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Niente arresti domiciliari per Lele Mora

di Annalisa Chirico Lele Mora deve restare in carcere. Il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai difensori. Non si conoscono ancora le motivazioni; da quanto si apprende, sarebbe stato addotto il pericolo di fuga. L’agente …Leggi tutto

Il Manager dei Vip deve restare in carcere (Credits: Virginia Farneti / LaPresse)

Il Manager dei Vip deve restare in carcere (Credits: Virginia Farneti / LaPresse)

di Annalisa Chirico
Lele Mora deve restare in carcere. Il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai difensori. Non si conoscono ancora le motivazioni; da quanto si apprende, sarebbe stato addotto il pericolo di fuga.

L’agente dei vip in attesa di giudizio – perché, come abbiamo già ricordato, nei suoi confronti non vi è una sentenza di condanna esecutiva, ma un’ordinanza di custodia cautelare – deve restare dietro le sbarre. Non importa che sia in una condizione di estrema prostrazione fisica e psicologica, che abbia perso 35 chili, che riesca a malapena a stare sulle proprie gambe, che sia sotto una pesante terapia farmacologica dopo un ricovero ospedaliero di due settimane.

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Non importa neppure che il 30 dicembre abbia tentato di togliersi la vita; non importa neppure se con una nota del 12 dicembre i difensori avessero motivato la richiesta di scarcerazione ravvisando nel detenuto “alcune affermazioni o atteggiamenti a chiara vocazione autolesiva”, né contano le visite mediche del 3 e del 29 dicembre, in seguito alle quali i periti evidenziano il “progressivo peggioramento delle condizioni di salute” e la necessità di sottrarlo dalla “situazione pericolosa venutasi a creare”.

Mora è “irriconoscibile”, ha dichiarato ieri il parlamentare Alfonso Papa al termine della visita presso il Carcere di Opera (Insieme a lui c’ero anche io). “Ancora meno comprensibile è il motivo per cui Mora è in regime di isolamento dal 20 giugno, in una condizione di solitudine che rende lo stato di detenzione ancora più afflittivo, una pena nella pena”.

Il parlamentare PdL Alfonso Papa dopo la visita al Carcere di Opera (Credits: ANSA/ GIUSEPPE ARESU)

Il parlamentare PdL Alfonso Papa dopo la visita al Carcere di Opera (Credits: ANSA/ GIUSEPPE ARESU)

E dire che qui di pene non ce n’è neppure una, dato che Mora è in attesa di giudizio, come il 42% della popolazione carceraria italiana, ristretta in celle grondanti di corpi umani; un esercito di presunti innocenti sottoposti a una tortura legalizzata. Contro questa barbarie di Stato i Radicali invocano l’amnistia, innanzitutto l’amnistia per la Repubblica, e il deputato Papa è con loro.

“Le condizioni di Mora mi preoccupano molto, – dichiara il parlamentare PDL appena uscito da un’intricta vicenbda giudiziaria e carceraria – così come quelle dei detenuti, che stamattina ho ritrovato a San Vittore ristretti in 6 in celle di appena dieci metri quadri”.

A San Vittore, dove le celle sono cubicoli immondi con il bagno alla turca in un angolo e il fornello attaccato, sono stipate 1483 persone dove potrebbero starne al massimo 600. Soltanto 290 reclusi scontano una pena definitiva. I detenuti, che ci vedono attraverso le sbarre delle celle, domandano: “La fanno l’amnistia?”.

La depressione di Mora comincia nel 2008, in seguito al disastro dell’inchiesta show “Vallettopoli”. Mora viene prosciolto, ma da allora gli affari cominciano ad andar male. Tre mesi a letto, poi la malattia della figlia e la scomparsa di due persone a lui care. La sua carriera, gli artisti che con lui sono nati e cresciuti, il “rabdomante” dei talenti ringrazia gli agenti di polizia penitenziaria; andrebbero pagati di più, dice. “Mora – dichiara l’onorevole Papa – mi ha parlato della vicinanza e dell’affetto nei suoi confronti della famiglia e degli amici più cari. Tra questi ha citato espressamente il Presidente Silvio Berlusconi”. Mora legge, scrive e prega. Cattolico credente, mussoliniano non fascista, così si definisce. Oggi lui resta in carcere. “Il tempo non tradisce”, ci saluta. Speriamo che lui non tradisca il tempo.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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