Dal Colle a palazzo Chigi, paura di Grillo
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Dal Colle a palazzo Chigi, paura di Grillo

Napolitano e Renzi (che lo avrebbe confidato a Berlusconi) temono l'avanzata del M5S alle europee. Intanto per il Quirinale torna il nome di Enrico Letta - Napolitano, il bilancio

Ma con quali “faziosità” se la prende principalmente Giorgio Napolitano nella sua lettera a «Il Corriere della sera» facendo il bilancio dell’anno trascorso da quando accettò il suo secondo mandato? Il presidente della Repubblica al netto afferma che il bilancio è positivo perché il processo riformatore si è messo in moto, ma sottolinea di aver pagato un prezzo «allo spirito di fazione». Facile intuire che non gradì quello che definisce «lo scomporsi» della maggioranza di larghe intese, in seguito alla decisione di Forza Italia di staccare la spina. Decisione presa perché era impossibile accettare di restare alleati di un Pd che fu accusato di reclamare la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore come un trofeo da esibire sul piatto d’argento della sue primarie. E non si può non notare che il presidente della Repubblica non ricordi neppure in un passaggio il vulnus oggettivo inflitto al processo democratico dalla condanna da parte della Cassazione del principale leader dell’opposizione, senza il quale le riforme Matteo Renzi non le può fare.

Ma sarebbe Beppe Grillo il principale destinatario delle critiche di Napolitano. La paura di un’avanzata alle europee dell’ex comico, sull’onda della battaglia anti-euro, fa novanta nei palazzi della politica. Naturalmente anche il Colle non può non può non guardare con preoccupazione all’esito delle elezioni del 25 maggio. Un cedimento di consensi da parte di Forza Italia ai Cinquestelle inquieta Matteo Renzi che vedrebbe saltare quel processo riformatore sul quale ha messo la faccia. Della necessità di contenere Grillo avrebbe parlato il premier con Berlusconi nell’incontro di qualche sera fa a Palazzo Chigi. Parlamentari renziani e non del Pd ,il giorno in cui è stato deciso un affidamento ai servizi sociali che consentirà al Cav di fare campagna elettorale, avrebbero commentato nei conversari privati così la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano: «Meno male che a Berlusconi è stata data agibilità politica, altrimenti qui Grillo ci fa a pezzi. Ve lo immaginate che significherebbe per noi se un giorno il Pd dovesse andare al ballottaggio ( secondo quanto previsto dall’Italicum) con i Cinquestelle? Sarebbe la fine». 

Questo è il clima che si sta respirando nei palazzi della politica. Mentre già si rincorrono le voci su chi sarà il prossimo capo dello Stato. Gli ultimi rumors rimettono in circolazione un nome tra gli aspiranti al Colle già circolato nei mesi scorsi, quello dell’ex premier Enrico Letta, che compirà cinquat’anni nell’agosto 2016. Ma resterà fino a quella data Napolitano?  Intanto, fanno notare i maligni: «Letta parla pochissimo e quando lo fa interviene sempre su temi alti, a cominciare dall’Europa, evidente che si sta ricavando un’ immagine sempre più istituzionale». Letta non ha fatto neppure mancare il suo plauso alla lettera di Napolitano nel primo anniversario del suo secondo mandato sul Colle.    

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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