Pd. C’è la crisi, ma ci sono le primarie
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Pd. C’è la crisi, ma ci sono le primarie

Alleanze, candidature, strategie: tutti dicono che la priorità è l’economia del Paese, però poi i partiti sono già in piena campagna elettorale. E, fra denunce e social network, sono pronti a usare anche armi improprie.

Bersani segreto: si autosondaggia

Il conto alla rovescia verso il fischio d’inizio delle primarie è cominciato. E l’ultima infornata di sondaggi (riservati, almeno finora) ha strappato a Pier Luigi Bersani un mezzo sorriso. Stando alle rilevazioni, in questo caso elaborate da Swg, e che Panorama ha letto in esclusiva, il segretario del Partito democratico è considerato «un candidato premier affidabile» dal 53 per cento degli elettori del centrosinistra. Una cifra che, se tarata solo sugli elettori del Pd, sale al 69.

Matteo Renzi, molto più popolare del leader democratico tra gli intervistati che si considerano fuori dall’attuale perimetro del centrosinistra, è indietro. La candidatura a Palazzo Chigi del sindaco di Firenze, al momento, viene giudicata positivamente dal 24 per cento degli intervistati di centrosinistra e dal 28 di quelli che dichiarano di votare per il Partito democratico. Numeri a parte, e nell’attesa che entri sulla scena anche il leader di Sel, il governatore pugliese Nichi Vendola, la sfida è molto più aperta di quanto non dicano i sondaggi. «Il nostro obiettivo è aprire entro l’estate 5 mila comitati in sostegno alla proposta alternativa a quella di Bersani» è la tesi di Renzi, che nella Sala rossa del Palazzo dei congressi di Firenze (la stessa in cui nel 2008 annunciò la sua candidatura a sindaco) svolge in questi giorni la convention Big Bang Italia - Obiettivo comune (curiosità all’ingresso i partecipanti sono accolti con un gelato).

Certo è che sia il sindaco di Firenze sia il segretario del Pd sono a caccia di sostenitori eccellenti. «Vedrete, porterò dentro uomini nuovi», ha assicurato Bersani in alcuni colloqui pubblici e privati. Fra quelli che sono riusciti a decrittare fino in fondo le sue parole, ci sono i pochissimi amici a cui il leader dei democratici ha ammesso i suoi contatti sotterranei con Fabrizio Barca. I due si conoscono e si stimano da quando l’attuale ministro della Coesione territoriale si occupava di fondi strutturali all’epoca del governo di Romano Prodi. E recentemente si sarebbero incontrati molte volte. È il segnale che Barca sarà nella futura squadra di Bersani? Forse sì. Forse. Ma comunque è più certa la sua presenza di quella di Elsa Fornero. Finita fuori da ogni gioco, ormai.

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Tommaso Labate