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Riforma costituzionale: la battaglia di Renzi per il referendum

Inizia la campagna verso la consultazione elettorale di ottobre. In ballo il futuro del Governo e la credibilità del premier

"Avrà accenti molto duri" la campagna che, in un crescendo, da qui a metà ottobre porterà al referendum confermativo sulla riforma costituzionale. Percio' Matteo Renzi si prepara a schierare un capillare fronte del sì, con un comitato nazionale guidato da "personalità e studiosi" e comitati dal basso, nei territori, sui luoghi di lavoro, nei luoghi di cultura.

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Ma anche il fronte del no è già in moto, tant'è che le opposizioni riunite in un'inedita alleanza tra M5s, FI, Lega e Si, hanno inviato alle presidenze delle Camere una sollecitazione ad attivare le procedure per chiedere la consultazione. E sarà quasi una gara a chi arriva prima, perchè anche il Pd si prepara a raccogliere le firme per il referendum.

I tempi del referendum
Il via scatterà non appena il ddl Boschi sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale. Da quel momento passeranno sei mesi all'apertura, verso metà ottobre, delle urne referendarie.

Ma la consultazione non è automatica: deve essere chiesta da un quinto dei membri di una delle due Camere.

Si entrerà nel vivo la prossima settimana, all'indomani del referendum sulle trivelle (che pero', secondo i sondaggi, non dovrebbe raggiungere il quorum). Ma già mercoledì sera si è tenuta una prima riunione operativa per avviare i Comitati per il sì.

Il presidente emerito Giorgio Napolitano ha fatto sapere che non aderirà formalmente, anche se non farà mancare il suo sostegno alle ragioni del sì. Sono stati invece avviati i contatti con "personalità e studiosi", a partire da alcuni costituzionalisti che già facevano parte del gruppo dei saggi che al Quirinale lavorarono a una prima proposta e che hanno sostenuto il ddl Boschi.

E poi l'idea è coinvolgere tanta società civile, mobilitando ("modello Leopolda", dice un parlamentare) chi non è militante del Pd ma, anche per il futuro, è disposto a sostenere le ragioni delle riforme. "Ci sarà anche la possibilità - annuncia Renzi - per almeno dieci cittadini di riunirsi assieme e di fare un comitato spontaneo sia su base territoriale che sui luoghi di lavoro o nelle realtà culturali: grande occasione per avvicinarsi alla politica e valorizzare la partecipazione".

"La posta in gioco" è alta, ricorda Renzi nella sua newsletter: se vince il no cade il governo e il premier è pronto a considerare chiusa la sua carriera politica. Perciò gli oppositori riuniti nella "Santa alleanza" del no, scommette Renzi, alzeranno tantissimo i toni contro di lui. Ma troveranno risposte "chiare ed efficaci".

A partire da "quanto di buono" c'è in un testo che "non sarà perfetto ma è davvero buono" e rappresenta un passaggio "storico". La minoranza interna al Pd pero' non intende mollare sulle richieste avanzate subito dopo il voto della Camera: una legge elettorale per il futuro Senato che garantisca l'elezione diretta dei senatori-consiglieri regionali e una revisione dell'Italicum. A quest'ultima Renzi ha già detto di no. Ma dopo il referendum sulle trivelle la sinistra Dem e' pronta a insistere, mettendo sul tavolo il suo sostegno al si' (ANSA)

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