Lega Nord: Roberto Maroni convince
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Lega Nord: Roberto Maroni convince

Pioggia di consensi per lui agli Stati generali del nord a Torino. Ecco le voci e i pareri di chi c'era

La parola d’ordine del nuovo corso della Lega Nord targato Roberto Maroni è concretezza. Lo ripetono in coro i tanti militanti che hanno deciso di prendere parte agli Stati generali del Nord, in corso di svolgimento in questi giorni al Lingotto di Torino, l’ex casa della Fiat. Per un weekend, il popolo verde ha messo da parte le bandiere e gli striscioni per confrontarsi sui temi caldi del quotidiano.

Maroni ha tracciato le linee guida del domani della Lega, 12 punti per far partire “la rivoluzione”, 12 idee per raggiungere l’obiettivo politico di “diventare il primo partito in tutte le regioni del Nord”. Applausi su applausi. La base della Lega è con lui e lo sottolinea con parole che definiscono i contorni di un movimento che ha voglia di crescere e di fare bene, anzi, meglio di quanto non sia riuscito a fare negli ultimi anni.

“Si va alla concretezza. È un passo in avanti. Prima si diceva, "facciamo, facciamo", ma poi, in realtà si concludeva poco. Vediamo adesso cosa riusciamo a fare – spiega Walter, 80enne pensionato che arriva da Tortona -. Maroni ha ragione, serve anche il cervello. Cosa penso di quanto è successo alla Regione Lazio? C'è in giro troppa gente che approfitta della politica per fare soldi a palate. Bisognerebbe scegliere le persone giuste, serve più serietà. Alle prossime elezioni? Da soli, con l'idea di fare l'euroregione. Per fare il governo qua, senza andare più a Roma”.

L’idea è condivisa anche da Bruno, agricoltore piemontese. “Maroni convince perché è venuto il momento di prendere una linea. Gli obiettivi che ha proposto sono realizzabili e soprattutto sono sentiti dalla nostra gente. Tra i 12 punti, credo che il più urgente e necessario sia quello che riguarda il ridimensionamento dei costi della politica. In Meridione si sono fatti degli errori macroscopici, mettendo soldi delle mani di chi non sapeva gestirli, ora è il tempo di chiudere questi capitoli per intendere la realtà in modo diverso se si vuole tenere il treno dell'Europa”.

“L'impressione è stata molto positiva – dice invece Mauro, ex consigliere provinciale ed ex direttore di banca, oggi in pensione -. Dopo tanti anni di slogan e di urla molto forti, credo che abbiamo imboccato una strada di concretezza. Probabilmente, avessimo saputo o potuto farlo prima, avremmo evitato di perdere tanto consenso per la strada. C'ero anch'io al congresso federale dello scorso giugno, quando di fatto c'è stato il passaggio di consegne tra Bossi e Maroni. Con tutto il bene che ho voluto e che continuo ad avere per il nostro grande capo, credo non si potesse fare altrimenti. Per qualche anno, dopo la sua malattia, non abbiamo avuto un segretario operativo. Col senno di poi, avesse fatto un passo indietro prima, sarebbe stato meglio. E alcuni guai si sarebbero potuti evitare e parlo del caso Belsito. Non vedevo l'ora arrivasse Maroni”.

Maroni convince, Maroni entusiasma. “Le sue sono proposte molto innovative considerando il momento della politica nel nostro Paese – è il parere di Giorgio, un altro pensionato - Le proposte saranno naturalmente oggetto di ulteriori riflessioni e valutazioni, è un percorso di crescita. Da dove partire? Beh, dal ridimensionamento dei costi della politica, naturalmente. Anche se a dire il vero, come ha detto lo stesso Maroni, la Lega lavora in questa direzione dal 2006, perché il federalismo parlava proprio di questo”.

A Torino ci sono tutti i vertici della Lega nazionale. Non potrebbe essere altrimenti, parla il capo. Tra loro, c’è anche il superoltranzista Mario Borghezio, che è ben felice di dire la sua sul nuovo corso maroniano. Va tutto bene, però... “Con l'organizzazione di questo convegno, la Lega dimostra di essere in grande forma e di avere un appeal molto forte nei confronti del sistema produttivo manufatturiero – afferma l’ex parlamentare europeo -. Ritengo che la nostra 'presa' sul territorio sia garantita dalle nostre radici profonde e anche da una base molto forte, rappresentata anche da persone che spesso sono stati definite in maniera un po' irrispettosa 'baluba'. Indipendentisti come me, quelli che fanno i gazebo, quelli che distribuiscono volantini, quelli che non tradiscono mai. Quelli ci sono ancora tutti, per fortuna. D'accordo con Maroni quando dice che da oggi in poi la Lega deve avere cervello, anche se credo che l'abbia sempre avuto. Dico però che contemporaneamente ci vuole ancora più cuore”.

Maroni ha convinto tutti, anche i più giovani. Dice Andrea, 29enne di professione impiegato: “Sono proposte concrete, era ora che la Lega facesse proposte realizzabili. Siamo sicuri che su questa strada riusciremo a ottenere quello che per diverso tempo non siamo riusciti a raccogliere. Il primo punto di Maroni riguarda la costituzione dell'Euroregione alpina, un progetto che mi convince perché è in linea con quanto accade poco al di fuori dei nostri confini nazionali. Sono contesti economici simili al nostro da cui prendere ispirazione. Gli Stati generali sono stati anche un modo per avvicinare e ascoltare il mondo imprenditoriale. Devo dirle che mettere con le spalle al muro il ministro Passera è stato interessante”.

D’accordo anche un altro giovanissimo del popolo verde. Si chiama Alberto, ha 27 anni e lavora come commercialista. “Il nuovo corso che qui si è manifestato testimonia la voglia di confrontarsi con il mondo produttivo, i sindacati, il territorio. Non c'è solo concretezza, c'è anche confronto su temi importanti sui quali è necessario fare chiarezza. Dobbiamo diventare più competitivi in un'Europa che non deve essere fatta da stati nazionali, ma da regioni con le stesse caratteristiche di competitività. Il Centro-Sud rappresenta da sempre un grande fardello, che per anni non ci ha permesso di fare bene nei confronti di altre nazioni europee. Una svolta in questo senso è necessaria. La politica deve essere fatta con la "P" maiuscola. Non ci si deve approfittare del proprio incarico, si deve lavorare per il territorio, per la propria gente. È giusto che si tolgano tutti quei privilegi che ci sono. Noi della Lega lo abbiamo sempre detto. Con Maroni per fare rinascere un Nord che oggi è schiacciato da una pressione fiscale che è arrivata a livelli altissimi e che comporta un disagio per tutta la società”.

Sul discorso dell’euroregione interviene anche Matteo, 33enne che lavora nell’azienda di famiglia. La parola d’ordine? Sempre la stessa, concretezza. “Credo che l’euroregione rappresenti la strada per il futuro. E' un progetto a medio-lungo termine, l'obiettivo finale che ci consentirà di liberarci finalmente dalla zavorra dello stato centralista, della casta, di tutta la burocrazia che costa e che pesa sulle spalle di tutti i cittadini. Sappiamo che il cambiamento forte, quello vero, arriva davvero se la spinta dal basso è forte. La Lega deve aprirsi proprio per recuperare le istanze che arrivano dal territorio. Il Governo Monti sta operando con grande forza contro gli interessi degli enti locali, perché sa che se arrivasse una spinta propulsiva importante dal basso, lo stato centralista e burocratico avrebbe difficoltà a rimanere in piedi”.

Per ascoltare di persona le parole di Maroni, diversi militanti hanno deciso di macinare centinaia di chilometri. “Ho fatto 494 chilometri per essere qui – spiega Nadio, segretario provinciale marchigiano -. Se sono d’accordo con quanto ha detto il segretario? Certo che sì, su tutta la linea. Se l'Italia ha voglia di risalire e riprendere un po' di vita, non si può fare diversamente. Le industrie della mia regione sono in crisi profonda. Ci sono centinaia di aziende che non riescono più a produrre lavoro. La parolad'ordine del nuovo corso maroniano? Certo, lo slogan "Prima il Nord" va bene, ma io che sono del Centro Italia mi sento di aggiungere, 'purché serva a trainare il resto della penisola'. Alle prossime elezioni politiche dobbiamo andare da soli. Dobbiamo dimostrare a tutti la nostra indipendenza, la nostra forza, le nostre idee. La Lega è cambiata. E in meglio. Dopo la faccenda Belsito, abbiamo dovuto rimboccarci le maniche per far capire che noi eravamo un'altra cosa. Ed è stato difficilissimo”.

Sì, gli ultimi mesi non sono stati facilissimi per chi vota Lega. Lo scandalo Belsito ha lasciato il segno , dicono dal Lingotto. Le premesse per uscire dalla tempesta però, giurano numerosi militanti, ci sono. Ecco il parere di Marco, che dirige un’azienda di rifiuti nel Verbao-Cusio-Ossola, una delle tanti voci dell’imprenditoria colorata di verde che guarda al futuro con ottimismo. “Siamo passati in mezzo a una tempesta. Però abbiamo fatto una pulizia interna notevole, che altri partiti non hanno fatto. Ciò detto, dobbiamo recuperare la credibilità che indubbiamente abbiamo perso. E l'incontro di oggi, l'idea di aprire la Lega a tutti, significa tanto, tantissimo, perché ci permette di confrontarci con tutti. Da oggi si apre una pagina nuova, bene così. Ho visto la sala stampa del Lingotto strapiena, evidentemente anche questo è un passo in avanti rispetto a qualche tempo fa, quando raccoglievamo l'attenzione dei giornalisti con i fucili. Stiamo dimostrando che la Lega è matura. Non potrebbe andare meglio. C'è un'aria diversa perché Maroni ha aperto il dialogo anche all'interno. L'ho sempre detto, Bossi faceva il capo, lui, Maroni, fa il segretario”.

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Dario Pelizzari