I Club "Forza Silvio" (Porta a Porta)
ANSA/ LUIGI MISTRULLI
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I Club "Forza Silvio" (Porta a Porta)

Viaggio negli 8 mila club che saranno il motore della campagna elettorale di Berlusconi. Tra consulenze legali, aiuti alimentari e missioni in 500

Proprio tutte le sere no. L’agenzia di stampa Adnkronos l’aveva sparata un po’ grossa quando debuttarono con gli altri club, l’8 dicembre scorso a Roma. Ma almeno una volta a settimana il «credo azzurro di Silvio" lo recitano davvero. Lo hanno anche pubblicato sulla loro pagina facebook.

E' il video di Silvio Berlusconi che il 17 giugno 1996 parla al Forum di Assago. Ordina il Cav: "Ripetete con me, come in una preghiera laica, i nostri valori fondanti: crediamo nella libertà d'opinione, di mercato; crediamo nell'individuo; crediamo nell'impresa che deve creare benessere…".

Del resto, se non recitassero un credo, che «Templari per la libertà» sarebbero? Il più grande ha 35 anni, molti sono under 30 e Matteo Renzi con i suoi 39 si sentirebbe vecchio se partecipasse alle loro riunioni: si svolgono ai Parioli, a Roma, nello studio di un socio, l’avvocato Agostino Mazzeo, 35 anni, penalista, o nella centralissima abitazione di un altro iscritto in via della Scrofa. Erano sui banchi del liceo quando rimasero folgorati sulla via di Silvio. Come tutti gli oltre 8 mila club azzurri appena sorti in Italia, i Templari come primo nome hanno scelto «Forza Silvio».

L’obiettivo, spiega Marcello Fiori, braccio operativo del Cav nella costruzione della nuova macchina elettorale azzurra, «è arrivare a 12 mila circoli, almeno uno ogni 5 sezioni elettorali». Fiori è il prototipo dell’«uomo del fare» caro al lessico berlusconiano. In maniche di camicia e al ritmo del jazz, la musica che da piazza S. Lorenzo in Lucina arriva nel suo ufficio a Forza Italia, Fiori agisce come un ipercinetico. Istruisce i collaboratori, spedisce email, risponde cortese al telefono, ma sulle parole risparmia i secondi. «Siamo il dinamismo della politica» dice. «Con noi la politica torna tra la gente, dà a tutti la possibilità di farla, superando il muro di burocrazie sclerotizzate, niente professionisti della politica nei club».

Fiori è abituato alle grandi imprese, visto che è l’ex braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile. Spiega: «Le nostre sedi sono sulla strada, nella realtà, non nel blog. Internet è solo uno strumento. Le sedi sono spesso nella stessa casa dei soci, nei loro uffici, imprese o negozi: noi abbiamo già fatto la riforma dei costi della politica. Li abbiamo eliminati».

Le elezioni europee saranno il banco di prova delle sentinelle antibroglio che i club stanno formando, ubbidendo al mantra berlusconiano: «Impedire alla sinistra di rubarci i voti». I Templari stanno preparando un manuale che sarà riversato su iPhone e iPad per gli scrutatori. «È con Berlusconi che abbiamo conosciuto la politica. Io avevo 16 anni quando a Roma Nord andavo a distribuire volantini dopo la messa» racconta Riccardo Monaco, 33 anni, presidente del club romano. Parla tre lingue, ha lavorato come assistente parlamentare a Strasburgo. È cresciuto con il mito di Berlusconi, ma anche con il profumo degli anni 80 nei quali lui e gli altri sono nati. Le sue icone? Ronald Reagan, Margaret Thatcher e Bettino Craxi, «un uomo giusto».

L’attività di base dei nuovi attivisti è il porta a porta, «proprio come faceva il Pci» dice Federico Toti, 28 anni, avvocato e volontario della Croce rossa: «Ho fatto prima manovalanza nel partito, poi però trovavo un muro nella nomenclatura, ora è possibile anche a me fare politica...».

Riccardo Monaco è un motorino sempre acceso; se potesse, farebbe pagare la quota di 10 euro anche a Luna: il cucciolo border collie di suo fratello Stefano, 28 anni, ex cavallerizzo, rimasto vittima di un incidente stradale. Luna, ovviamente, ha già chiesto amicizia su Facebook al più celebre Dudù. E anche questo è marketing elettorale. Racconta Riccardo: «Il presidente Berlusconi mi ha detto che nei condomini ormai la gente si parla solo grazie agli animali». Un altro attivista, il ventiseienne Fabio Tidei, laureando in Economia con un «negozietto» online di libri antichi, propone: «Su internet cercheremo una casa o un canile per i randagi».

In campo cinofilo, le idee si sprecano. Il club «Monza azzurra», per esempio, organizzerà un banchetto per vendere spezie orientali e i proventi saranno donati al nuovo canile. Spiega il presidente Federico Romani, 30 anni, una laurea alla Bocconi e un posto da consigliere provinciale a Monza: «Per denigrarci, la Repubblica ha scritto che eravamo solo 7 mila email. Vengano a Monza: solo qui troveranno mille facce». Federico è figlio di Paolo Romani, il capogruppo azzurro al Senato. Molte sono le attività che ha messo in campo. Come un piccolo «banco alimentare»: gli attivisti fanno la spesa nel supermercato di un socio e portano i prodotti a famiglie indigenti. E ci si dà da fare anche nel campo della giustizia: il club organizza corsi sulla legalità, «ma non come la intendono a sinistra». Nel direttivo monzese il più vecchio ha 39 anni. «Le idee migliori» dice Federico Romani «ci vengono alla “pizzata” settimanale». Ospitati nei due vani di un amministratore di condominio, i forzisti monzesi presto traslocheranno nell’appartamento di un socio. Ci sono anche le «sentinelle di quartiere»: due esponenti delle forze dell’ordine iscritti al club.

Dalla stessa idea del «banco alimentare» è partito il club di Gaeta. Tra gli 11 soci c’è anche un militare delle Fiamme gialle. Spiega il presidente Cristian Leccese, 33 anni, a capo di una coop assistenziale: «Prendiamo prodotti con piccole imperfezioni nelle confezioni e li portiamo a chi ha bisogno».

Cristian è anche membro di «Missione azzurra», l’organizzazione di volontari che, a bordo di un centinaio di Fiat 500, girano l’Italia per creare club anche nei piccoli centri. «Stiamo andando sui monti Aurunci, abbiamo già toccato Rocca Massima, Rocca Gorga...» elenca Cristian. Per l’inaugurazione del club di Gaeta, in gennaio, l’Hotel Irlanda ha offerto una sala. È arrivata la telefonata di Berlusconi.

Di serate come quella ne vengono fatte a centinaia, dalle Alpi alla Sicilia. Sull’isola, Dina La Vanvera, un’altra attivista, ha fondato 800 club. Il principale è a Palermo, dentro la sua azienda, attiva nel settore energetico. Racconta Dina: «Ci occupiamo delle piccole e medie imprese, i nostri avvocati danno assistenza gratuita anche ai pensionati, da 400 euro. Abbiamo anche ex Udc».

Anche a Lampedusa è previsto un centro. Con telefonata di Berlusconi. Una telefonata del «Presidente» allunga il numero dei club. Al «Forza Silvio, Forlì 2.0», a metà gennaio, la chiamata finì con un siparietto. Il Cav disse: «Vengo, ma solo se mi offrite la cena; perché sono povero dopo il divorzio». Alessandro Leardini, 50 anni, bancario e presidente del club replicò: «Piadina e squacquerone per te!». Leardini non aveva mai fatto politica in prima linea, proprio come gli altri 450 soci del circoli «Forlì 2.0». Sono imprenditori e artigiani, universitari, impiegati delle Poste. La loro sede ha due stanze di un amico, cui pagano un affitto simbolico. Fanno gruppi tematici: dall’aeroporto chiuso al centro storico. Poi, il giovedì, tutti a ballare al «Controsenso», la discoteca di fronte. «Si sono avvicinati anche ex leghisti» giura Leardini.

A Roma ci sono perfino le «Mamme per la libertà». Presidente è Francesca Crispino, 29 anni, laureata in marketing e comunicazione: «Siamo dieci, tutte under 30 e con figli sotto i 5 anni. Alcune hanno perso il lavoro a causa della maternità oppure non hanno più la mansione di prima». La loro sede, di prossima apertura, è l’ex ripostiglio del ristorante della suocera di una di loro, vicino a Campo dei Fiori. Francesca fu intervistata da Repubblica tv. «Mi chiesero se avrei mandato la figlia ad Arcore. Risposi: certo che sì! Dei pazzi sul web mi hanno scritto: “Non avrò più pace se non ti tolgono la patria potestà!”». Anche Francesca fu folgorata da Silvio sui banchi di liceo. Racconta: «Fu colpa del prof d’italiano. Lo dipingeva come fosse il diavolo...».

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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