "Il presidente Berlusconi non salirà in modo polemico ma con atteggiamento costruttivo da uomo di Stato per fare le riforme"

Dalla “seduzione” reciproca nell’aula di Montecitorio il 19 maggio 1994, giorno della fiducia del primo governo di Silvio Berlusconi al “Napo-Cav” delle metaforiche cinque della sera di oggi, sabato 15 febbraio. Giorgio Napolitano e l’ex premier di nuovo faccia a faccia dopo vent’anni di c’eravamo tanto amati e tanto odiati. Da un lato il “Lord”, o meglio “Lord Carrington”, altoborghese ed ex comunista, che per questo litigò con il padre avvocato; dall’altro il Cavaliere, ancora in sella nonostante l’assedio giudiziario e la decadenza da senatore, quel Cav  che della lotta al comunismo e ai suoi retaggi  fece la ragione numero uno della sua discesa in campo.

Chi si aspetta un Berlusconi rancoroso e recriminatorio nell’incontro di stasera con il capo dello Stato però dovrà ricredersi. “Il presidente salirà sul Colle non con spirito polemico, ma da uomo di Stato. Con l’atteggiamento di chi, nonostante tutto quello che gli è capitato e nonostante Napolitano lo abbia lasciato solo, si presenterà con la volontà di mettersi a disposizione per fare le riforme, perché non si possono fare senza un leader che rappresenta 10 milioni di italiani”, anticipano a Panorama.it autorevoli fonti da Forza Italia.

La storia ventennale del “Napo-Cav”, iniziò con una stretta di mano, nell’aula della Camera, il giorno del decollo del Berlusconi/1. Napolitano dai banchi del Pds chiese con un lungo e articolato discorso il coinvolgimento dell’opposizione per fare le riforme perché “non bastano i numeri per governare”. Giuliano Ferrara, ministro dei rapporti con il Parlamento, incominciò a battere le mani. Berlusconi si alzò e andò da Napolitano: “Presidente (Napolitano era già stato presidente della Camera ndr) mi permetta di stringerle la mano...”. Poi, come racconta Paolo Franchi nella biografia del capo dello Stato, Napolitano si sarebbe dispiaciuto perché Berlusconi “nonostante le promesse non nominò lui ma Mario Monti (curiosa coincidenza alla luce delle polemiche di questi giorni ndr) come commissario Ue”. Chissà.

Il “Napo-Cav” è andato avanti con alti e bassi. I “bassi” sono stati soprattutto dopo la condanna Mediaset. A Ferragosto il capo dello Stato fece una nota dove riconobbe a Berlusconi di essere “il leader incontrastato di 10 milioni di italiani”, ma in buona sostanza abbandonò il Cav al suo destino. Disse che la grazia se la voleva, doveva chiederla lui o uno dei suoi familiari e lui avrebbe valutato secondo la prassi. Una nota gelida, che certamente non faceva una piega sul piano delle forme istituzionali, ma sul piano politico suonò come un addio al tre volte presidente del Consiglio, lasciato in balia del presidente del Senato Pietro Grasso, del Pd e dei grillini che fecero decadere Berlusconi con voto elettronico.

Poi, l’accusa da parte del Cav dei “colpi di Stato” ai suoi danni, a cominciare dalla staffetta con Mario Monti e senza elezioni già da allora. Polemica rovente, tornata alla ribalta, dopo le rivelazioni del Corriere della sera. Tant’è che nella ristretta cerchia di Napolitano qualcuno avrebbe detto: “Ma se ti definisce golpista perché ti vuole vedere?”. E la sinistra ha tirato fino all’ultimo per la giacca Napolitano invitando a non incontrare “il pregiudicato”.

Ma evidentemente non conoscono ancora bene il presidente, “uomo che nel Pci antepose sempre le istituzioni al partito” (ha detto di lui il suo amico Emanuele Macaluso) e che se non altro per la sua tradizione di realpolitik togliattiana e migliorista smentirebbe se stesso se non ricevesse il vero capo dell’opposizione, “il leader incontrastato” di 10 milioni di italiani.

Ancora dunque il Cav sul colle più alto e ancora vis a vis con Napolitano, che per primo proprio Berlusconi invitò a fare “il sacrificio” di accettare un secondo mandato, salvo poi restare deluso per come il presidente si è comportato con lui. Non avrà bisogno Berlusconi di essere polemico, perché la sua rivincita  consisterà proprio nella sua stessa salita al Quirinale, in barba a chi pensava che già da agosto sarebbe uscito di scena. “Noi faremo un’opposizione responsabile al governo Renzi ma a patto che si facciano le riforme e quelle che rafforzino il bipolarismo come stabilito nel patto tra il presidente Berlusconi e il segretario del Pd”, avverte un uomo forte di Fi, il responsabile elettorale azzurro Ignazio Abbrignani. Appuntamento a stasera, per il “Napo-Cav”. Ancora Berlusconi. Ancora loro due.             

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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