Da D'Alema a Renzi; storia di Berlusconi con i leader della sinistra
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Da D'Alema a Renzi; storia di Berlusconi con i leader della sinistra

Dopo l'incontro tra Renzi e Berlusconi (i retroscena ), tutti «i feeling» andati a vuoto tra il Cav e gli ex comunisti - La cronaca

Lo hanno attaccato, insultato, sbeffeggiato. Hanno marchiato come traditori quelli che da Massimo D’Alema e Luciano Violante lo hanno invece considerato un interlocutore. E sotto sotto, nei conversari privati, anche certe uscite dialoganti di Giorgio Napolitano le hanno vissute come un cedimento all’«alieno». Lo hanno fatto decadere da senatore con voto elettronico in combutta con i Cinquestelle, ma sempre con «l’estraneo» devono ancora fare i conti.

Dopo «Dalemoni», «Veltrusconi», ora i sonni dei «rossi» sono agitati dalla nuova creatura politica, già destinata a essere chiamata «Renzoni». E a nascere anche questa marchiata nella culla dalle stimmate dell’«inciucio». I «rossi»,  rappresentati dalla pancia profonda, vera, della sinistra, Silvio Berlusconi, in cuor loro, non lo hanno mai legittimato. Probabilmente lo hanno sempre vissuto come un incidente della storia, destinato a chiudersi presto, anche leader, come D’Alema, ex comunisti di rango, che in virtù  della lezione del  realismo togliattiano, ebbero ben presente l’impossibilità di fare le riforme senza chi rappresenta la metà del Paese. Ma visto che chi disprezza compra, come dice un vecchio adagio popolare, un sorta di attrazione fatale «i compagni» per «Silvio» la hanno sempre avuta. 

Ora «i rossi» non ci sono più, i comunisti sono stati mangiati dal bambino. E però toccherà ora anche al «bambino» fare i conti con «l’alieno».

La scintilla del primo «amore» tra il Cav e «i compagni» scoccò con D’Alema sui banchi della «Bicamerale» per le riforme costituzionali. Era il febbraio del 1997. Erano i tempi del «patto della crostata» a casa di Gianni Letta alla Camilluccia. L’«amore» finì nell’estate del 1998. Ma il leader Maximo ancora adesso riconosce che Berlusconi, seppur decaduto, resta un leader, con il quale fare i conti. Ma dell’unico ex comunista diventato premier, il Cav smise di fidarsi, dopo che scoprì «certe sue trame europee volte a screditarlo», scrissero le cronache. Ma per anni nell’inner circle berlusconiano si disse: «Certo, D’Alema è un comunista e di quelli veri, ma il dottore lo considera il più intelligente di tutti». Un po’ sulla scia della celebre frase dell’Avvocato Agnelli che definì Max «il migliore dei peggiori». Sempre in virtù di questa considerazione nella primavera 2013, D’Alema era tra i berlusconiani il più gettonato per il Colle. Dove poi restò per un secondo mandato un altro ex comunista e di rango superiore: Giorgio Napolitano. Il primo a pregarlo di fare il sacrificio di restare all’età di 88 anni, fu proprio il Cav.  Andando a ritroso nel tempo, in realtà il primo feeling tra «Silvio» e i comunisti nacque proprio con la plateale stretta di mano a Napolitano nell’aula di Montecitorio nel 1994. «Lord Carrington», come veniva chiamato nel vecchio Pci  l’altoborghese Napolitano, aveva fatto un bellissimo discorso. Giuliano Ferrara, allora ministro dei Rapporti con il parlamento, incominciò a battere le mani. E Berlusconi si alzò per andare ad omaggiare l’ex leader migliorista del Pci. Gli disse: «Presidente, mi permetta di congratularmi…». Napolitano aveva letto una quindicina di cartelle, in cui invitava il primo governo Berlusconi nel giorno del voto di fiducia a «non governare con la logica dei numeri».  Le cronache il giorno dopo scrissero: «Silvio, il grande seduttore ha colpito ancora», oppure all’opposto misero «Lord Carrington» nei panni del seduttore.

Di seduzione reciproca si parlò ovviamente anche nel caso di «Dalemoni».

Fu invece un «amore» freddo quello tra il Cav e Walter Veltroni. Era la campagna elettorale del 2008 e oggetto del feeling tra «Silvio» e i «rossi» era il bipartitismo, la creazione di due partiti che ponessero fine al rissoso bipolarismo, in cui i grandi venivano e vengono ancora condizionati dai piccoli. «Veltrusconi» però durò un attimo: «Walter» tradì subito «Silvio» con Antonio Di Pietro. Il terzo incomodo  si alleò con il Pd e pose fine all’idillio. Se D’Alema ha sempre considerato il Cav un interlocutore, in virtù della lezione togliattiana, a Veltroni Berlusconi non è stato mai simpatico, neppure un po’.  Paradossalmente il leader rosso dimostratosi nelle scelte politiche più antiberlusconiano è Pier Luigi Bersani. Per 60 giorni si ostinò nella ricerca di un governo che comprendesse tutti, per dire, tranne che Berlusconi. Tant’è che il suo tentativo di fare un governo con i Cinquestelle, venne definito la nuova «conventio ad exludendum»  applicata per un contrappasso della storia non più  al Pci ma  al Cav. Eppure se c’è tra i «compagni» un leader  che antiberlusconiano davvero non è sul piano umano, quello è proprio Bersani. Tutti ricordano quando andò al S. Raffaele di Milano a trovare Berlusconi  colpito dalla statuetta del Duomo di Milano. «Pigi», il più antiberlusconiano di tutti, tenne a lungo stretta la mano di «Silvio». Che ha ricambiato mandando un affettuoso biglietto di auguri all’ex segretario del Pd, colpito il 5 gennaio  da emorragia cerebrale. Chissà se Anna Finochiaro, per dire, avrebbe mai fatto lo stesso gesto dell’ex segretario del Pd nei confronti del Cav ricoverato. Eppure quando Berlusconi nella primavera del 2007 venne ricevuto in pompa magna all’ultimo congresso dei Ds a Firenze, la «signora in rosso» confidò: «Silvio è accattivante».           

       

Ne D'Alema ne Veltroni osarono rompere l'ultimo tabù, ricevere il Cavaliere a Botteghe Oscure. Renzi lo farà. Domani Berlusconi accompagnato da Gianni Letta sarà nella tana del lupo. Appuntamento alle 16 al Pd, largo del Nazareno. E' caduto il muro di Silvio.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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