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Il Cnr è un carrozzone oppure no? Parla l’ex presidente Maiani

di Annalisa Chirico Il Consiglio nazionale delle ricerche è un’immensa “sprecopoli” oppure no? Lo abbiamo chiesto al fisico Luciano Maiani, che ha presieduto il Cnr fino allo scorso anno, quando poi al suo posto è arrivato l’attuale Ministro dell’Istruzione …Leggi tutto

Luciano Maiani, ex presidente Cnr

Luciano Maiani, ex presidente Cnr

di Annalisa Chirico

Il Consiglio nazionale delle ricerche è un’immensa “sprecopoli” oppure no? Lo abbiamo chiesto al fisico Luciano Maiani, che ha presieduto il Cnr fino allo scorso anno, quando poi al suo posto è arrivato l’attuale Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo (in seguito autosospesosi).
Il Cnr è il principale ente pubblico nel campo della ricerca scientifica e tecnologica. Il 5 dicembre scorso la Corte dei Conti licenzia un rapporto relativo al biennio 2009-10. Sulla base dei dati 7 euro su 10 sarebbero spesi in burocrazia. Maiani, che è stato recentemente nominato dal Governo Presidente della Commissione nazionale “Grandi Rischi”, risponde alle nostre domande.

Stando al rapporto della Corte dei Conti si direbbe che il Cnr è l’ennesimo carrozzone pubblico.
Assolutamente no.
Lei comprenderà che in tempi di austerity si fa un gran parlare di tagli e sprechi, e poi si scopre che solo il 31% delle spese del CNR sono destinate alle strutture scientifiche. Per il resto burocrazia.
Il dato del 31% viene fuori da una lettura superficiale del rapporto della Corte dei Conti. In questo rapporto gli stipendi degli addetti alla ricerca che stanno negli istituti del CNR così come le spese delle infrastrutture scientifiche, dagli affitti dei locali alle spese per le navi di ricerca, sono messe in carico all’Amministrazione Centrale.

E non dovrebbe essere così?
L’Amministrazione Centrale è il veicolo (ma solo il veicolo) attraverso il quale queste risorse sono incanalate verso gli operatori della ricerca. Se si aggiungono solo gli stipendi del personale della rete scientifica, la frazione di spesa dedicata alla ricerca supera agevolmente il 75% del bilancio.

Dal rapporto della magistratura contabile emerge inoltre un “esubero” di posti dirigenziali rispetto agli uffici effettivi. I posti si potrebbero tagliare del 20%, si dice. Non sarebbe un bel segnale di responsabilità snellire e razionalizzare l’organico?
Anche qui sono state tratte conclusioni da una lettura superficiale. Sotto la mia presidenza le posizioni dirigenziali sono state diminuite da 36 a 25 e lo Statuto approvato nel 2011 prevede una ulteriore riduzione a 16. La critica di aver “compensato” la riduzione con la creazione di 9 “strutture ordinamentali di particolare rilievo”, peraltro previste dal Contratto Nazionale Collettivo di Lavoro, non sussiste perché le posizioni di questo tipo realmente attivate sono state solo 3 (di cui 1 richiesta dalla legge Brunetta). Voglio aggiungere che lo Statuto, oltre che una riduzione degli uffici dirigenziali, richiede la riduzione dei dipartimenti del CNR dagli attuali 11 ad un numero massimo di 7, riducendo ulteriormente il peso dell’organizzazione centrale rispetto alla rete scientifica.

Eppure, professore, tra il 2008 e il 2010, periodo che coincide con la sua presidenza, si è registrato un aumento dei compensi pari al 28% (da un totale di 669mila a 860mila euro). È un po’ troppo, non crede?
Le indennità degli organi di governo nel biennio 2009-2010 sono rimaste costanti, tranne un aumento dell’indennità del VicePresidente fissato nel 2009 dal MIUR a seguito di una sentenza del giudice, poi abrogato dallo Statuto nel 2011. Il valore del singolo gettone di presenza è anche rimasto immutato, così come le tariffe per il rimborso delle spese di viaggio.

Ma nel 2010 il CdA è salito da 7 a 13 membri.
Un membro è stato aggiunto per completare il vecchio CdA di otto membri, ai quali si sono uniti cinque esperti del Ministro. In realtà, abbiamo dovuto raddoppiare le riunioni per pervenire alla discussione e alla stesura del nuovo Statuto. Non a caso l’aumento è rientrato dopo la ratifica dello Statuto. Adesso il CdA è costituito da soli cinque membri.

Quindi l’articolo apparso ieri sul Corriere della Sera, a suo avviso, avrebbe dato una lettura superficiale del rapporto della magistratura contabile?
Devo dire che già a maggio lo stesso giornalista, quando si parlava del rinnovo delle cariche, mi sferrò un attacco violento, solo per gettare discredito sulla mia figura.

Dopo il turnover ai vertici del Cnr lei è stato recentemente nominato Presidente della Commissione nazionale “Grandi rischi”.
E anche su questo si sono fatte illazioni. E’ un servizio, che mi onoro di offrire al Paese a titolo gratuito.

Attualmente il Cnr vive una condizione singolare perché il Ministro Profumo, che è subentrato a lei nella carica presidenziale e si è poi autosospeso, si trova di fatto ai vertici del Ministero deputato a controllare e a finanziare il Cnr stesso. Come si esce dallo stallo attuale?
Certamente sarebbe stata auspicabile, con l’approvazione dello Statuto e la nomina dei nuovi vertici, una partenza rapida per la realizzazione dei cambiamenti previsti e il raggiungimento del nuovo regime. Così non è stato, almeno apparentemente, ma è ancora possibile recuperare sulla strada della riorganizzazione e della semplificazione di una struttura che ritengo essenziale per la ricerca in Italia.

Si ventila l’ipotesi di un suo possibile ritorno alla presidenza. Lei accetterebbe?
A questa domanda preferisco non rispondere.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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