Il socialismo municipale è l’unico bene pubblico per gli antiliberisti
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Il socialismo municipale è l’unico bene pubblico per gli antiliberisti

Vi ricordate il referendum contro la cosiddetta “privatizzazione” dell’acqua? In realtà, l’intento di chi voleva “privatizzare” l’acqua, come dicevano i referendari mistificando la realtà, era quello di imporre una regola ferrea, di origine comunitaria, in base alla quale la gestione …Leggi tutto

Vi ricordate il referendum contro la cosiddetta “privatizzazione” dell’acqua? In realtà, l’intento di chi voleva “privatizzare” l’acqua, come dicevano i referendari mistificando la realtà, era quello di imporre una regola ferrea, di origine comunitaria, in base alla quale la gestione del servizio idrico (tubi, fognature, depuratori) va affidata al vincitore di una gara pubblica e trasparente, non al parente del politico o al trombato delle ultime elezioni comunali. Sappiamo tutti che quel referendum ha raggiunto il quorum, cosa che non succedeva dal 1995, sancendo così il NO alla fantomatica “privatizzazione” dell’acqua. Ha vinto la disinformazione e un’atavica diffidenza verso il mercato. Adesso però emergono alcune complicazioni: da una parte gli obblighi comunitari, dall’altra una rete idrica ormai al collasso con perdite per oltre il 38% e un bisogno cruciale di investimenti per almeno 65 miliardi, ben al di fuori della portata del padrone pubblico. L’Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione, fondato nel 2004 da Sabino Cassese, ha realizzato uno studio che certifica il regime di “socialismo municipale” nei Comuni italiani. Non lo chiama così, ma questo è l’esercito delle partecipate, del sottobosco di potere locale dove a farla da padrone sono i partiti e gli amici dei partiti. Le società municipalizzate che gestiscono risorse pubbliche e parapubbliche danno lavoro a 300mila dipendenti (leggete pure “elettori”), fatturano 43 miliardi di euro e oltre un terzo di esse sono in perdita. Il più delle volte la gestione dei servizi la ottengono grazie all’affidamento in house, cioè senza gara. Sono prescelti o predestinati, come più vi aggrada. Il risultato a valle è che a gestire il servizio non è il migliore ma il più vicino (e gradito) alla politica, e le nostre tasse servono a foraggiare un sistema intrinsecamente corrotto e anticoncorrenziale. Ecco, il socialismo municipale è tutto questo, l’unico bene pubblico che stiamo effettivamente preservando grazie alla rigorosa difesa del potere discrezionale dei partiti, mentre l’acqua si perde nei mille rivoli di una rete colabrodo così cara agli antiliberisti. Beati coloro che non sanno quel che fanno.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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