Chiamparino-Renzi: c'eravamo tanto amati
ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
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Chiamparino-Renzi: c'eravamo tanto amati

Scontro a colpi di tweet sulla legge di Stabilità. E pensare che il premier voleva il governatore al Colle

E pensare che Sergio Chiamparino, l’unico ex guardia rossa Pci-Pds-Ds, insieme a Piero Fassino, ad essere scampato alla ruspa rottamatrice di Matteo Renzi, ce l’aveva messa tutta. Ma proprio tutta per restare ancora in auge nel Pd a trazione "Giglio Magico". Rottamati Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, rimasti senza un incarico (D’Alema è anche fuori dal parlamento), autorottamatosi Walter Veltroni, "Il Chiampa" ha resistito nel fortino piemontese. E alla grande. Con un percorso simmetrico a quello di Fassino, salvatosi dai giardinetti della politica imponendosi come sindaco di Torino, Chiamparino si fece anche lui fin da subito renziano. Anzi, come dicono i maligni, un mese fa nei giorni che precedettoro l’infuocata direzione del Pd, "diventò sull’articolo 18 più renziano di Renzi". "Articolo 18, il Pd superi i tabù per creare lavoro", disse proprio così a La Repubblica.

E ora che gli va a capitare al "Chiampa"? Semplicemente che il premier e segretario del suo partito pare non gli abbia fatto neppure una telefonata per anticipargli la legge di Stabilità, ovvero una manovra economica che rischierà di scaricare le tasse sulle Regioni.

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Roba da restare come una statua di sale per uno come lui che, come dicono in ambienti del Pd torinese, "tiene molto a tutto quello che fa, tiene molto ad essere un uomo di parola con i cittadini". Venne infatti giudicato a suo tempo un ottimo sindaco di Torino e nella primavera scorsa Renzi lo ritenne il miglior nome spendibile per la presidenza della Regione Piemonte. Di più: nel luglio scorso Chiamparino venne eletto alla presidenza della Conferenza Stato-Regioni. Ma qui casca l’asino.

Si sarà detto Chiamparino, già con le mani nei capelli per il suo Piemonte: "come faccio ora a tenere a bada tutti i governatori che scalciano contro le tasse che il governo Renzi ci costringerà a mettere per fare la manovra?"

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Semplice, si ingaggia una guerra con l’ex amico premier a colpi di tweet. Ecco la sintesi dello scontro internettiano tra i due. Chiamparino ha prima dichiarato: "La manovra è insostenibile per la Regioni a meno di non incidere sulla sanità". La riposta è arrivata subito:


Renzi ha poi continuato: "Le Regioni comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse. Non ci sono alibi". Il governatore a quel punto indignato per essersi sentito dare dello sprecone, proprio lui che ha sempre lavorato per darsi un’aura da politico austero e integerrimo, insomma un piemontese tutto d’un pezzo, non ci ha visto più e ha sbottato sempre via twitter:

"Piuttosto che aumentare l’Irap mi dimetto. Sugli sprechi premier offensivo" ha poi aggiunto. Renzi a quel punto gli ha dato del provocatore con un ultimo cinguettio: "Alzare le imposte a livello locale sarebbe una provocazione. Basta fare polemiche". Ora Chiamparino sembra aver un po’ abbassato la cresta e ha invitato Renzi a un incontro "per discutere un piano alternativo".

 Probabilmente rifaranno la pace. Ma sembrano essere passati secoli da quando (ed era solo il 15 aprile scorso) i due si abbracciarono a lungo su un palco di Torino, in apertura della campagna elettorale. "Il Chiampa", governatore in pectore arrivò a dire: "Renzi ha sconvolto gli schemi di una sinistra che stava uscendo di strada".

Voleva evidentemente contraccambiare così il complimento più alto che nessuno al mondo gli abbia mai fatto. E cioè proporlo alla Presidenza della Repubblica: "Se non sarà Prodi, sarà Chiamparino capo dello Stato", propose Renzi dopo aver bocciato la candidatura di Franco Marini. Diversi parlamentari vicini al non ancora premier votarono proprio per "il Chiampa". Ma, malignano sotto anonimato, alcuni deputati della minoranza antirenziana: "Sergio sembra fare come quelli che dicono: va bene per gli altri, ma mai a casa mia". Non ha capito che rottamatori si nasce. E, per parafrasare Totò, Matteo lo nacque". 

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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