Berlusconi non torna indietro
News

Berlusconi non torna indietro

Il Cavaliere lavora per tenere unito il partitoforte dei numeri, regione per regione

La notte di Halloween a Palazzo Grazioli, ovvero l’ultima chiamata di Silvio Berlusconi ad Angelino Afano per sottoscrivere il documento che lancia Forza Italia, sarà finita sicuramente con un dolcetto, come dessert della cena. Ma potrebbe protrarre la sua conclusione sigillandola con uno scherzetto: il consiglio nazionale potrebbe anche non farsi più, secondo voci però incontrollate che hanno preso a girare nel Transatlantico.

Berluscocni da padre fondatore e leader incontrastato del Pdl e dei suoi 10 milioni di elettori farà di tutto per tenere unito il partito, «negli interessi dei nostri elettori», ma su Forza Italia, Alfano o non Alfano, non torna assolutamente indietro. Ufficialmente l’incontro è stato definito interlocutorio. Ma tutto lascerebbe pensare, almeno per ora, che il vicepremier e ministro dell’Interno, ormai di fatto ex segretario del Pdl, non intenda tornare alla casa del padre.

Perché è parso riottoso ad accettare la richiesta fatta dal Cav, secondo indiscrezioni, di rompere con il governo (decadenza o non decadenza da senatore) se non ci saranno quelle risposte, imprescindibili che il documento fondativo di Forza Italia-ritorno al futuro pone su crescita, abbassamento pressione fiscale, abolizione dell’Imu. Ovviamente il documento pone al centro anche la riforma della giustizia, pur non essendo questa materia della ex Finanziaria, ma materia che Berlusconi e i lealisti, capeggiati da Raffaele Fitto, vogliono mettere al centro del governo di larghe intese.

Se e quando il Cav staccherà la spina, anche a costo di andare all’opposizione, lasciando il governo in balia del sostegno di un drappello di 22 senatori (gli scissionisti che solo il 31 ottobre sono intervenuti contro il voto palese: si parlava di 34 ma ormai la cifra è ridotta a 22), si vedrà.

Il punto è che il Cav ha deciso e indietro non torna, anche a costo di una definitiva rottura con Alfano. Al quale ha fatto presente che in consiglio nazionale la maggioranza sta tutta con lui (due terzi), Alfano invece ha solo un terzo. Insomma, l’ultima chiamata è stata fatta da una posizione di forza. E vediamo perché: secondo la conta fatta in queste ore, Alfano sarebbe forte solo in tre Regioni: Sicilia, Calabria e Sardegna. Nel resto ci sarebbe, tranne alcune situazioni interlocutorie ma non troppo, perché comunque pendono a favore del Cav, una netta predominanza berlusconiana doc. Addirittura anche nella Lombardia controllata da Mariastella Gemini, ma anche terra dei cl Roberto Formigoni e Maurizio Lupi, ci sarebbe una forte rimonta del pugliese Fitto. C’è poi il Veneto controllato da Giancarlo Galan, Elisabetta Alberti Ceasellati, Niccolò Ghedini, Renato Brunetta che schiacciano la minoranza dello scissionista, ex socialista, Maurizio Sacconi. Nel Lazio, è vero che ci sono Beatrice Lorenzin,  ministro alfaniano, Andrea Augello e Fabrizio Cicchitto.  Però devo vedersela con le truppe lealiste di Renata Polverini, del mediatore per l’unità Maurizio Gasparri (sempre leale con Berlusconi) e Antonio Tafani, vicino al Cavaliere da sempre, ne è stato il primo portavoce nel governo del 1994.  Pezzi da novanta insomma, che contano pacchetti e pacchetti di voti. La Toscana la ha in mano Denis Verdini, con lui Debora Bergamini, fedelissima del Cav. E in Toscana al Cav si è riavvicinato dopo un momento di dissidio l’ex coordinatore Roberto Tortoli. La Liguria è terra di Claudio Scajola che è tornato a Palazzo Grazioli a portare la sua solidarietà «al Presidente»: Scajola,  l’organizzatore della Nave azzurra del ’99, che concluse la traversata con il ritorno di Berlusconi al governo. L’ex ministro dell’Interno, seppur accerchiato a sua volta da innumerevoli vicende giudiziarie e non più fortissimo sul territorio, è però in Liguria sempre Scajola. C’è chi lo avrebbe sentito esclamare in privato in dialetto ligure a proposito della spallata finale per tentare di eliminare Berlusconi e del «tradimento» di Alfano: «Belin, e no! A me queste cose non piacciono proprio. Così non si fa!». 

Scajola  a differenza di altri che fecero resistenza, obbedendo al suo stile, fu lui per primo a dire a Berlusconi: se non mi devo ricandidare, accetterò il tuo ordine. Anche in Abruzzo, pur essendoci ancora un segretario regionale vicino al ministro scissionista Gaetano Quagliariello, l’esponente di punta della nuova Fi è la senatrice Paola Pelino, imprenditrice della nota azienda di confetti, che esporta in tutto il mondo, non mancarono anche al matrimonio del principe William con Kate Middleton. Insomma un’imprenditrice simbolo del mondo di Forza Italia. In Campania poi, il Cav è fortissimo: è tutto sotto controllo dei lealisti Francesco Nitto Palma, coordinatore regionale e dell’ex ministro Mara Carfagna. Lo stesso governatore Stefano Caldoro era l’altra sera a Palazzo Grazioli

Stando a questa situazione, Alfano sarebbe circondato. Forse ci saranno altri incontri tra lui e il Cav. Ma ormai tutto lascia capire che si andrà verso il divorzio. Un divorzio che però a questo punto appare voluto da Alfano e non dall’ex premier che sta facendo di tutto per ricreare l’unità. Comunque sia: la macchina di Forza Italia sta procedendo a pieno ritmo. Qualcuno avrebbe sentito sbottare il Cavaliere: «Alfano si tenesse pure il simbolo del Pdl». Evidentemente avrebbe voluto aggiungere: per quello che vale a questo punto. Lui, il Cav, di una cosa è certo. La ha detta a Bruno Vespa nel suo nuovo libro: «Io alle prossime elezioni ci sarò». Detrattori esterni e interni, staranno lì ora a lambiccarsi il cervello e a chiedersi come farà se decaduto. Evidentemente anche in una minoranza delll’ormai moribondo Pdl (che verrà soppiantato da Fi) c’è chi si ostina a non capire la lucida e vincente “follia” di Berlusconi. Ha sempre sparigliato i giochi del “teatrino della politica”. E c’è da stare sicuri che lo farà anche stavolta. E alla grande. Anche i nemici più nemici, come quelli della  vendoliana Sel gli riconoscono che più è in difficoltà, più dà il meglio di sé.

I più letti

avatar-icon

Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

Read More