Lezioni di ballo(ttaggi) per Renzi ed il centrodestra
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Lezioni di ballo(ttaggi) per Renzi ed il centrodestra

Il Pd costretto al secondo turno nelle roccaforti rosse di Umbria e Emilia Romagna. A Padova il leghista Bitonci potrebbe vincere, sostenuto da un centrodestra unito - Il caso di Gubbio

Il mantra a Largo del Nazareno è: «Sì, ma tanto al secondo turno vinciamo…». Così si cerca di esorcizzare nel Pd il fatto che l’onda lunga del 40 e rotti per cento alle europee si è infranta sulle città. Si è bloccata in molto luoghi simbolo, da Nord a Sud, passando per l’Umbria e per l’Emilia, proprio su quello zoccolo duro del partito diffuso sul territorio, quello dominato dagli amministratori rossi, da sempre fiore all’occhiello di un Pd che profuma ancora di Pci-Pds-Ds. Anche se Matteo Renzi alla fine dovesse riuscire, come in alcuni casi è probabile, a conservare diverse città, i ballottaggi di domenica sono l’inizio di una sfida per lui tutta interna al partito. La sfida per diventare padrone a casa sua. L’istituto Cattaneo di Pavia ha riscontrato che per la prima volta il dato si è invertito: il Pd è più forte nel voto europeo e cala invece alle comunali, in questo caso di quasi 6 punti. Un netto cambiamento di rotta.

Dall’altra parte, per il centrodestra, la sfida posta dai ballottaggi è quella di partire da lì per rimettere insieme una coalizione vincente. La lezione che viene finora è che il centrodestra blocca la balena rosa renziana laddove riesce a riunire tutti i suoi pezzi, da Forza Italia alla Lega, a Fratelli d’Italia a Ncd. 

Emblematico è il caso di Padova, dove il leghista Massimo Bitonci, è a un soffio dal candidato pd. A Padova il partito di Renzi rischia davvero di perdere il Comune dove per lunghi anni ha regnato il bersaniano Flavio Zanonato.  Capogruppo del Carroccio al Senato, ma più famoso per essere stato il sindaco di Cittadella, dove introdusse l’obbligo di un reddito per gli immigrati, Bitonci è un leghista ferreo ma dai modi gentili. Una sorta di doroteo, in salsa padana, con il pugno di velluto. È grazie a questo mix  che è riuscito a unificare sotto la sua candidatura tutte le forze del centrodestra. Al di là di come andrà, da Padova domenica 8 giugno potrà venire una preziosa lezione su come evitare al centrodestra di «morire» renziano. Una lezione potrà venire anche da Bari, dove i moderati uniti hanno costretto al secondo turno il Pd dell’ex trionfante sindaco Michele Emiliano.

Nelle roccaforti rosse, poi, al di là di come finiranno le sfide, per Forza Italia e le altre formazioni moderate si è aperto un varco  per prendere quelle fasce di elettorato ormai insofferenti di settant’anni di potere rosso, di un partito, dove la vecchia guardia bersanian-dalemiana,  solo a parole è diventata renziana. A Perugia Il giovane avvocato azzurro Andrea Romizi è distaccato di molto dal sindaco uscente Valdimiro Boccali, ma intanto la scossa l’ha data. Dopo settant’anni il Pd va al ballottaggio. Lo stesso accade nell’altro capoluogo di provincia, Terni e in centri come Spoleto Foligno. A Orvieto, Toni Concina resiste per non riconsegnare il Comune al Pd, dopo averlo strappato 5 anni fa a sessant’anni di regno rosso.  In Emilia Romagna, non c’è solo il clamoroso caso di Modena, dove il partito di Renzi deve vedersela con I Cinquestelle (stessa cosa nella toscana e rossa Livorno), ma il Pd sta soffrendo in una miriade di centri, da Riccione a Lugo e Savignano sul Rubicone. A sfidare anche qui decenni di potere rosso sono candidati che con le loro liste hanno rimesso insieme il centrodestra, riunendo Fi e Ncd. 

Non sono semplici amministrative. Dall’Italia più profonda può venire una lezione per rimettere in piedi il bipolarismo italiano.  Poi ciascuno dovrà rimettere ordine in casa sua. Gossip di Transatlantico già dicono, che vista anche la resistenza degli ex pci  sulla riforma del Senato nonostante la grande vittoria delle europee, Renzi già starebbe pensando di accelerare i tempi per riprendersi il partito. Un po’ con lo spoils system, attraverso la sostituzione del capogruppo bersaniano alla Camera Roberto Speranza con il fedelissimo Matteo Richetti, un po’ inglobando in segreteria l’opposizione più soft, dai giovani turchi ai lettiani, già definiti ironicamente dalla vecchia guardia ex pci  «renziani inconsapevoli».  

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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